Reportage. Ritorno a Kiev, dove da inizio anno le sirene sono suonate per 1.256 ore
I sotterranei di un ospedale nel centro di Kiev offrono rifugio alla popolazione durante un raid russo. Le autorità stanno rafforzandole fortificazioni in tutto l’oblast
Sono suonate per 1.256 ore le sirene antiaeree nell’oblast di Kiev dall’inizio del 2024: significa più di 54 giorni consecutivi. È la prima regione in tutta l’Ucraina per tempo complessivo di allarme. Segno che la capitale, con il suo hinterland, rimane un obiettivo centrale nella strategia del Cremlino. Più simbolico che concreto. Anche se si fanno sempre più insistenti le voci di una nuova offensiva russa sulla città per stringerla d’assedio, come era accaduto nei primi cinquanta giorni di guerra quando uomini e mezzi di Mosca si erano fermati a trenta chilometri dalla capitale. Truppe arrivate dalla Bielorussia attraversando la frontiera a nord della capitale o direttamente dalla Russia occupando parte della vicina regione di Chernihiv che confina con il Paese nemico.
Raid dal cielo e ipotesi di assalti via terra fanno crescere la tensione a Kiev, secondo quella consolidata tattica del Cremlino che vede nella guerra psicologica un elemento da affiancare ai combattimenti sui campi di battaglia. «Non c’è stata settimana in due anni e mezzo di conflitto che sulla capitale e sulla sua regione non abbiamo registrato un attacco in cui sono stati distrutti o danneggiati palazzi e abitazioni», spiega il capo del dipartimento investigativo sui crimini di guerra della polizia di Kiev, Khrystyna Konova. Nove i membri della sua squadra, istituita all’indomani della liberazione dei territori a ridosso della città che erano rimasti in mano russa nel primo mese di invasione fino all’aprile 2022. Fra i loro compiti anche quello di scandagliare i luoghi d’impatto di ogni ordigno volante perché «è comunque una scena del crimine», sottolinea la poliziotta. E spiega le statistiche che il suo ufficio ha elaborato: «Gli attacchi con i droni sulla regione di Kiev avvengono in media due o tre volte alla settimana; quelli con i missili una o due volte».
Funziona nella maggior parte dei casi la contraerea. Sistemi di difesa che le forze armate ucraine hanno concentrato in maniera massiccia intorno alla capitale sia per il valore politico che Kiev riveste, sia per l’elevato numero di bombe e droni che la Russia lancia verso la metropoli. «Nell’ultimo periodo molti degli ordigni sono stati diretti alle infrastrutture energetiche che il Cremlino si propone di distruggere», dice la super investigatrice. Un modo per piegare la popolazione lasciandola senza elettricità, come sta già avvenendo: si sfiorano anche le 12 ore al buio su 24. «Ma sono sempre più numerosi i bombardamenti degli obiettivi civili. Gli attacchi all’ospedale pediatrico “Okhmatdyt” e alla clinica neonatale sono quelli che hanno scosso di più l’Occidente. Però spesso sono i condomini con decine di piani che vengono investiti dalle esplosioni». E feriti e morti aumentano. «Target centrati per errore? Ma qui non esistono obiettivi militari. Non siamo sulla linea del fronte», avverte Konova.
I reperti raccolti dalla polizia raccontano l’arsenale che Putin impiega. «I droni sono di fabbricazione iraniana – fa sapere la capo dipartimento –. I missili sono prodotti dalla Russia: alcuni risalgono all’epoca sovietica; altri sono stati rigenerati di recente». Tuttavia negli ultimi giorni è comparso un nuovo tipo di drone, mai utilizzato prima da Mosca. I frammenti dell’apparecchio sono stati inviati ai laboratori della scientifica per capirne caratteristiche e origine. Ciò che già mette in crisi la difesa ucraina è il fatto che voli fra i 20 e i 30 metri da terra: ciò significa che, se venisse abbattuto, la detonazione avrebbe comunque un impatto notevole sull’area circostante.
Proprio la distanza dalle zone calde fa apparire la guerra lontana. Sono almeno cinquecento i chilometri che separano Kiev dalle località degli scontri nel Sud e nell’Est del Paese. Eppure si vive l’incubo che i combattimenti tornino dietro l’angolo di casa. «Quanto più incrementiamo le fortificazioni militari nella regione, tanto più Kiev sarà salvaguardata da un possibile attacco», avverte il sindaco Vitali Klitschko davanti al Consiglio comunale. Trincee, bunker e “denti di drago” in cemento armato sono già una realtà per decine di chilometri con l’intento di fermare l’avanzata russa. E il comandante delle forze armate, il generale Serhii Naiev, annuncia che più di 500mila mine anticarro sono state sistemate nel quadrante settentrionale sopra la metropoli, verso la Russia e la Bielorussia, lungo quelle che chiama «le principali direttrici della possibile offensiva del nemico». Anche Chernobyl, la città della centrale atomica esplosa che si trova nella regione di Kiev, entra nella rete di protezione anti-russa e un segmento dell’area di riserva accoglierà le «strutture ingegneristiche» per tutelare la capitale. Campanelli d’allarme che hanno effetti anche sugli abitanti della città. In più di cento stanno partecipando all’ultima edizione del corso di addestramento della resistenza promosso dall’omonimo Centro nazionale. Civili che per sette settimane vengono istruiti dai militari a contrastare l’aggressore. «In sei mesi – dichiarano gli organizzatori – il Centro ha già preparato oltre mille residenti della regione alla resistenza attiva». Partigiani per Kiev. Ma già capaci di imbracciare un’arma e di affiancare l’esercito.