Ucraina. Zaporizhzhia pronta all'evacuazione in caso di incidente nucleare
La centrale nucleare controllata dai russi nella regione di Zaporizhzhia
Nessuno lo nasconde. Zaporizhzhia è pronta per un’evacuazione di massa in caso di incidente “militare” nella centrale nucleare contesa fra l’Ucraina e l’esercito russo. Il piano coinvolge tutti, anche le comunità ecclesiali. Previsti treni speciali, carovane di auto, soccorsi ai più fragili che avrebbero difficoltà a muoversi. «Siamo consapevoli che, se ci fosse un’esplosione atomica, l’intero capoluogo di regione verrebbe spazzato via», afferma il vescovo ausiliare greco-cattolico di Donetsk, Maksym Ryabukha, che vive in città. Anche le associazioni cattoliche, i gruppi religiosi, le parrocchie saranno coinvolte in un eventuale esodo per fuggire dalle radiazioni.
Una delle vie nel cuore di Zaporizhzhia - Gambassi
In realtà la centrale nucleare, la più grande dell’Ucraina e di tutta Europa, si trova a Enerhodar, cittadina di 50mila abitanti a più di cento chilometri di strada, anche se si affaccia sullo stesso fiume che taglia in due Zaporizhzhia: il Dnepr. Occupata dalle forze di Mosca fin dai primi giorni dell’invasione e più volte bersaglio di attacchi su cui Ucraina e Russia si rimpallano le responsabilità, è ancora ferma. Nessuno dei suoi sei gruppi produce elettricità, fa sapere l’azienda nazionale ucraina Energoatom. Anzi, assorbe corrente dal sistema elettrico nazionale per assicurare il funzionamento dei sistemi di protezione dei reattori. Un blocco totale che è dovuto anche alla resistenza dei dipendenti ucraini. Sono infatti ancora i tecnici di Kiev a gestire l’impianto, benché sotto il controllo del Cremlino. Ed è la stessa Energoatom a raccontare il gran «rifiuto di una parte del personale di cooperare con gli occupanti». Tutto ciò non consente ai russi di «avviare e far funzionare» le unità di produzione.
Uno degli ingressi alla città di Zaporizhzhia - Gambassi
Uno degli ultimi diktat imposti nei territori occupati dai militari di Mosca è quello che obbliga i lavoratori che vogliono mantenere il loro impiego ad avere il passaporto russo. Vale anche fra le turbine e gli alternatori di Enerhodar. Così è scattata la ribellione delle maestranze. In 1.500 fra i dipendenti dell’impianto si sono rifiutati di diventare cittadini del “nemico”. E hanno respinto al mittente l’ordine di firmare il contratto con una società fantasma creata oltre confine per gestire il polo energetico, la ”Jsc Operating Organisation of Zaporizhzhia Npp”. La sigla è emanazione della Rosatom, l’azienda pubblica russa dell’atomo voluta da Vladimir Putin che ha partner commerciali in 50 Paesi. Un gigante che ha progettato in tutto il mondo 80 reattori ancora attivi e che l’Occidente non ha mai voluto sanzionare. Fatto sta che i 1.500 “ribelli” sono stati lasciati fuori dall’impianto. E i soldati hanno impedito loro di varcare i cancelli.
La carenza di organico è stata denunciata anche da Rafael Grossi, direttore generale dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. E per far fronte al deficit di tecnici il Cremlino è a caccia di “nuovi” esperti nucleari sull’intero territorio della Federazione russa che siano disposti a trasferirsi a Zaporizhzhia. E gli alloggi sono già garantiti: si tratta degli «appartamenti nazionalizzati o, più precisamente, requisiti con la forza ai cittadini di Enerhodar che hanno lasciato la città occupata », riferisce Energoatom. La società ucraina ha anche messo a disposizione un call center per i dipendenti “coscritti”: a loro viene chiesto di smascherare gesti che favoriscano la «pace russa» e di segnalare «casi di rapimenti e torture», come quelli già avvenuti lo scorso dicembre quando il capo del dipartimento, Oleksii Trubenkov, e il suo vice, Yurii Androsov, erano stati picchiati e poi era stato arrestato Kostiantyn Beiner, responsabile della sicurezza.
La centrale nucleare controllata dai russi nella regione di Zaporizhzhia - Reuters
«A Zaporizhzhia ogni giorno è possibile un incidente con gravi conseguenze radioattive», lancia l’allarme Grossi. E torna a chiedere con forza che la centrale «sia protetta» perché si trova «in prima linea in una zona di combattimento attivo», riferisce dopo un nuovo colloquio con il presidente Volodymyr Zelensky sulla necessità di istituire una zona di sicurezza attorno all’impianto. Secondo Energoatom, è in corso anche un «progressivo degrado» delle attrezzature che «gli occupanti stanno causando con la loro cattiva gestione» e che va di pari passo con la decisione di «continuare a costruire fortificazioni e postazioni militari vicino alle unità di potenza e ai luoghi di stoccaggio del combustibile nucleare esaurito». Azioni che, ribadiscono gli ucraini, «violano tutte le norme esistenti sulla sicurezza».