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LIBIA. Libia, raid alleati a Brega, gli insorti avanzano

martedì 5 aprile 2011
Un attacco aereo delle forze occidentali ha distrutto oggi due veicoli militari delle truppe di Gheddafi nel centro petrolifero di Brega, consentendo ai ribelli di avanzare, mentre gli sforzi diplomatici per porre fine al conflitto vivono una fase di stallo. La battaglia sul campo, che da circa una settimana era concentrata nell'area intorno a Brega, ha visto i raid delle forze occidentali cancellare il vantaggio acquisito dalle forze di Gheddafi.Né i ribelli né le potenze occidentali accetteranno l'offerta del governo libico di elezioni libere e di una nuova Costituzione, fatta salva la permanenza di Gheddafi al potere. Ma dopo una serie di rapide avanzate dei ribelli, seguite da altrettante lunghe ritirate, i rivoltosi sono riusciti quantomeno a portare le loro truppe meglio organizzate a Brega, tenendo i volontari disorganizzati lontani dal campo di battaglia. ESPORTAZIONI PETROLIFERE PER I RIBELLII ribelli libici sperano di realizzare oggi la loro prima esportazione petrolifera, con la speranza di dare nuova linfa alle casse della Libia orientale, svuotate dalla rivolta contro Muammar Gheddafi. La petroliera Equator, che può trasportare un milione di barili di greggio, deve arrivare infatti nel porto di Marsa el Hariga, nella parte orientale del Paese, secondo quanto mostrato ieri dai dati del satelliteLa coalizione ribelle ha reso noto che il Qatar ha dato il via libera al commercio di petrolio dai giacimenti della Libia orientale, che non sono più sotto il controllo di Gheddafi, dopo che il piccolo stato del Golfo ha riconosciuto il consiglio rivoluzionario di Bengasi come governo legittimo del Paese.L'Italia, che pure è un importante investitore per quanto riguarda il petrolio libico, ha garantito ieri il suo appoggio ai ribelli, non escludendo di consegnare armi ai rivoltosi e invocando l'immediato addio di Gheddafi e della sua famiglia alla Libia.Una prima esportazione di petrolio, del valore di oltre 100 milioni di dollari, servirebbe al consiglio dei ribelli per pagare gli stipendi e per far crescere a livello pubblico l'immagine del consiglio come governo credibile della Libia, dopo che le forze occidentali hanno mostrato il loro appoggio con i raid aerei contro le forze di Gheddafi.TURCHIA: NESSUNA SVOLTA DIPLOMATICAGli sforzi diplomatici per porre fine al conflitto sembrano essere ad un punto morto. Il portavoce del governo Mussa Ibrahim ha detto che la Libia è pronta per una "soluzione politica" con le potenze mondiali. "Possiamo avere qualsiasi sistema politico, sostenere qualsiasi cambiamento: costituzione, elezioni, tutto. Ma il leader (Gheddafi ndr) deve portare avanti (queste riforme)", ha detto ai giornalisti Mussa Ibrahim quando gli è stato chiesto delle trattative con gli altri paesi.Il vice-ministro degli Esteri Abdelati Obeidi ha concluso il suo viaggio tra Grecia, Turchia e Malta per fare chiarezza sulle posizioni del governo ma non c'è stata alcuna svolta. "Le posizioni di entrambe le parti sono rigide", ha detto un funzionario del ministero degli Esteri turco dopo la visita di Obeidi. "Una parte, l'opposizione, insiste che Gheddafi deve andarsene. L'altra insiste per la permanenza di Ghedadfi, per cui ancora non c'è stata alcuna svolta". Il primo ministro maltese Lawrence Gonzi ha detto all'inviato libico che Gheddafi e la sua famiglia devono abbandonare il potere. Gonzi ha anche espresso "disgusto" per quanto sta avvenendo a Misurata, accerchiata dalle forze governative.Gli sfollati da Misurata hanno descritto la città come un "inferno" e hanno detto che le truppe di Gheddafi stanno utilizzando carri armati e cecchini contro i residenti, riempiendo le strade di cadaveri e gli ospedali di feriti. Misurata, terza città della Libia, si è sollevata insieme ad altre località a metà febbraio contro Gheddafi, ma ora è circondata dalle truppe governative, dopo che la repressione violenta ha messo fine alle proteste nella maggior parte dell'ovest.Il Dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere di aver espresso le proprie preoccupazioni ai ribelli libici in merito alla possibilità che gruppi islamici acquistino armi nella Libia orientale, dove la coalizione ribelle sta combattendo le forze di Gheddafi.