Stato Islamico. Il premier libico chiede aiuto all'Italia
Fonti del governo italiano hanno confermato all'agenzia "Askanews" che l'esecutivo sta valutando la richiesta di "aiuti umanitari e nel settore sanitario" fatta dal premier libico Fayez al Sarraj al nostro paese. Potrebbe essere deciso, per esempio, l'invio di addestratori militari per la rimozione di mine disseminate dagli jihadisti del Daesh in alcune aree del Paese, in particolare attorno a Sirte, che hanno già provocato centinaia di morti e migliaia di feriti. E' stato in un'intervista al Corriere della Sera che Fayez al Sarraj ha lanciato un appello all'Italia dicendo che la Libia ha bisogno dell'aiuto del nostro paese "tradizionalmente nostro amico" "nella battaglia contro lo Stato Islamico". Il capo del governo d'unità nazionale del paese nordafricano ha chiesto al nostro paese "qualsiasi aiuto possa dare perchè il Daesh è un nemico difficile, infido, pericoloso per il nostro Paese, ma anche per l`Italia, l`Europa e il mondo intero". L'Italia fornisce già da tempo il proprio contributo per l'assistenza dei feriti in Libia. Medicinali ed equipaggiamento medico sono stati inviati in Libia mentre numerosi feriti, quelli più gravi e bisognosi di cure specifiche, sono stati trasferiti e ricoverati in ospedali italiani. Secondo il quotidiano Repubblica, addestratori militari per lo sminamento sarebbero già in Libia, ma le fonti governative sottolineano che una decisione in tal senso non è stata ancora presa. "Per qualsiasi nuova iniziativa, il governo coinvolgerà il Parlamento", ha detto la fonte. Nell'intervista il premier libico dice che i suoi soldati avevano ottenuto grandi successi negli ultimi periodi contro gli uomini del Califfato "avanzando per centinaia di chilometri". "L’Isis, purtroppo però", dice sempre Fayez al Sarraj," ricorre adesso a tattiche nuove nella difficile guerra urbana per le strade di Sirte. Sono infidi, pericolosi. Per evitare ulteriori perdite tra la popolazione civile locale e i nostri soldati abbiamo quindi deciso di chiedere aiuto alla alleanza internazionale impegnata contro l’Isis in Siria, in Iraq e qui in Libia". Il premier libico spiega che le sue truppe "necessitano di armi più sofisticate per combattere la guerriglia urbana" e che "le richieste agli Stati Uniti sono venute dai comandi libici impegnati sul campo". Secondo Fayez al Sarraj "Comunque i nostri uomini possono fare da soli una volta ottenuto la copertura dall’aria".