«Vittoria al primo turno, senza ballottaggio » proclama Deed Mohammad, direttore della campagna elettorale di Hamid Karzai. « Menzogne: siamo noi in testa con il 61%, solo il 36% Karzai » replica il portavoce di Abdullah Abdullah. Due sole fulminanti battute in una giornata di attesa surreale che getta Kabul e l’intero Paese ancora di più nell’incertezza del suo futuro. Speculazioni di parte, tentativo di alzare la tensione, forse solo nervosismo. «Non possiamo confermare nessun proclama dei dirigenti politici, ma è compito della commissione indipendente comunicare i risultati. Devono essere pazienti», ha replicato prudente il vice- presidente della Commissione elettorale, Zikria Barakzai. Il primo conteggio dei voti è finito, ma adesso « dobbiamo incrociarlo con il materiale che ci sta arrivando dalle 34 province del Paese». I risultati preliminari potrebbero essere diffusi a partire dal 25 agosto, dopodichè si dovrà attendere il via libera della Commissione per i reclami per ufficializzarli. E già cento ricorsi e accuse di brogli sono stati presentati in un solo giorno a Kabul a cui vanno aggiunte quelle che stanno pervenendo per iscritto da tutte le province del Paese. Nemmeno sull’affluenza, dato fondamentale per misurare la legittimità politica del risultato, vi è qualche risultato certo: « La mia personale stima è che hanno votato fra il 40 ed il 50% degli elettori » , afferma Zikria Barakzai. Ancora qualche giorno, probabilmente il 25 agsto, per avere i primi dati, tre settimane buone per i risultati definiti: il 17 settembre e la data del probabile annuncio. E nel duello a distanza tra Hamid Karzai e Abdullah Abdullah, si è inserito un terzo incomodo, Ashraf Ghani. L’ex ministro delle Finanze non ha esitato ad accusare il presidente uscente di essere praticamente disposto a tutto pur di restare al potere, senza alcun rispetto per la legalità e senza il minimo ritegno a servirsi della corruzione pur di vincere la consultazione. Ghazni non ha rivendicato alcun risultato, ma ha sottolineato come l’intero iter elettorale rischi di essere vanificato dal ricorso alle pratiche da lui denunciate. «Il quinto governo più corrotto del mondo ha dimostrato che, nella sua insaziabile brama di potere, non avrà rispetto per alcuna legge, e violerà tutte le norme giuridiche e costituzionali», è l’affondo lanciato dallo sfidante per la Presidenza della Repubblica afghana. «Le tangenti e l’abuso delle risorse governative per garantire la rielezione dell’attuale titolare della carica sono state la regola» , ha concluso Ghazni, già alto funzionario della Banca Mondiale e a suo tempo additato come potenziale segretario generale dell’Onu. Poi a sera i due sfidanti, raggiunti dal coro di reazioni internazionali, hanno solo moderato un poco i toni. «Non c’è dubbio che le prime cifre parziali diffuse mostrano che siamo in vantaggio», ha precisato il portavoce di Karzai. «Se il voto sarà trasparente, la vittoria sarà sicuramente nostra» , replicava il portavoce di Abdullah. Un voto ancora tutto da misurare e interpretare, ma con un bilancio di violenze da aggiornare in negativo: nel distretto meridionale di Helmand la polizia giovedì ha ucciso almeno 40 insorti, mentre i ribelli hanno attaccato due auto nella provincia di Balkh, uccidendo una persona e distruggendo le schede elettorali che trasportava. Sempre nell’Helmand altri due soldati britannici sono rimasti uccisi dall’esplosione di una bomba.