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LIBIA - LA DIRETTA. Tripoli: aerei contro la folla Bruciano i palazzi del potere

lunedì 21 febbraio 2011
Ore 19.43 - Sarkozy condanna «l'uso inaccettabile della forza»Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha condannato «l'uso inaccettabile della forza» inLibia e ha sollecitato il Paese nordafricano a mettere «immediatamente fine» alle violenze. In un comunicato Sarkozy ha anche sollecitato le autorità libiche a «trovare una soluzione politica per rispondere alle aspirazioni di libertà e democrazia della gente». Ore 19.38 - Piloti atterrati a Malta rifiutano di bombardare la folla e chiedono asiloHanno ricevuto l'ordine di bombardare i manifestanti a Bengasi e a quel punto hanno deciso di fuggire. È il racconto fatto al loro arrivo a Malta da parte dei due colonnelli dell'aeronautica libica fuggiti con due Mirage, secondo quanto hanno riferito fonti governative e militari. I due ufficiali hanno chiesto asilo politico e stanno fornendo informazioni riservate sulle attività militari in corso in Libia, che vengono messe a disposizione di tutti i Paesi dell'Unione europea .Ore 19.20 - Procedure di rimpatrio per i dipendenti italiani Impregilo ha attivato le procedure per rimpatriare i dipendenti italiani, e i loro familiari, basati in Libia. Lo si apprende da fonti della compagnia. Si tratta di una cinquantina di persone, in parte a Tripoli e in parte a Misurata. La decisione è stata presa dopo che, nel corso del fine settimana, i disordini si sono estesi da Bengasi, Bayda e Tobruk alle città dell'ovest, inclusa la capitale. Il rimpatrio dei dipendenti dell'Impregilo, che lavora in Libia da oltre 30 anni, è condotto d'intesa con l'unità di crisi attivata dalla Farnesina. Per ora non si prevede un ponte aereo per l'evacuazione e l'indicazione della Farnesina ai 1.500 connazionali che vivono "stabilmente" nel Paese è di partire con voli commerciali. Voli che Alitalia ha "potenziato", aumentando la capacità mentre una "squadra" dell'unità di crisi è pronta a partire per Tripoli per dare sostegno e assistenza. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, da Bruxelles, ha affermato che l'Italia è pronta, «ove occorra, con piani di tutela nazionale dei nostri cittadini» a fare fronte a una situazione che «è in evoluzione». «Abbiamo già portato in patria parte del personale di Eni e di Finmeccanica», ha riferito Frattini. C'è inoltre l'idea «che l'Italia possa usare corridoi umanitari per portare interventi di emergenza. Questa è una posizione condivisa», ha aggiunto. Ore 19.18 - Al Jazira, si dimettono ambasciatori libiciGli ambasciatori libici in Cina, Gran Bretagna, Indonesia, Polonia, India e presso la Lega Araba si sono dimessi dalle loro funzioni. Lo riferisce la tv satellitare Al Jazira. Nove membri dell'ambasciata libica a Londra hanno lasciato l'edificio e si sono uniti alle proteste in strada. Lo riporta la Bbc.Ore 18.14 - Vice-ambasciatore libico all'Onu invoca intervento internazionaleIl vice-ambasciatore libico all'Onu ha invocato un intervento internazionale contro quello che ha definito «un genocidio» perpetrato dal regime di Tripoli e ha chiesto che venga istituita una no fly zone su Tripoli. Lo riferisce la Bbc nel suo sito internet. Secondo l'emittente britannica l'intera delegazione libica presso le Nazioni Unite ha chiesto un'azione internazionale.Ore 18.09 - Allerta in tutte le basi aeree italiane«In tutte le basi aeree italiane il livello di allarme sarebbe massimo in relazione alla crisi libica»: è quanto apprende l'Ansa da qualificate fonti parlamentari. Secondo le stesse fonti, una consistente quota di elicotteri dell'Aeronautica militare e della Marina militare in queste ore avrebbe ricevuto l'ordine di spostarsi verso il sud.Ore 17.50 - Ban ki-moon chiama Gheddafi: «Basta violenze»Il segretario generale dell'Onu,  Ban Ki-moon, ha parlato oggi, a lungo, con il leader libico, Muammar Gheddafi, chiedendogli