Colpo di teatro di Muammar Gheddafi che a sorpresa è apparso in pubblico nella piazza Verde del centro di Tripoli per pronunciare un discorso rivolto ad una imponente folla di sostenitori."Ecco la voce del popolo", ha detto il colonnello salutando la piazza. "Sconfiggeremo i nostri nemici come abbiamo sconfitto il colonialismo italiano". "Abbiamo costretto l'Italia a pagare gli indennizzi per la colonizzazione, voi siete i figli di Omar al-Mukhtar, avete vinto contro l'Italia", ha gridato ancora il leader libico fra le urla della folla. "Guardate, Europa e America! Guardate, terroristi, cosa è capace di fare il popolo libico! - ha aggiunto - È questa la rivoluzione, la vera jihad". "Muammar Gheddafi è in mezzo al suo popolo. Guardatemi, sono fra di voi, ballate, cantate e siate felici", ha concluso il rais lasciando la piazza che nel frattempo ha dato inizio ai festeggiamenti.Il governo libico ha aumentato gli stipendi, alzato i sussidi per il cibo e ordinato indennità speciali per tutte le famiglie. Lo riferisce sempre la televisione di stato.
LE REAZIONI INTERNAZIONALIIl Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha in programma di riunirsi oggi per esaminare una bozza di risoluzione sulla Libia. Il documento, preparata da un fronte di Paesi occidentali - con in prima linea Usa, Francia, Gb, Germania - fa riferimento al "chapter 7" della Carta delle Nazioni Unite, che prevede interventi per "restaurare la pace e la sicurezza internazionale". Lo hanno indicato fonti diplomatiche che hanno partecipato alla messa a punto del testo, che verrà presentato a tutti iPaesi del Consiglio di Sicurezza alla riunione delle 15 a New York (le 21 ora italiana).Le fonti hanno detto che "è una risoluzione basata sul Chapter 7", cioè il documento più vincolante che i Quindici possono approvare. Il settimo capitolo della Carta Onu - richiamato anche durante i dibattiti alle Nazioni Unite prima dell'intervento in Iraq del 2003 - autorizza il Consiglio a "determinare l'esistenza di una minaccia, un attacco alla pace, o un atto di aggressione".Anche il presidente americano
Barack Obama ha parlato coi leader di Francia, Gran Bretagna e Italia per discutere le "possibili opzioni" di fronte alla crisi. Lo riferisce la Casa Bianca.La
Ue sta mettendo a punto un pacchetto di misure, che riguarderà anche l'embargo delle armi e il divieto di vendere equipaggiamenti che possono essere usati dalle forze di sicurezza per reprimere i manifestanti. Sull'embargo totale di vendita delle armi esiste già un codice di condotta europeo che scatta automaticamente e che vieta agli Stati membri di vendere armi in casi di situazioni come quella libica. Le discussioni a livello europeo riguardano anche la possibile l'imposizione di una no-fly zone sopra la Libia, chiesta in particolare da Francia e Gran Bretagna. Ma su questa misura c'è molta prudenza. "Ci sono ancora alcune migliaia di cittadini europei in Libia che devono essere evacuati", rilevano le fonti.Il governo italiano ha già dato il suo ok dopo la richiesta delle autorità britanniche e statunitensi, a
riaprire la base militare di Sigonella agli aerei di quei due paesi. Ad annunciarlo è stato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Il ministro ha spiegato che la base verrà autorizzata dai velivoli militari americani ed inglesi, "come da loro richiesto solo per l'evacuazione dei civili e a scopi prettamente umanitari". "La nostra autorizzazione - ha poi spiegato - è stata già data ed io personalmente ho parlato con il ministro della difesa britannico Fox. Dai due paesi è giunta la soddisfazione per la disponibilità mostrata dal nostro governo".
SI STRINGE IL CERCHIO SU TRIPOLISono iniziati gli scontri a fuoco a Tripoli, le forze di Gheddafi hanno sparato sui manifestanti, provocando morti e feriti. Secondo la tv Al Jazira
Gheddafi controlla soltanto la residenza-caserma di Bab Al-Azizia. Mentre i ribelli hanno preso l'aeroporto internazionale di Maatiqa. Le milizie anti-governative hanno conquistato la città costiera Misurata, situata a meno di 200 km dalla capitale, dopo aver respinto una "violenta" controffensiva. Testimoni hanno riferito poi della presa di Brega, importante porto industriale del Mediterraneo nel Golfo della Sirte.
Uno dei figli di Gheddafi sarebbe da due giorni in Venezuela; si sono dimessi il procuratore generale e uno dei più stretti collaboratori del colonnello, Ahmed Kadhaf Al Dam; si è dimesso, dopo un assalto alla missione diplomatica libica in Francia, anche l'ambasciatore a Parigi. L'ambasciatore al Consiglio per i diritti umani dell'Onu Ibrahim A.E. Aldredi, ha deciso di non essere più leale a Gheddafi. Aldredi ha parlato nella riunione speciale del Consiglio per annunciare che "da oggi il sottoscritto e tutta la missione libica a Ginevra rappresentiamo il popolo libico". Inoltre, si è dimesso il rappresentante libico presso l'Organizzazione delle nazioni Unite per l'alimentazione (Fao).Intanto Saif al Islam, il secondogenito di Muammar Gheddafi, ha detto che "il piano A è di vivere e morire in Libia, il piano B è di vivere e morire in Libia, il piano C è di vivere e morire in Libia". Saif ha anche assicurato che non distruggerà le risorse petrolifere del Paese, promessa fatta anche dai ribelli.
PAESI AFRICANI OFFRONO RIFUGIO AL COLONNELLODiversi paesi africani avrebbero offerto rifugio al leader libico e alla sua famiglia, ma finora il colonnello avrebbe declinato ogni invito. Lo riferiscono fonti diplomatiche occidentali, sottolineando che prende forma l'idea di processare Gheddafi per violazioni della legge internazionale. I paesi che si offrono di ospitare Gheddafi lo farebbero con l'obiettivo di salvare vite in Libia, nella convinzione che le violenze cesseranno prima se il leader libico lascerà il paese, spiegano fonti diplomatiche. Ma, concludono le fonti, se i paesi occidentali dovessero chiedere l'estradizione di Gheddafi per processarlo davanti al Tribunale penale internazionale dell'Aia, la questione diventerebbe molto più complicata.
CARD. SARAH (COR UNUM): PER SALVARE UNO SE NE UCCIDONO TANTI"La violenza non è mai accettabile, in nessuna condizione. Tanto meno quando per salvare un solo uomo se ne uccidono così tanti, come sta accadendo in questi giorni in Libia". Lo afferma il card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Intervistato dall'Osservatore Romano, il porporato guineiano, si domanda quale sia "l'origine vera dei fatti che stanno accadendo oggi" e rilancia "l'appello del Papa affinché finisca in ogni parte del mondo la logica dell'egoismo che genera tanto male".