Mondo

La testimonianza. L'italiana bloccata al Campus di Wuhan: «Vivo chiusa in camera»

Max Firreri martedì 28 gennaio 2020

Laura Tordo

Guarda la città di Wuhan dalla finestra della sua stanza, al nono piano di una palazzina piena di universitari. Guarda una città deserta, diversa da quella che ha conosciuto il 10 settembre dello scorso anno, quando è arrivata dalla Sicilia per un master post-laurea. Laura Turdo, 26 anni, originaria di Castelvetrano, in provincia di Trapani, si è laureata in Lingue e Culture Straniere, inglese e cinese all’Università di Macerata ed è l’unica siciliana presente al Campus universitario CCNU di Wuhan, in Cina.

Come sta vivendo questi giorni difficili nella città?
Con tensione e preoccupazione ma anche con tanta prudenza nel fare ogni cosa. Sono arrivata a Wuhan qualche mese addietro per perfezionare la lingua cinese, grazie a una borsa di studio universitaria, ottenuta tramite l’i- stituto Confucio di Macerata.

Come trascorre le giornate?
Sto da sola nella mia stanza che, sino a qualche settimana addietro, condividevo con una collega russa; poi lei è andata via a trovare il suo ragazzo e non è più tornata. Mi alzo la mattina e il mio primo pensiero è a documentarmi tramite Internet sull’attuale situazione di Wuhan. Da quando si è avuta certezza del primo caso, esco pochissimo. Solo una volta sono andata a fare la spesa, indossando mascherina e guanti. Per precauzione scegliamo carne congelata, evitando i prodotti freschi. Noi studenti siamo soliti andare a pranzo e a cena fuori, ma da quando ci è stato fortemente sconsigliato di uscire e di frequentare posti affollati, ci siamo organizzati per cucinare nel dormitorio.

Quando ha saputo del virus e di cosa stava accadendo a Wuhan?
Le prime notizie sugli effetti del virus le abbiamo prese un po’ sotto gamba. Avevo organizzato un viaggio di pochi giorni in una città qui vicino e la mia coinquilina di stanza, mi ha avvertito di quanto avevano appena reso pubblico, ovvero dei primi casi sospetti del virus. Inizialmente si pensava si trattasse di una nuova ondata della Sars. Ma, al mio ritorno a Wuhan, il 21 gennaio scorso, ho trovato una città cambiata: annullamento degli eventi universitari e rigide regole da seguire all’interno del Campus, dove si stanno evitando momenti di ritrovo tra le persone.

Ha avuto contatti con l’ambasciata italiana a Pechino?
Come tutti gli altri italiani che sono qui (tra di loro sono in contatto tramite gruppi di chat, ndr), anche io ho inviato i miei dati all’ambasciata e coi diplomatici ci teniamo in contatto continuamente. Ci hanno proposto di essere trasferiti, con degli autobus, in una città vicina e metterci in quarantena per due settimane, ma io, insieme ad altri italiani, ci ho rinunciato. Le cose cambiano di ora in ora, dunque non vi è certezza di come si evolverà la situazione anche negli altri municipi tra 14 giorni.

I suoi genitori sono in Sicilia, a Castelvetrano. Anche per loro sono momenti di apprensione…
Sento i miei familiari più volte al giorno e cerco di tranquillizzarli. È una situazione surreale, quindi è chiaro che abbia dei momenti di cedimento ma poi mi calmo. Il panico non è la soluzione.

Lei ha studiato cinese proprio perché ama questo Continente. Dopo la situazione che sta vivendo ha cambiato opinione? No. La Cina è per me un Paese straordinario, proprio per la sua diversità dal punto di vista culturale, linguistico e di pensiero.