Lo scienziato nucleare iraniano Shahram Amiri si è imbarcato ieri da Washington per fare ritorno in Iran, ma non prima di essere tornato ad accusare gli Usa di averlo rapito e di avere fornito una ricostruzione del suo presunto sequestro, che sarebbe avvenuto nel giugno del 2009 durante un pellegrinaggio in Arabia Saudita. Le autorità americane hanno respinto ogni accusa di rapimento fin da martedì, quando Amiri è riapparso misteriosamente nella sezione d’interessi iraniana presso l’ambasciata pachistana negli Usa. Secondo Washington, lo scienziato è arrivato di sua spontanea volontà negli Stati Uniti e liberamente ha deciso di rientrare nel suo Paese. Una fonte del governo americano, peraltro, ha ammesso ieri per la prima volta che Washington ha ottenuto informazioni utili dallo scienziato negli scorsi 13 mesi. Da parte sua Amiri, in un’intervista rilasciata alla televisione iraniana, ha affermato di essere stato rapito nel giugno dell’anno scorso a Medina da «tre persone, tra cui una donna, che parlavano persiano». Lo scienziato ha detto che i tre sconosciuti gli si sono avvicinati in auto e gli hanno offerto un passaggio. «Mi sembravano normali pellegrini – ha detto ancora – ma quando sono salito in auto mi hanno puntato contro una pistola e mi hanno fatto un’iniezione che mi ha fatto perdere conoscenza». Amiri ha aggiunto di essersi risvegliato solo sull’aereo che lo portava negli Usa.Lo scienziato afferma che i servizi segreti di Israele hanno proposto a Washington di consegnarlo a loro, dicendo che avrebbero potuto «farlo parlare con la forza» o «spargere notizie false sotto suo nome», ma non spiega come è venuto a conoscenza di tutto ciò. Amiri non ha nemmeno spiegato come sarebbe riuscito a realizzare un filmato, poi trasmesso dalla televisione iraniana, in cui affermava di essere tenuto prigioniero negli Usa. In un video successivo diceva di essere riuscito a sfuggire ai suoi carcerieri. Nel frattempo un altro video era stato postato su Internet in cui si vedeva un uomo che si presentava anch’egli come Amiri e diceva di essere arrivato in Usa per sua scelta per motivi di studio.Il vice ministro degli Esteri iraniano per gli Affari legali e consolari, Hassan Qashqavi, ha detto che lo scienziato arriverà a Teheran oggi, via Qatar. Qashqavi ha aggiunto che l’Iran continuerà a seguire la vicenda «per vie legali» e chiederà «un risarcimento per i danni psicologici subiti da Amiri». Il presidente della commissione Esteri del Parlamento iraniano, Alaeddin Borujerdi, ha affermato che le autorità americane hanno «cercato di ottenere informazioni da Amiri», ma quando si sono rese conto che esse erano «limitate» la situazione «è cambiata rapidamente». Secondo il Wall Street Journal, però, le autorità iraniane avrebbero minacciato la famiglia di Amiri per farlo tornare in patria. «La sua famiglia era stata sotto tremenda pressione: minacciavano di uccidere suo figlio», ha detto una fonte, secondo cui Amiri «non ha avuto altra scelta che seguire il copione che gli aveva dato il regime e tornare in Iran».