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Ucraina. Nato, gas e risorse naturali: il piano di Zelensky per la vittoria

Nello Scavo, inviato a Odessa giovedì 17 ottobre 2024

«Troppo vago e troppo dipendente dai partner internazionali, e tralascia questioni interne, come le riforme pro-democratiche e anti-corruzione che sono fondamentali per il successo dell’Ucraina e per ottenere l’adesione alla Nato». Il Kiyv Indpendent riassume così la reazione dell’opposizione al “Piano per la vittoria” presentato dal presidente Zelensky alla Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale ucraino. Al contrario, il capogruppo del partito “Servo del Popolo” di Zelensky ha elogiato il piano ritenendo che si tratti di un «documento molto dettagliato» che offre ai partner di Kiev una «strategia di rafforzamento reciproco».

Che Zelensky ricevesse delle critiche era scontato. Diversi parlamentari nelle settimane scorse si erano lamentati perché il presidente aveva presentato la sua piattaforma per l’uscita dalla guerra prima ai leader stranieri e non ancora al Parlamento ucraino. «È un dibattito sano – prova a sminuire parlando con Avvenire un fedelissimo collaboratore del presidente –, perché vuol dire che in Ucraina la democrazia c’è. Provate a immaginare uguali critiche a Mosca contro Putin».

Il “piano Zelensky” è in cinque parti, tre non sono state rese note in pubblico ma espresse solo ai capigruppo sotto giuramento di segretezza. Al primo posto, l’adesione alla Nato, che secondo il presidente ucraino dovrebbe manifestarsi in forma difensiva, improntata a una sorta di «deterrenza non nucleare» che riscriva per l’Europa un’architettura di sicurezza postbellica. Kiev ha presentato la sua domanda di adesione a settembre 2022, ma deve ancora ricevere un segnale chiaro dagli alleati. «Sappiamo che l’adesione alla Nato è una questione per il futuro, non per il presente», ha affermato Zelensky, aggiungendo però che un invito offerto subito mostrerebbe al presidente russo Vladimir Putin l’errore dei «suoi calcoli geopolitici».

Mentre le forze di Mosca avanzano nell’est del Paese e si profila un inverno di “anemia” energetica e riscaldamento razionato, il leader ucraino ha spiegato ai parlamentari che il percorso a tappe, verso la fine della guerra e l’inizio della ricostruzione, vedrebbe Kiev avvantaggiata offrendo all’Occidente anche una politica di sviluppo per lo sfruttamento delle risorse naturali, come gas, uranio, titanio e il litio. Tanto più preziosi quanto più crescono le tensioni internazionali con la Cina.

Prima però, chiede l’invio di armi, senza restrizioni al loro utilizzo, per proteggere l’Ucraina e per portare «la guerra vicino a casa per il Cremlino». Ciò impedirebbe la creazione di possibili «zone cuscinetto» in territorio ucraino. Nei fatti, vorrebbe dire il superamento dei «no» occidentali fondati sul timore di oltrepassare le «linee rosse» che comporterebbero un alto rischio di coinvolgimento diretto nel conflitto. Secondo il capo di Stato ucraino, il suo Paese con la fine della guerra sarà in grado di poter partecipare al miglioramento della sicurezza europea. «Se i partner sono d’accordo, prevediamo di sostituire alcuni contingenti militari delle forze armate statunitensi di stanza in Europa con unità ucraine dopo la guerra – ha detto il presidente –. Gli ucraini hanno dimostrato di poter essere una forza che il male russo non può superare».

Roman Lozynskyi, ex membro del partito di opposizione Holos (Voce), sostiene che si tratta di un «grande programma», anche se i passaggi per realizzarlo restano «poco chiari». E a quanti parlano di «fantasie» uscite dalla penna di Zelensky, Lozynskyi ricorda che anche l’aggressione sembrava impossibile da affrontare, «ma poi è stata affondata una buona parte della flotta russa del Mar Nero e si è riusciti a controllare anche una parte della regione russa di Kursk».

Se in Ucraina il dibattito è vivace, «i partner occidentali sono rimasti per lo più a bocca cucita», scrivono i media locali. Il Dipartimento di Stato con calcolata diplomazia ha fatto sapere che la proposta contiene «un certo numero di passaggi produttivi». L’amministrazione Biden, del resto, si è dimostrata riluttante nel concedere a Kiev un’autorizzazione più ampia per utilizzare armi Usa per colpire obiettivi militari in territorio russo. Tuttavia Washington ha varato un nuovo pacchetto di difesa da 425 milioni di dollari per nuovi sistemi di difesa aerea e armi a lungo raggio, ha confermato L’iniziativa del leader Ucraino, che oggi la presenterà al Consiglio Europeo, «non è altro che un piano di pace effimero, camuffato, ordito dagli Usa che vogliono un combattimento fino all’ultimo ucraino» ha reagito il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov.

Poche ore prima che Zelensky varcasse la soglia della Rada, Mosca aveva anticipato la sua risposta, scatenando un attacco con pochi precedenti: almeno 150 droni kamikaze, metà dei quali andati a segno su tutta l’Ucraina fino all’alba.