di cessare ogni violenza. Lo si legge in una nota diffusa dalle Nazioni Unite. Il documento non precisa se il colonnello si trovi ancora in Libia.Ore 17.30 - L'Ue e Frattini condannano la violenzaL'Italia, insieme all'Unione europea, condanna la violenza e la repressione in Libia «senza se e senza ma». Lo ha detto il ministro degli esteri Franco Frattini. L'Unione europea «condanna» la repressione delle manifestazioni in Libia e chiede la «cessazione immediata» dell'uso della forza. Lo chiedono i 27 ministri degli Esteri Ue in una dichiarazione comune adottata oggi nella quale si chiede anche «a tutte le parti» di astenersi da ogni forma di violenza.Ore 16 - Obama valuta "azioni appropriate"Barack Obama sta valutando "azioni appropriate" nei confronti della Libia. Lo ha annunciato una fonte dell'amministrazione americana che ha chiesto al regime di Muammar Gheddafi di non usare la forza contro i manifestanti anti-governativi. "Chiederemo chiarimenti al governo libico. Continueremo a sollevare la necessità di evitare il ricorso alla violenza contro i manifestanti pacifici e a invocare il rispetto dei diritti universali", ha spiegato la fonte.Ore 15.40 - Migliaia in piazza a Tripoli Un testimone riferisce che migliaia di persone si stanno radunando sulla Piazza Verde a Tripoli. "In queste ore migliaia di cittadini starebbero affollando Piazza Verde, la ex Piazza Italia", ha riferito il testimone, che ha chiesto di rimanere anonimo.Ore 15.20 - Si dimette il ministro della GiustiziaIl ministro della Giustizia libico si è dimesso in segno di protesta "per l'eccessivo uso di violenza contro le manifestazioni". Lo riferisce il quotidiano libico Qurina.Ore 14 - La Fidh: diverse città in mano agli insortiDiverse città della Libia, tra cui Bengasi e Sirte, sono finite nelle mani dei manifestanti dopo le defezioni nell'esercito: è quanto ha annunciato la Federazione internazionale per i diritti dell'Uomo (Fidh).Ore 13.50 - Voci di golpe contro GheddafiFonti libiche hanno fatto sapere alla tv satellitare Al Jazira che all'interno dell'esercito vi sarebbero grandi tensioni, al punto da poter prevedere che il capo di stato maggiore aggiunto, El Mahdi El Arabi, possa dirigere un colpo di stato militare contro il colonnello Gheddafi.Ore 12.30 - Tarhouna, in Tripolitania, è caduta in mano ai manifestanti La città di Tarhouna, in Tripolitania, è caduta in mano ai manifestanti, secondo quanto afferma la tv satellitare al Jazira citando un attivista libico, Khaled al Tarhouni. Sempre secondo la stessa fonte tutte le Forze dell'ordine si sarebbero unite ai ribelli in numerose città.Ore 12.20 - Il vicario apostolico di Tripoli: la comunità cattolica non colpita"Dal luogo nel quale mi trovo non constato niente, la città è silenziosa ed è ferma. Non c'è niente che faccia pensare agli scontri, anche se ho avuto notizie di scontri e saccheggi avvenuti nella notte. La comunità cattolica non ha incontrato finora particolari difficoltà". È quanto riferisce sulla situazione in Libia mons. Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. Molti fedeli si recano nelle nostre chiese per implorare la pace. Le due chiese, di Tripoli e di Bengasi, non hanno subito alcuna offesa", dice il vescovo all'agenzia vaticana Fides.Ore 11.20 - Gheddafi non è fuggito, si trova nel Paesell leader libico Muammar Gheddafi è ancora nel Paese e non si è rifugiato in Venezuela. Lo hanno detto fonti libiche alla tv al Arabiya, smentendo voci diffusesi in nottata.Ore 11.10 - 61 morti a TripoliSi contano 61 morti oggi a Tripoli: lo afferma la tv satellitare Al Jazira, citando fonti mediche nella capitale libica. Ore 11 - Le forze dell'ordine partecipano ai saccheggiLa tv satellitare al Jazira riferisce che a Tripoli forze dell'ordine si sono date a saccheggi di uffici e banche e che tutte le città della zona a sud della capitale, Jebal Nafusa, sono i mano ai ribelli.Ore 10.50 - Le tribù del Sud si schierano con i rivoltosi"La