L'Italia è pronta ad una missione
militare di supporto in Libia, nel momento in cui le autorità
libiche dovessero avanzare la richiesta. Sarà un
contingente con
numeri bassi, con il compito essenzialmente di
addestrare le
forze locali e
sorvegliare siti sensibili come ambasciate e
palazzi istituzionali. Gli scenari sono stati discussi nel
pomeriggio al Quirinale, nella riunione del
Consiglio supremo di
Difesa, presieduto dal capo dello Stato,
Sergio Mattarella.
L'organismo, si legge nella nota finale, ha "attentamente
valutata la situazione in Libia, con riferimento sia al
travagliato percorso di formazione del Governo di accordo
nazionale sia alle predisposizioni per una eventuale missione
militare di supporto su richiesta delle autorità libiche". La
posizione italiana, dunque, non cambia, come ha spiegato il
ministro della Difesa,
Roberta Pinotti. "La Libia - ha
sottolineato - può essere
stabilizzata solo con l'intervento
delle forze locali. Un intervento militare di occupazione del
paese sarebbe impensabile".
L'attesa è dunque per le
faticose trattative che dovrebbero
portare alla formazione del
Governo di accordo nazionale, sul
quale l'Italia continua a scommettere. Lunedì il
Parlamento di
Tobruk dovrebbe pronunciarsi. Se ci sarà l'ok e l'esecutivo di
unità nazionale si insedierà, partirà la richiesta di assistenza
alla comunità internazionale cui risponderà anche l'Italia. Il
numero di militari di vari Paesi ipotizzato è sui 5mila ma su
questo niente è stato ancora deciso. Il contingente
internazionale non dovrà essere vissuto dai libici come 'forza
di occupazionè e per questo i militari agiranno insieme alle
forze di sicurezza locali.
L'altro fronte aperto in Libia è quello del contrasto
al
Daesh (Isis), diventato una priorità. E su questo la comunità
internazionale viaggia in ordine sparso, con gli
Stati Uniti che
fanno raid aerei e le
forze speciali francesi che agiscono da
tempo dell'Est del Paese. Il ministro Pinotti non ha nascosto il
suo
disappunto. "Non commento le vicende che riguardano un altro
paese - ha detto - ma in passato accelerazioni unilaterali non
hanno aiutato la Libia. Nelle riunioni ufficiali - ha aggiunto -
il ministro francese ha sempre riconosciuto all'Italia il ruolo
di coordinamento per quanto riguarda la situazione in Libia".
Anche su questo versante Roma attende la richiesta di aiuto dei
libici ed anche un'indicazione da parte dell'Onu. L'Italia è
comunque pronta a tutti gli scenari, anche in caso di
accelerazioni improvvise, con la cautela però di non prestare il
fianco a possibili ritorsioni terroristiche che la vedrebbero in
prima linea.
Ma non c'è solo la Libia a preoccupare. Il Consiglio Supremo
ha esaminato anche gli sviluppi in
Siria e
Iraq, dove saranno
presto inviati rinforzi:
130 militari ad Erbil con il compito di
recuperare i feriti e circa
500 a protezione dei lavori della
ristrutturazione della diga di Mosul.
È stato poi analizzato con preoccupazione l'andamento dei
flussi migratori nell'area balcanica. Ad allarmare sono le
possibili infiltrazioni terroristiche, visto che nei Paesi
balcanici (dal
Kosovo all'
Albania, alla
Macedonia) sono
segnalati covi jihadisti. La vigilanza è dunque alta alle
frontiere del Nord-Est, dove potrebbero essere inviati ulteriori
rinforzi di polizia. Nella riunione è stato registrato anche il
fatto che il decreto missioni è da tempo scaduto e dunque serve
al più presto approvare il nuovo provvedimento di
rifinanziamento.
In serata poi il premier
Matteo Renzi ha avuto una
conversazione telefonica con il presidente americano
Barack
Obama. Sicuramente si sarà parlato anche delle aree di crisi e
della strutturazione degli interventi anti-Daesh (Isis). Confermata la
storica amicizia e strettissima collaborazione tra Italia e
Stati Uniti.