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PAKISTAN. «Libertà su cauzione» Speranze per Asia Bibi

Lorenzo Fazzini venerdì 19 novembre 2010
«La prossima settimana depositeremo una domanda di liberazione sotto cauzione per Asia Bibi». Le speranze di rivedere libera la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per blasfemia passano per le parole di uno dei suoi avvocati, S. K. Chaudhry, proprio mentre si rinnovano – dopo l’appello di mercoledì di Benedetto XVI – gli inviti per la piena libertà della donna. Cristiana protestante, 37 anni, madre di quattro figli (Sidra, 18 anni; Esha, di 12 anni; Eshum, 10 anni e un ragazzo di cui non si conosce il nome) è stata condannata l’8 novembre alla pena capitale secondo la norma che in Pakistan punisce chi profana l’islam. Da Lahore, dove la famiglia di Asia si è trasferita per motivi di sicurezza, la figlia di 12 anni ha lanciato il suo disperato appello: «Ogni volta che vedo la sua foto piango. Voglio che torni qui, vi prego: non la uccidete», ha detto la piccola Esha disperata alla Cnn. Intanto si sta studiando il ricorso al tribunale della città di Nankana, nella provincia del Punjab, dove la donna è stata condannata: «Un famoso avvocato musulmano, Aslam Khaki, si è fatto carico del caso di Asia Bibi e sta predisponendo il ricorso in tribunale per ottenere giustizia. Anche la Commissione nazionale per i diritti umani e varie personalità islamiche stanno lottando perché Asia Bibi sia liberata e scagionata». Lo riferisce ad Avvenire il direttore del Christian Study Center, Mehboob Sada, un ente con sede a Rawalpindi, in prima linea per la difesa dei cristiani accusati di blasfemia. Un nuovo processo, ha ribadito ieri il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, è stato promesso al titolare della Farnesina durante la sua recente visita a Islamabad dal ministro delle minoranze, Shahbaz Bhatti, e dal ministro degli Esteri pachistano, Makhdoom Shah Mahmood Qureshia. Attualmente i tribunali in Pakistan sono chiusi in concomitanza con il pellegrinaggio musulmano a La Mecca, l’Haji. «Organismi delle donne e associazioni musulmane sono scese in campo per lottare in favore della ragazza cristiana – annota Sada, che a breve sarà in Italia per presentare il Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre –. Abbiamo delle speranze perché non c’è stata offesa all’islam né a Maometto. Ma chi ha denunciato Asia Bibi guarda solo ai propri interessi. Del resto sulla legge antiblasfemia la discussione è difficile: in pochi vogliono affrontare l’argomento, anche in Parlamento sono pochi i politici che si schierano contro». Una mobilitazione che si sta insinuando come un cuneo nella società pachistana e che potrebbe portare a una revisione parlamentare della legge sulla blasfemia che sinora nessun leader politico pachistano è riuscito a portare a termine.