Mondo

Migranti. Le Ong: strappare l'accordo dell'Italia con la Libia

Redazione Esteri giovedì 3 febbraio 2022

Alzare il velo su quello che succede realmente in Libia. Con l’Italia e la Ue che non solo «chiudono gli occhi» di fronte ai crimini perpetuati contro i migranti ma «continuano ad aiutare la guardia costiera libica». Contribuendo, così, a creare «un sistema di sfruttamento, estorsioni e abusi a cui sono sottoposti migranti e rifugiati in Libia». È compatto il fronte delle Ong. Da Medici senza frontiere a Emergency – ma l’elenco delle adesioni è lunghissimo – tutte chiedono al governo italiano di revocare il memorandum, firmato cinque anni fa, con la Libia.
«Ci appelliamo al presidente Mattarella – dice Claudia Lodesani, presidente di Medici senza frontiere – affinché l’Italia torni a rispettare gli obblighi di protezione e assistenza delle persone. Presidente, dedichi un passaggio del suo discorso di insediamento a questa urgenza e chieda al Parlamento di cancellare gli accordi Italia-Libia. Intesa mai ratificata dallo stesso Parlamento, ma la cui attuazione ha creato un sistema di sfruttamento, estorsioni e abusi a cui sono sottoposti migranti e rifugiati in Libia». Per Emergency, poi, «le misure previste per consentire l’uscita legale delle persone migranti dal Paese si sono dimostrate gravemente insufficienti a garantire l’accesso ai diritti e alla protezione in maniera generalizzata, sia per la limitatezza dei mezzi, sia per l’assenza di garanzie procedurali e il carattere concessorio proprio di questi sistemi».
Per le Ong le persone intercettate in mare non possono essere riportate in Libia dove violenza e brutalità sono la quotidianità per migliaia di migranti e rifugiati. Nel novembre 2021, la missione conoscitiva indipendente sulla Libia delle Nazioni Unite ha definito queste violazioni crimini contro l’umanità.
Non solo: oggi «quinto anniversario degli accordi di cooperazione tra Italia e Libia finalizzati all’intercettamento dei migranti e dei rifugiati durante la traversata del mar Mediterraneo e al loro ritorno forzato nell’inferno libico», Amnesty international organizza un sit-in a Roma nei pressi del ministero degli Esteri. Alla manifestazione parteciperanno varie organizzazioni per i diritti umani e di ricerca e soccorso in mare, tra le quali Emergency, Medici senza frontiere, Mediterranea, Open Arms e Sea Watch. Per la Ong è tempo di agire. «Detenzione arbitraria, tortura, trattamenti inumani, stupri, violenze sessuali, lavori forzati e uccisioni illegali. Questo – sottolinea Amnesty – è l’atroce destino cui, negli ultimi cinque anni, sono andati incontro oltre 82mila uomini, donne e bambini intercettati in mare e riportati in Libia – 32.425 solo nel 2021 – grazie alla collaborazione dell’Unione Europea con lo Stato nordafricano, collaborazione in cui l’Italia è in prima linea».
«L’attuale situazione in Libia è catastrofica», racconta Mustafa, maliano che vive in Libia da diversi anni assistito da Medici senza frontiere. «Uno straniero è come un diamante insanguinato: può essere rapito per ricavarne dei soldi. Soldi per liberarlo e poi magari rapirlo di nuovo. Alcuni migranti sono morti in prigione o sono stati trattati come animali. Le loro famiglie non sanno nemmeno dove sono stati sepolti. Questa è la sofferenza di persone come me. E l’Europa sta dando strumenti per alimentare questo sistema di sofferenza».