maggior parte delle tribù del sud della Libia è passata dalla parte dei manifestanti". È quanto ha reso noto un esponente delle tribù del sud del paese nord africano, Ahned Omar, alla tv araba 'al-Jazeerà. "I capi tribù del sud si sono schierati contro Muammar Gheddafi - ha affermato - e ora il colonnello non potrà contare sulla loro protezione".Ore 10 - La Ue pensa all'evacuazione dei suoi cittadiniL'Unione europea sta considerando di evacuare i suoi cittadini dalla Libia, in particolare dalla città di Bengasi. Lo ha riferito il ministro spagnolo degli Esteri Trinidad Jimenez, al suo arrivo al Consiglio esteri della Ue.Ore 9.50 - Il ministro Frattini preocupato per una Libia divisa a metàIl ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso grande preoccupazione "per il fatto che si stanno affermando ipotesi come quelle di emirati islamici nell'est della Libia". "A poche decine di chilometri dall'Europa questo costituirebbe un fattore di grande pericolosità", ha detto il ministro. "Sono molto preoccupato per una Libia divisa a metà, tra Tripoli e la Cirenaica", ha ribadito Frattini.Ore 9.30 - Saccheggiata una tv a Tripoli, edifici pubblici in fiammeLa sede di una tv a Tripoli è stata saccheggiata e nella capitale libica alcuni edifici pubblici sono stati dati alle fiamme. Lo riferiscono testimoni. Incendiato il Palazzo del Popolo, uno dei principali edifici del governo libico.Ore 8.30 Human Rights Watch: 233 mortiSarebbero 233 le persone che hanno perso la vita durante le rivolte divampate in Libia contro il regime di Gheddafi dal 17 febbraio scorso. Di queste, 60 sarebbero morte ieri a Bengasi. È il bilancio aggiornato dall'ong Human Rights Watch.IL DISCORSO DI GHEDDAFI JUNIOR ALLA TVLa Libia è vittima di un complotto esterno, corre il rischio di una guerra civile, di essere divisa in diversi emirati islamici, di perdere il petrolio che assicura unità e benessere al Paese, di tornare preda del colonialismo occidentale. Così si è espresso in nottata, mentre circolano voci incontrollate di una possibile fuga del rais Gheddafi, il figlio di quest'ultimo, Seif al-Islam, che, mentre i disordini arrivano a Tripoli e per le strade della capitale si spara, in un discorso alla tv alla nazione ha promesso al Paese riforme, una nuova Costituzione, e posto due opzioni: "Siamo a un bivio: o usiamo i nostri cervelli, stiamo uniti e facciamo le riforme insieme, altrimenti dimentichiamoci delle riforme e per decenni avremmo la guerra in casa". E ha assicurato che il padre-rais "dirige la battaglia a Tripoli" e che "vinceremo" contro il nemico e "non cederemo un pollice del territorio libico".Del rais non si hanno più notizia, e mentre si parla di un bilancio di 300 morti, 50 solo nel pomeriggio a Bengasi, e testimoni affermano di udire folle in fermento e spari a Tripoli, alcuni capi tribali abbandonano il regime, invitano Gheddafi a "lasciare il Paese" e anche il rappresentante libico alla Lega Araba annuncia che lascia l'incarico per "unirsi alla rivoluzione".In questo contesto Seif al-Islam, voce "riformista" e 'illuminatà del regime, ha detto, parlando apparentemente a braccio e in dialetto libico direttamente al suo popolo, che la Libia "non è la Tunisia e non è l'Egitto". Ha parlato di "giusta rabbia della gente" a Bengasi e in altre città per le persone che sono rimaste uccise, ha ammesso che "sono stati commessi degli errori", con l'esercito che "non era preparato" a una simile situazione e si è fatto cogliere dalla tensione. Anche se, ha detto, i media hanno "esagerato" il numero di morti. Ma la direzione della rivolta, ha detto a chiare lettere, viene da fuori: "C'è un complotto contro la Libia", diretto da gente, anche "fratelli arabi", che "vi usano", "standosene comodamente seduti a Londra o a Manchester". "Milioni di sterline sono state investite" in questo complotto, che però è mosso da poche centinaia di elementi, "che non esprimono il popolo libico". Il secondogenito di Gheddafi