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Decisione choc. La Lettonia vieta ai propri atleti di gareggiare contro i russi

Fabio Carminati giovedì 1 febbraio 2024

Una vista notturna della capitale lettone Riga

Può un Paese boicottare un impegno internazionale? Sì è già successo tra le Olimpiadi dimezzate di Los Angeles e Mosca. Può un Paese impedire (per legge e non per una scelta delle federazioni sportive) ai propri atleti di gareggiare contro atleti russi, anche se non presenti alla manifestazione sotto la propria bandiera? Qui la risposta è invece più difficile, perché si entra nella sfera personale e soprattutto ogni divieto è sempre accompagnato da una sanzione. Inoltre questo è anno olimpico e le cose si complicano ulteriormente. Soprattutto se due Paesi sono nemici giurati già da prima dell'ultima Guerra mondiale e se confinano per centinaia di chilometri. Sta di fatto che il Parlamento della Lettonia ha approvato oggi una legge che proibisce alle rappresentanze nazionali del Paese di gareggiare con le nazionali di Russia e Bielorussia.

Il divieto avrà validità anche qualora gli atleti russi e bielorussi gareggiassero sotto bandiera neutrale.
Secondo quanto dichiarato dal presidente della sottocommissione per lo Sport della commissione per l'Istruzione, la Cultura e la Ricerca del Parlamento lettone, Davis Martins Daugavietis, le norme intendono ribadire la solidarietà del Paese baltico con l'Ucraina e bloccare qualsiasi tentativo della Russia e della Bielorussia di utilizzare lo sport come strumento di propaganda.

Fin qui le motivazioni "etiche", poco sportive e di atavico e letterale odio. Per comprenderle, se mai si dovesse andare oltre il timore come gli altri due Paesi Baltici di un improvviso attacco russo per la ben nota vicinanza all'Ucraina nel conflitto, va però scavato il passato.

Perché i russi in Lettonia hanno rappresentato da almeno due secoli la più nutrita minoranza etnica del Paese. Il numero di russi in Lettonia è più che quadruplicato durante l’esistenza della Repubblica socialista lettone (Urss, dall’invasione del 1940), quando la dimensione della comunità è cresciuta dall'8,8% della popolazione totale nel 1935 (206.499) al 34,0% nel 1989 (905.515). Il dato si è ridimensionato da quando la Lettonia ha riacquistato l'indipendenza nel 1991, scendendo al 25,2% all'inizio del 2018.E ora continua a calare. Capire il perché si arrivi all’estremizzazione del divieto è difficile, anche se la storia non ha ancora sanato il varco aperto il 15 giugno del 1940 dai cingolati dei carrarmati di Stalin.