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Italia. Crosetto accusa Israele: «L'attacco alla base Unifil è crimine di guerra»

Vincenzo R. Spagnolo giovedì 10 ottobre 2024

«Non si tratta di un errore né di un incidente, vogliamo spiegazioni reali nei tempi più rapidi possibili. Le abbiamo chieste all’ambasciatore d’Israele e stiamo attendendo». Alle sei di sera, in una conferenza stampa convocata con urgenza, il ministro della Difesa Guido Crosetto dà voce al «fortissimo disappunto» del governo italiano per i colpi sparati da militari israeliani verso le basi del contingente Unifil. La protesta dell’esecutivo è vibrante e parte dalla premier Giorgia Meloni, che poco prima ha bollato l’attacco come « non ammissibile» e vede in prima linea Crosetto e il titolare degli Esteri Antonio Tajani.

Da giorni la situazione era tesa, ma dopo la gragnuola di proiettili israeliani (che ha danneggiato due basi italiane e il quartier generale della missione, ferendo due caschi blu indonesiani), l’ira di Roma è montata. «Unifil ha esortato tutti gli attori coinvolti a cessare immediatamente il fuoco», riferisce il ministro nella sala stampa di Palazzo Chigi, affiancato dal generale Francesco Paolo Figliuolo. «Ciò che è successo negli ultimi due giorni in Libano è totalmente inaccettabile», prosegue Crosetto. Poi avverte a chiare lettere il governo di Benjamin Netanyahu: «Ascolteremo la loro spiegazione. Ma gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra» perché «si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionali, non giustificate da alcuna necessità militare». In giornata, dicono fonti di governo, Crosetto ha tentato tutte le strade possibili per accertare i fatti. Ha sentito l’Onu e soprattutto l’ambasciatore e il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, col quale è stato netto: «Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare, ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil». La richiesta di Israele di spostare le basi Onu di 5 km non viene presa per ora in considerazione: «Non esiste la giustificazione di dire che le forze armate israeliane avevano avvisato Unifil che alcune delle basi dovevano essere lasciate - argomenta Crosetto -. Ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini dal governo israeliano».

Esternazioni che arrivano alla fine di una giornata convulsa. La premier Meloni ha chiamato al telefono il generale Messina, comandante del settore Ovest della missione Unifil, per farsi riferire i fatti e per manifestare vicinanza ai 1.200 militari italiani. Nelle stesse ore, fa sapere Palazzo Chigi, il governo «ha formalmente protestato con le Autorità israeliane», convocando, attraverso il ministro della Difesa» il nuovo ambasciatore d’Israele in Italia Jonathan Peled, da meno di un mese a Roma. Ciò che Tel Aviv dirà a Roma condizionerà la controrisposta. Crosetto si è confrontato con l’omologo francese Sébastien Lecornu e la settimana prossima i due parteciperanno a una riunione alla quale saranno presenti anche i ministri di Spagna e Irlanda, gli altri Stati europei che forniscono militari a Unifil. E se Israele non dovesse fermarsi? «Abbiamo preparato piani di contingenza per qualsiasi avvenimento, accelerando i tempi d’intervento se necessario», ammette Crosetto. Tuttavia, ritirare il contingente Unifil dal Libano «non è una scelta nazionale ma dell'Onu. E ci rifletteranno i 40 paesi contributori». Il ministro continua a sperare in una marcia indietro: «La mia idea è far prevalere spazi di pace, non far passare l’idea che possa esserci una continua guerra». Anche la premier, da Palazzo Chigi, conferma «il ruolo fondamentale di Unifil nel sud del Libano» e insiste nel «lavorare per la cessazione delle ostilità» e per la «de escalation della regione».

In Parlamento, dalle opposizioni sale concorde la richiesta al governo di riferire al più presto alle Camere sulla situazione: «Un attacco inaccettabile, Netanyahu si deve fermare. Il governo italiano riferisca con urgenza sull'accaduto e agisca in tutte le sedi europee e internazionali per il cessate il fuoco a Gaza e in Libano», scandisce la segretaria dem Elly Schlein. Le fa eco il leader di M5s, Giuseppe Conte: «Il governo Meloni faccia immediatamente chiarezza. Fermiamo la follia di questa escalation e la furia criminale di Netanyahu». Anche da Avs, Azione, Italia viva e +Europa arriva la richiesta di fermare l’azione bellica del primo ministro israeliano. E dal Parlamento europeo, la vicepresidente dem Pina Picierno censura «l’attacco inaccettabile da parte dell’Idf, atto deliberato che viola la risoluzione 1701 dell’Onu».