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Ucraina. Sarà sempre più una guerra dei cieli. L’obiettivo finale è indebolire Mosca

Francesco Palmas sabato 20 maggio 2023

Missili Patriot

Come nella battaglia aerea d’Inghilterra (1940), la guerra nei cieli d’Ucraina è fatta di accelerazioni improvvise. Contraeree, droni, missili e cacciabombardieri duellano senza sosta da giorni, quasi preludessero alle prossime offensive terrestri. Il Davide ucraino risponde ormai colpo su colpo al Golia russo, grazie alle armi occidentali.

Martedì, cruise a lungo raggio, donati a Kiev da Londra, hanno sventrato l’impianto industriale numero 100 e l’Accademia degli affari interni, entrambi basi russe a Lugansk. Le difese dell’Armata rossa hanno fatto cilecca, ingannate da missili-esca che Washington ha dato segretamente a Zelensky. Sempre più spesso, le armi occidentali arrivano di soppiatto, perché i russi stanno setacciando tutto, nelle retrovie del fronte come in profondità. Sono a caccia di basi d’arrivo e di stoccaggio di armi Nato. I raid mordono. Questa settimana sono piovute decine di bombe su Kiev, Khelmnytsky, Pavlovgrad, Kramatorsk, Nikolayev, Odessa, Ternopol e Petropavlovka. Il 649° deposito di munizioni e missili, vanto dell’aeronautica ucraina a Khelmnytsky, non esiste più. Lo componevano 20 hangar e bunker sotterranei, fitti di missili antiradar, razzi anticarro, bombe a guida satellitare e granate all’uranio impoverito anglo-americani.

È stato un raid impressionante, il più potente di tutta la guerra, segno che Mosca non è ancora al tappeto, nonostante le armi sempre più distruttive che doniamo a Kiev. È ora di farsene una ragione: non esistono missili taumaturgici. Non lo sono gli Storm Shadow inglesi, né gli Scalp-eg promessi lunedì da Macron. Il vero obiettivo della coalizione che foraggia Kiev sembra essere quello di prolungare il conflitto il più a lungo possibile e sperare che Mosca imploda. Ecco il senso degli aiuti militari, che fanno anche male. Sabato scorso, è stato un giorno tragico per la Vks. In un colpo solo, l’aeronautica russa ha perso 2 elicotteri pregiati, 1 cacciabombardiere multiruolo e 1 caccia pesante di nuova generazione, tutti abbattuti a Bryansk, in Russia. A fare centro sarebbero stati missili aria-aria statunitensi a lungo raggio, caricati sui MiG-29 polacchi, girati a Kiev a fine aprile. Zelensky ha fretta di vendetta. Ma a volte sbaglia. Negli ultimi tre giorni, i suoi comandi si sono vantati di aver abbattuto 7 missili ipersonici Kinzhal, le «armi invincibili» di Putin. Ma i raid di cui parla Kiev non combaciano con la versione del Cremlino: i Patriot ucraini non avrebbero centrato missili ipersonici russi, ma banali bombe guidate. Lo proverebbero anche le foto dei resti. Martedì, un’altra discrepanza. «Abbiamo abbattuto sei Kinzhal», diceva Kiev, subito contraddetta da Mosca: «Abbiamo usato solo due missili ipersonici e nessuno è stato intercettato».

Funzionari statunitensi citati dalla Reuters hanno confermato che un Patriot è ormai parzialmente fuori uso, colpito da un Kinzhal. Le contraeree americane non sarebbero infallibili come promesso, ma neanche i Kinzhal sono invincibili. Sono missili arcinoti agli occidentali, perché derivati da vettori balistici terrestri che Mosca schiera dalla prima decade del 21° secolo. Si possono intercettare perché rallentano nella fase finale del volo, dando tempo agli antimissili di fare il loro lavoro.

La guerra ipersonica è ancora immatura e infatti i russi stanno lavorando a una nuova generazione di armi iperveloci (alianti Avangard e cruise Zircon), che saranno più problematiche da abbattere. La guerra in Ucraina sembra convenire ai nostri governi anche per questo: alimentarla, indebolisce Mosca a lungo termine, e permette di studiarne le nuove armi, preparando le difese che le contrasteranno domani. Non è un caso che Londra e Parigi accelerino anche sul dossier cacciabombardieri, per provarli in duelli inediti con i jet russi. Solo il cancelliere tedesco frena ancora, lapidario come sempre: «Caccia a Kiev? È già rilevante quello che facciamo». Diceva così anche per i carri armati.

Cambierà idea pure stavolta perché, dall’estate prossima, le scuole di volo franco-britanniche formeranno piloti ucraini a manovrare caccia occidentali. Il progetto è decollato dopo il tour europeo di Zelensky, a inizio settimana. L’obiettivo è avere ucraini in grado di usare jet Nato quando la coalizione dei caccia romperà gli indugi. Zelensky è impaziente, ma dovrà attendere ancora un po’ perché, al momento, nessuno, in Europa e negli Stati Uniti, si sente di infrangere un tabù pericolosissimo. Se non altro, Washington ha permesso ai paesi europei possessori di F-16 di addestrarvi piloti ucraini. Una decisione inattesa, arrivata proprio ieri al G7 di Hiroshima.