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Cop 29. La Fao alla ricerca dell’Harmoniya tra l’agroalimentare e l’ambiente

Angela Napoletano domenica 24 novembre 2024

Uno schermo mostra il Commissario europeo per l'azione per il clima Wopke Hoekstra mentre parla durante una riunione di chiusura alla Cop29

Il nome è tutto un programma: Harmoniya. Si chiama così il programma lanciato a Baku dalla presidenza della Cop29 e dalla Fao, l’agenzia Onu per le politiche agricole, ittiche e forestali, che armonizza le iniziative attive in tutto il mondo per adattare al cambiamento climatico i sistemi agroalimentari. Le conseguenze del riscaldamento globale, ricorda Kaveh Zahedi, direttore dell’ufficio della Fao per il Clima, la Biodiversità e l’Ambiente, «sono uno dei principali motori dell’insicurezza alimentare in tutte le sue forme». L’esperto Onu cita le statistiche dell’Organizzazione mondiale della sanità per ricordare che il climate change ha peggiorato la malnutrizione cronica arrivata, nel 2023, a coinvolgere il 9,1% della popolazione globale (nel 2019 era il 7,5%) ovvero circa 733 milioni di persone. L’incubo della fame grava, in particolare, sulle comunità delle aree meno sviluppate, insulari o senza sbocco sul mare, che dipendono dall’agricoltura e che per effetto combinato di siccità e inondazioni, vedono i propri raccolti devastati da malattie e parassiti come locuste e vermi legionari.

Zahedi è convinto che sia possibile rendere queste comunità più resilenti al clima facendo, questo è uno dei pilasti di Harmoniya,«degli agricoltori e dei pescatori, in particolare giovani e donne, i protagonisti dell’adattamento». Occorre, poi, «rendere più attrattivi gli investimenti pubblici e privati dedicati alla trasformazione dei sistemi agroalimentari puntando su forti sinergie tra le banche multilaterali di sviluppo e le banche agricole pubbliche». È essenziale, la lista continua, «ampliare e ristrutturare i fondi già esistenti», sia quelli che erogano pagamenti diretti agli agricoltori in difficoltà sia quelli che sostengono iniziative a lungo termine, e sviluppare «meccanismi finanziari innovativi» come il mercato del carbonio. Preziosi sono pure i piccoli investimenti in servizi di consulenza agricola o in programmi di formazione finalizzati a diffondere tecniche di adattamento climatico.

L’esperto sintetizza: «Il finanziamento climatico è un catalizzatore fondamentale, senza il quale la produzione agricola rischia di diminuire aggravando la povertà». La resilenza climatica dell’agricoltura e della pesca è interesse non solo delle piccole comunità rurali dell’Africa, del Sudamerica o dell’Oceania ma di tutti. «Pratiche come l’irrigazione di precisione e una migliore gestione del suolo – aggiunge - possono aumentare ovunque la produttività favorendo nel contempo la mitigazione delle emissioni di gas serra e la riduzione del degrado del suolo». Le forniture di cibo del pianeta dipendono anche dalla capacità di costruire «sistemi zootecnici più efficienti» e «pratiche sostenibili di acquacoltura». Zahedi parla della «gestione responsabile degli stock ittici» come di una «necessità critica» che fa il paio con l’agroforestazione. Tecnica, quest’ultima, che integrando gli alberi nei pascoli o nei campi agricoli consente di migliorare la biodiversità, quindi salute del suolo, e di apliare la superficie assorbente di carbonio. «Sistemi agroalimentari biostenibili ed energeticamente intelligenti», questo è l’appello, «possono ridurre gli sprechi e mettere in salvo tutta la filiera»