I 28 membri della Nato hanno concordato sulla necessità di continuare le operazioni in Libia "fino a quando servirà" impiegando "tutti i mezzi necessari" contro le forze di Muammar Gheddafi "che se ne deve andare". Questo il senso della dichiarazione finale dei ministri della Difesa dell'Alleanza riuniti a Bruxelles.Dagli alleati non è arrivato alcun impegno però ad aumentare il proprio contributo alle operazioni militari contro la Libia, a dispetto della richiesta del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen di ampliare il supporto a "Unified Protector" e di garantire una maggiore flessibilità nell'impiego dei mezzi a disposizione. "Nessuno" ha annunciato un maggiore impegno, ha detto il ministro della Difesa spagnolo Carme Chacon, che, per il suo Paese, ha confermato "lo stesso formato e lo stesso contributo"."Nessuno ha risposto alla richiesta di fare di più", hanno ammesso fonti diplomatiche dell'Alleanza atlantica. Anzi, c'è anche chi farà di meno, come la Svezia, partner non Nato, che ha annunciato l'intenzione di ridurre da otto a cinque il numero degli aerei impiegati in Unified Protector e che questi non condurranno più operazioni di pattugliamento della no-fly zone ma solo missioni diricognizione. Tra l'altro, già nei giorni scorsi la Norvegia aveva annunciato che avrebbe ridotto il suo impegno, in vista della conclusione della sua missione, che ha fissato al 24 giugno. Ferma nella sua posizione anche la Germania. "Non ci sarà un coinvolgimento militare", ha ribadito il vice ministro alla Difesa tedesco, Christian Schmidt, che ha detto tuttavia di comprendere "una certa stanchezza" di alcuni Paesi e di sperare per questo che "l'operazione finisca presto".Al momento, all'operazione Unified Protector lanciata dalla Nato il 31 marzo scorso, 12 giorni dopo l'inizio dei bombardamenti franco-britannico-americani contro la Libia, partecipano 14 dei 28 Paesi della Nato. Tra questi, solo 8 (Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada, Belgio, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti), oltre agli Emirati arabi uniti, sono impegnati nei bombardamenti.
LA NATO MARTELLA TRIPOLI, OFFENSIA DEL RAIS A MISURATAPoche ore dopo il nuovo monito di Muammar Gheddafi, "rimarrò a Tripoli, vivo o morto", un altro diluvio di bombe è piovuto sulla capitale libica, con i jet della Nato che hanno sganciato nel complesso oltre 80 ordigni nelle ultime 24 ore, la gran parte nell'area del compound di Bab el-Aziziya che ospita la residenza del rais. La risposta militare di Tripoli non si è fatta attendere, e stamani all'alba i soldati di Gheddafi hanno lanciato una imponente offensiva contro Misurata, la città tornata sotto un intenso bombardamento di artiglieria e missili Grad che hanno provocato oltre 10 morti e decine di feriti tra i ribelli.I raid di queste ore, probabilmente a colpi di bombe a penetrazione anti-bunker, hanno devastato un'area di circa un ettaro all'interno del compound, distruggendo sei o sette edifici principali. Il regime ha denunciato 31 vittime civili. All'alba di oggi intanto, a circa 200 chilometri a est dalla capitale, le forze del rais hanno tentato un attacco in grande stile contro Misurata. Un intenso bombardamento, con razzi e artiglieria, "è iniziato alle 5 del mattino", ha raccontato al Guardian uno dei ribelli feriti nei combattimenti nelle strade della città. Un'ora dopo l'inizio del lancio di razzi, tra i 2.000 e i 3.000 soldati del rais hanno scatenato un'offensiva di terra, riuscendo ad avanzare per quasi tre chilometri verso l'interno della città a bordo di pick up e altri mezzi.Poi sono stati fermati dalle armi. Secondo i ribelli, le forze di Gheddafi hanno patito numerose perdite: "Abbiamo sparato molto, ho visto almeno 70 corpi a terra", racconta un ribelle reduce dal fronte, che si trova a un paio di chilometri dal porto di Misurata.La pioggia di proiettili di artiglieria e mortai è andata avanti fino al primo pomeriggio, con le esplosioni delle bombe che si "mescolavano alle preghiere degli imam nelle moschee che invitavano a tenere il morale alto". Alla fine, l'ospedale Hikma della città ha registrato almeno 10 morti e 26 feriti. Secondo gli osservatori si tratta dell'attacco di fanteria "più imponente delle ultime settimane", ma le forze del rais sono apparse carenti in coordinamento, anche per guidare l'artiglieria, mentre appare oramai chiaro che i soldati di Tripoli non possano più contare su carri armati o altri mezzi pesanti. E i ribelli chiedono ora a gran voce l'intervento degli elicotteri da combattimento britannici e francesi.