Le milizie filo-Daesh in Libia
hanno preso per qualche ora stamane il controllo del quartier
generale della sicurezza a Sabrata, decapitando 12 guardie,
prima di essere respinte. Lo hanno reso noto due funzionari
locali.
Taher al-Gharabili, capo del consiglio militare della
città, ha riferito che i jihadisti sono entrati nel centro della
città mentre i soldati erano impegnati in un'altra operazione.
Hanno ucciso 19 guardie - decapitandone 12 - al quartier
generale della sicurezza, che hanno occupato per circa tre ore.
Questo blitz ha evidenziato
l'aggressività e l'imprevedibilità delle milizie filo-Daesh in
questa città strategica nell'ovest del Paese, che funge da centro di smistamento
per i migranti in fuga verso l'Europa, dove lo scorso fine settimana i
raid americani hanno ucciso decine di jihadisti, ma anche due
cittadini serbi che erano stati rapiti un anno fa.
"La guerra segreta della Francia in
Libia": secondo informazioni del quotidiano
Le Monde, le forze
speciali transalpine effettuano "operazioni clandestine" per
lottare contro l'espansione dei terroristi del Daesh nel territorio della Libia.
Prosegue l'avanzata dell'esercito libico a Bengasi verso tutte le direzioni della città. Secondo i media locali, le truppe del generale Khalifa Haftar, ex alto ufficiale del regime di Muhammar Gheddafi, avanzano per il terzo giorno consecutivo sia nella zona di alLaithi, sia in quella di Bouatna sia a Sidi Faraj.
Nella
giornata di ieri i soldati hanno attaccato la zona di al Sabri
nel centro cittadino con le armi pesanti in preparazione di un
assalto finale. Si registra inoltre una fuga nelle prime ore di
questa mattina dei miliziani dello Stato islamico dalle loro
postazioni.
Il ministero degli Esteri del governo di salvezza
libico di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità
internazionale, ha condannato le operazioni
militari condotte dal generale Haftar a Bengasi. Il ministro degli
Esteri, Ali Bouzakuk, ha affermato che "queste operazioni non
sono nell'interesse del paese e non portano alla stabilità".
L'inviato dell'Onu per la
Libia, Martin Kobler, ha chiesto "un cessate il fuoco a Bengasi
per porre fine agli scontri e ricostruire la città". In
un'intervista concessa al sito informativo libico "al Wasat",
il diplomatico tedesco ha spiegato che "la priorità è quella
di porre fine ai combattimenti in città per migliorare le
condizioni di vita dei civili, mentre dall'altra parte è
necessario che si stabilisca il governo di riconciliazione
nazionale. La situazione in Libia è pericolosa e non possiamo
aspettare ancora".
Pinotti: l'Italia non è coinvolta. Il raid americano che ha preso di mira
il 19 febbraio un covo del Daesh in Libia "non ha interessato
l'Italia, né logisticamente, né per quanto riguarda il
sorvolo del territorio nazionale". Lo ha assicurato il ministro
della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso del question time alla
Camera, sottolineando che comunque l'Italia è "in stretto
collegamento con gli alleati per iniziative anti-terrorismo".Il ministro ha ricordato che il nostro Paese "è fin
dall'inizio parte della coalizione anti-Daesh" e la linea di
Roma è quella di "coinvolgere le popolazioni e i governi
locali nella lotta al terrorismo, fattore fondamentale per la
riuscita dell'azione". "Per questo siamo presenti in Iraq e non
in altri scenari, perché lì operiamo d'accordo con il governo
iracheno contro il terrorismo", ha spiegato Pinotti,
sottolineando la necessità di adottare lo stesso approccio per
garantire la stabilità in Libia.