ha detto che sono state attaccate caserme, aperte prigioni, rubate armi pesanti, che dei "civili" guidano perfino "carri armati". Se tutti i libici si armano ne nascerebbe una "guerra civile" che durerebbe 40 anni. Non ci sarebbero 84 morti ma "migliaia"; il Paese verrebbe diviso in "staterelli" ed "emirati islamici", sarebbe un "bagno di sangue", ci vorrebbero visti da uno staterello all'altro, "come in Corea". E i libici, ha evocato Seif al-Islam, perderebbero il petrolio, che è "ciò che li tiene insieme", ne fa un Paese, e con esso le scuole, gli ospedali, il benessere. "Se ci separiamo - ha dichiarato - chi farà la riforma? Chi spenderà per i nostri figli, per la loro salute, la loro istruzione?". Inoltre, ha domandato, "pensate che il mondo occidentale, permetterebbero di perdere il nostro petrolio, permetterebbero un'emigrazione incontrollata", la formazione di emirati terroristi? Europa e Stati Uniti "tornerebbero a occuparci, a imporre il colonialismo".Quindi la proposta di convocare, entro poche ore, una Assemblea generale del popolo per costruire una "nuova costituzione", fare le riforme per creare insieme "la Libia che sognate". E una minaccia: "L'esercito - ha detto - ora ha il compito di riportare l'ordine con ogni mezzo" e "non è l'esercito egiziano o tunisino" "Distruggeremo la sedizione e non cederemo un pollice del territorio libico". I libici, ha concluso hanno combattuto e vinto contro gli italiani" e "sono capaci di farlo".YEMEN, UN ALTRO MANIFESTANTE UCCISOUn manifestante è stato ucciso oggi ad Aden, in Yemen, da colpi di arma da fuoco esplosi dalleforze di sicurezza. Lo riferiscono fonti ospedaliere. Il decesso porta a 12 il numero di manifestanti uccisi dal 16 febbraio, da quando sono iniziati gli scontri nella città. Secondo quanto riferito da testimoni, membri delle forze di sicurezza a bordo di due veicoli hanno aperto iul fuoco nel quartiere di Khor Maksar, in una zona dove i dimostranti avevano dato fuoco a dei pneumatici per interrompere la circolazione. Cinque i feriti, tra cui una persona poi deceduta in ospedale.BAHREIN, GLI USA SOSTENGONO LE RIFORMERestano tutti in Piazza della Perla, epicentro della contestazione a Manama, le migliaia di manifestanti, in maggioranza sciiti, che in Bahrein dallo scorso 14 febbraio stanno chiedendo con inusuale decisione riforme e cambiamenti strutturali, sull'onda delle rivolte in vari Paesi del Nord Africa. Ciò mentre gli Usa fanno sentire da più fonti la loro preoccupazione e mentre la gara inaugurale del Gran Premio di Formula Uno resta in forse. Ma - anche - mentre l'opposizione si prepara al dialogo, avendo raccolto la solidarietà di vari ordini e categorie professionali.Le azioni di forza per ora appaiono sospese: l'unione generale dei sindacati del Bahrein ha anche annunciato di aver revocato lo sciopero generale. Ora la palla passa alla politica, con i vari gruppi d'opposizione che lavorano a "un documento riassuntivo di tutte le loro richieste" da presentare alla famiglia dell'emiro, dal re al principe ereditario, allo zio primo ministro dall'indipendenza del 1971: i Khalifa che sono sunniti. A loro ieri si è rivolta anche il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, definendo "inaccettabili" le repressioni degli ultimi giorni e chiedendo che le autorità tornino "al più presto" a percorrere la via delle riforme. MAROCCO: CINQUE MORTI NEGLI SCONTRI AL NORDÈ di cinque morti il bilancio degli scontri di ieri oggi ad Al Hoceima, nel nord del Marocco. I cadaveri carbonizzati, ha annunciato il ministro dell'Interno Taib Cherkaoui, sono stati ritrovati all'interno diuna banca che era stata data alle fiamme. I cadaveri non sono stati ancora identificati. Nel corso degli scontri di ieri nella città e in quelle di Marrakech e Larache, ha aggiunto il ministro, ci sonostati 128 feriti, 115 dei quali agenti di polizia. In manette sono finite 120 persone. Il ministro ha attribuito i disordini a dei "provocatori".