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Reportage. L'Estonia digitale guida la Ue

Giovanni Maria Del Re, inviato a Tallin sabato 1 luglio 2017
Moltissimi i giovani che hanno atteso l'inizio del semestre al Kultuurikatel, il cuore culturale di Tallin (Ansa)

Moltissimi i giovani che hanno atteso l'inizio del semestre al Kultuurikatel, il cuore culturale di Tallin (Ansa)

«In questo Paese ci sono solo tre cose che non si possono fare online: sposarsi, divorziare e comprare casa». Siim Sikkut, il responsabile della politica digitale del governo di Tallinn, sintetizza così quello che forse più di tutto identifica l’Estonia, considerato il Paese più digitalizzato al mondo. Un milione e trecentomila abitanti su 45mila chilometri quadrati, l’Estonia da oggi assume, per la prima volta, la presidenza di turno dell’Ue. «Siamo molto orgogliosi – dice la presidente estone Kersti Kaljulaid, 47 anni – che tutto sia a punto, considerando che abbiamo dovuto anticipare di sei mesi visto la Brexit»: l’Estonia, che doveva avviare la sua presidenza nel gennaio 2018, ha dovuto anticipare di sei mesi per sostituire il Regno Unito. Parte dell’Unione Sovietica fino al 1991, il Paese l’anno prossimo festeggia i cento anni dalla sua prima indipendenza (fu poi annesso da Stalin insieme a Lettonia e Lituania nel 1940).

Nell’euro dal 2011, l’Estonia presenta conti pubblici impressionanti: debito al 9,5% del Pil (quello italiano è oltre il 130%), il deficit allo 0,3%. La crescita viaggia al 2,3%, la disoccupazione è al 7,7%. Il suo orgoglio è però soprattutto l’elevatissima digitalizzazione, non a caso lo sviluppo del mercato unico digitale è tra le priorità della presidenza (accanto a migrazione e sicurezza), il 29 settembre Tallinn ospiterà il Summit Digitale dell’Ue. «In Europa ovunque i cittadini usano ogni genere di servizio online – dice Kaljulaid – gli Stati devono seguire, altrimenti rischiano di diventare obsoleti». Il premier Jüri Ratas, 39 anni, del Partito di Centro, parla di «quinta libertà accanto alle quattro tradizionali » (libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali) del mercato interno Ue. «Senza questa libertà – commenta la ministra responsabile del Digitale, Urve Palo – le altre quattro sono una finzione». Un esempio? «In Estonia non serve avere con sé la patente – dice Palo – alla polizia basta accedere al chip della carta di identità per verificare che il guidatore sia in regola. Se però poi si passa la frontiera, bisogna ritirare fuori la patente. Ecco, bisogna ottenere che i dati elettronici possano circolare liberamente ovunque nell’Ue». Dall’Estonia provengono i fondatori di Skype, il più celebre fornitore di telefonia Internet a costi stracciati. Nel paese il 99% dei servizi offerti dallo Stato sono completamente online, alle elezioni si vota online. Generalizzato è l’uso della firma elettronica, che consente di firmare transazioni anche a migliaia di chilometri, e, dice ancora Sikkut, «ci fa risparmiare il 2% del Pil», e ogni mese una montagna di documenti cartacei alta 300 metri. Per creare un’impresa si può fare tutta la procedura online con costi irrisori e in poche ore, non stupisce che l’Estonia abbia il più elevato tasso di start-up pro capite in tutta Europa. «Il digitale è democratico è inclusivo, e prezioso proprio per i meno abbienti» sottolinea Kaljulaid. Non basta, il 96% dei cittadini fa ormai la dichiarazione dei redditi online, bastano cinque minuti, l’Estonia è considerato il Paese con la migliore raccolta di imposte al mondo. Un dato per tutti: la raccolta delle imposte costa in Estonia 40 centesimi per ogni 100 euro di gettito, in Italia circa un euro e venti. La sicurezza dei dati è garantita anche perché ogni volta che qualcuno vi accede, il cittadino è automaticamente informato. L’esperimento più interessante è quello della «e-residence». Chiunque, anche cittadino non Ue, può richiedere questa residenza elettronica (che non va confusa con quella fisica e non equivale a un permesso di soggiorno). Al centro c’è una carta elettronica che si può richiedere dall’estero e consente di creare al 100% online, da qualsiasi parte del mondo, una impresa in Estonia, oltre ad autenticare digitalmente documenti ovunque ci si trovi, dichiarare le imposte, fornire garanzie per i servizi di pagamento online tipo PayPal, visto che le autorità estoni assicurano tutti i controlli prima di concedere la carta. Costo, 100 euro; tempo per averla: massimo un mese. Per i cittadini terzi, è il modo per avviare un’impresa dentro l’Ue e accedere al mercato interno, per quelli Ue per accedere ai servizi della carta e alla facilità estrema di creare un’impresa. Secondo gli ultimi dati, sono state rilasciate 21.158 e-residence (l’Italia è al settimo posto con 913, in testa sono Finlandia, Russia, Ucraina e Stati Uniti), che hanno portato alla creazione di 3.256 imprese di cui 1.600 nuove di zecca. L’obiettivo, dice ancora Sikkut, «è arrivare a 10 milioni di residenti digitali entro il 2025», dieci volte la popolazione reale. Per l’Estonia i vantaggi sono molti: il paese ha già ottenuto 6 milioni di euro di reddito aggiuntivo (in termini di posti di lavoro creati, utilizzo di avvocati, commercialisti estoni o altri servizi) dagli oltre 21mila residenti digitali. Certo, conta anche l’aspetto del fisco: nel Paese le imprese pagano appena il 20% di aliquota, e unicamente se prelevano dall’impresa i profitti, altrimenti l’imposta è zero. L’Estonia potrebbe ritrovarsi sotto pressione da parte degli altri Stati, come già ex paradisi fiscali come Lussemburgo o Irlanda. «Se l’Ue modificherà la normativa – replica Sikkut – ci adegueremo. Non è il fisco la motivazione principale di chi chiede la e-residence».