Etiopia. La solitudine del Tigrai: «Così stiamo morendo»
Un uomo porta del cibo per gli sfollati etiopi fuggiti dagli scontri nel Tigrai
Nessuna pietà in Tigrai. Dopo 700 giorni di conflitto arriva l’ennesima, disperata richiesta di aiuto dal vescovo cattolico di Adigrat. Il quale conferma che la guerra civile, ripresa il 24 agosto, è entrata nella fase più cruenta con attacchi senza precedenti che stanno annientando la popolazione. Ma i tigrini vengono uccisi anche dalle malattie dovute alla mancanza di medicine e dalla fame causata da blocco degli aiuti, distruzione dei raccolti e siccità. Le bombe delle truppe etiopi e degli alleati eritrei stanno colpendo ospedali, scuole e campi per sfollati. Una catastrofe umanitaria in corso nel quasi totale silenzio dei media dovuto anche al blackout comunicativo che ha interrotto da 23 mesi i collegamenti con la regione settentrionale etiope. Secondo l’università belga di Genk la raccolta di cereali del 2022 andrà male come nel 2021.
Per bucare la coltre di silenzio che avvolge la guerra più sanguinosa d’Africa, in una nuova lettera l’eparca Tesfaselassie Medhin chiede a politici, giornalisti, alle Ong e alla diaspora tigrina di gridare più forte e agire per fermare le sofferenze causate «dall’assedio e da una guerra genocida» e la distruzione. La coraggiosa missiva del vescovo tigrino denuncia i «numerosi attacchi indiscriminati» contro i civili condotti con aerei e droni e i bombardamenti massicci dell’artiglieria su luoghi affollati, mercati, centri sanitari «distruggendo vite innocenti della popolazione».
In conseguenza della ripresa degli scontri tutte le operazioni umanitarie sono state sospese. La situazione negli ospedali è drammatica per la mancanza di farmaci. Le aree rurali sono isolate. Anche le donne stuprate – le principali vittime di questo conflitto – non possono più curarsi. Pesanti bombardamenti, aggiunge il presule, hanno colpito i villaggi e le città vicine al confine nord con l’Eritrea e nella parte occidentale del Tigrai contesa con gli Amhara. Sono stati colpiti, tra gli altri, i distretti di Macallè, Scirè, Wukro, Adyabo, la stessa città di Adigrat e Dedebit.
Ieri mattina droni di ultima generazione venduti da Turchia, Emirati Arabi, Russia e Cina ad Addis Abeba secondo le autorità tigrine hanno compiuto una strage nel centro per sfollati di Adi Daero (la seconda in una settimana) uccidendo e ferendo decine di bambini e anziani. E per la prima volta i Mig 29 dell’aviazione eritrea, alleata del governo etiope, sarebbero decollati dall’Asmara per condurre almeno quattro attacchi nel Tigrai a supporto delle truppe federali contro le forze di difesa tigrine, ritiratesi dalla regione Amhara per difendersi dagli eritrei. Lo ha rivelato una fonte della stessa aviazione asmarina all’emittente dell’opposizione al regime di Isayas Afewerki Radio Erena, che trasmette da Parigi. Notizia confermata anche da Radio France.
Finora l’Eritrea aveva invaso e commesso crimini contro l’umanità in Tigrai con le forze di terra. Il regime che aveva lanciato una campagna di reclutamento nazionale per tutti i cittadini dai 17 ai 55 anni, avrebbe intanto intensificato le retate. L’artiglieria eritrea ha inoltre bombardato a tappeto nei giorni scorsi la provincia confinante di Irob dove vive una minoranza etnica a rischio sparizione. È stato colpito persino il centro sanitario delle Figlie della Carità ad Alitena, dove le suore hanno anche un ostello femminile. Sono le stesse religiose che alla ripresa del conflitto avevano lanciato un accorato appello di pace. L’Agenzia Fides aggiunge che non si hanno più notizie da giorni di 80 religiosi cattolici e circa 30 suore in tutta la regione oscurata. Ultimo dramma, secondo il vescovo, la chiusura delle scuole che ha fatto perdere due anni a mezzo milione di bambini, la generazione perduta del Tigrai.