L'analisi. Le bugie dello Stato islamico sul «jihad del sesso»
Negli ultimi mesi i militanti di Daesh, la sigla araba che indica lo Stato islamico, hanno lanciato una vera e propria campagna mediatica per il reclutamento di donne jihadiste. Sul Web sono sempre più numerosi gli account Twitter e le pagine Facebook che invitano le musulmane (e non solo) a intraprendere il cosiddetto «jihad al-nikah», il jihad del sesso. Jihad Matchmakers è solo uno dei numerosi account Twitter che si prefigge di «aiutare i fratelli e le sorelle che vivono in Siria a trovare la sposa halal (lecita, in arabo)».
Ma chi abbia reso lecito il jihad del sesso è difficile dirlo ed è una questione piuttosto controversa. L’idea sarebbe comparsa la prima volta nel marzo 2013 sull’account Twitter del predicatore saudita Muhammad al-’Arifi, che lo ammetteva con una fatwa. Secondo il quotidiano egiziano indipendente Al-Yaum al-Sabi, a questa prima fatwa ne sarebbero seguite altre, tutte formulate in ambito salafita. Quella del predicatore wahhabita shaykh Khabab Marwan al-Hamad che consente il matrimonio a ore di una donna sposata all’insaputa del marito, o quella di Nasir al-Umar, predicatore originario del Qassim – una delle regioni più conservative dell’Arabia Saudita –, che rende lecite ai combattenti sunniti anche le donne sciite. Queste
fatwe hanno suscitato l’indignazione di buona parte del mondo sunnita. Il direttore generale degli Affari religiosi del Collegio dei muftì in Libano, shaykh Hisham Khalifa, ha dichiarato alla testata libanese
al-Nahar che non esiste una nozione simile nell’islam sunnita: «Da quarant’anni leggo i nostri testi e le nostri fonti e non ho mai incontrato questo termine, che è stato inventato recentemente ricorrendo alla sharia e alla falsificazione per soddisfare i desideri degli uomini. Le condizioni previste dal jihad al-nikah sono illegali. Illegale è stipulare il matrimonio con le giovani, costringere le donne, limitare il matrimonio a poche ore, così come è illegale che una donna transiti da un uomo all’altro».
Dello stesso parere è il leader del Consiglio degli ulama del Libano, shaykh Salim al-Rafii, secondo il quale il jihad del sesso è una pratica in voga in Siria e presso Hezbollah, ed è stata diffusa dagli sciiti per danneggiare l’immagine del Sunnismo. La condanna arriva anche dall’Egitto, dove il responsabile della Commissione per le fatwe di al-Azhar ha dichiarato che l’islam sunnita consente un solo tipo di matrimonio, che prevede la corresponsione della dote, dev’essere pubblico e non può essere a tempo determinato. A suo dire, il “jihad al-nikah” si ispira alla nozione sciita di «matrimonio di godimento»,
nikah al-mut’a, temporaneo anche quello, che Maometto inizialmente aveva permesso durante le guerre di razzia.
Ma oltre che dai rappresentanti dell’islam moderato, questa pratica è condannata anche negli ambienti jihadisti. Abu Muhammad al-Maqdisi, importante ideologo dei salafiti-jihadisti di origini giordane, si è dichiarato contrario e ha promulgato una fatwa: «La nozione di jihad del sesso è un’invenzione che non ha fondamento né tra la gente dell’islam in generale, né tra la gente dell’unicità e del jihad in particolare. Nell’abecedario e nel vocabolario della corrente salafita jihadista esiste una sola tipologia di jihad: il “colpo alla nuca”, darb al-riqab, (espressione coranica che indica l’uccisione violenta) ai nemici della religione, e il suo corollario, complemento e rafforzamento che è il jihad della parola (jihad al-lisan) e che viene dopo il jihad della spada (jihad al-sinan)».
Secondo l’ideologo perciò questa pratica equivale all’adulterio (al-zina) e sarebbe «una creazione degli americani, dei sionisti e dei servizi segreti arabi per sfigurare l’islam e i musulmani». Anche perché – ricorda al-Maqdisi in una lettera pubblicata sul giornale indipendente
al-Quds al-Arabi – «nell’islam i mujahidin chiedono in spose le urì, le ragazze del paradiso. Chi desidera le urì in paradiso non cerca un’urì di argilla nel mondo terreno», a significare che i jihadisti agiscono in vista di ciò che li attende in paradiso, in nome di un ideale più elevato che non sia una donna sulla terra. Ma molti militanti dello Stato islamico sembrano pensarla diversamente.
*Fondazione Internazionale Oasis