Signor presidente Zardari,le scrivo per chiederle di esercitare tutta la sa influenza affinché la sua concittadina Asia Bibi, i cui diritti costituzionali Lei ha giurato di difendere all’atto del suo insediamento nell’alta carica che ricopre, possa finalmente essere sottoposta al processo d’appello. Sono passati ormai oltre tre anni da quando questa madre di famiglia è stata condannata a morte per blasfemia in base ad accuse pretestuose e durante un procedimento gravemente lesivo dei diritti della difesa. Signor Presidente, nella lotta per la transizione democratica del Pakistan tutti noi abbiamo potuto constatare lo straordinario attaccamento alla difesa della libertà del popolo pachistano, apprezzando in particolare la lotta della classe forense affinché venisse posto termine al regime militare. Ora si tratta di riconoscere anche ad Asia Bibi quei diritti di libertà che le spettano in quanto cittadina pachistana. «Se uno solo è oppresso, nessuno può dirsi libero»: è una massima che si applica a musulmani, cristiani, buddisti, atei. In Pakistan come ovunque nel mondo.