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Tel Aviv. I familiari degli ostaggi israeliani preoccupati per l'uccisione di Haniyeh

Nello Scavo mercoledì 31 luglio 2024

Una protesta dei familiari degli ostaggi

La notizia dell'uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh preoccupa i familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas a Gaza.

Einav Zangauker, che nella Striscia ha ancora il figlio Matan, ha affermato ai media israeliani che l'assassinio del leader di Hamas può compromettere il negoziato. «Il posto per i leader dei mostri di Hamas - ha detto - è all'inferno, e siamo tutti a favore del fatto che paghino per le loro azioni, ma non possiamo lasciare che l'assassinio di Haniyeh ponga fine al negoziato e sia una condanna a morte per i nostri cari in prigionia». Poi l’attacco diretto al premier: «Netanyahu, la tua responsabilità è prima di tutto quella di riportarli a casa. Fai l'accordo, senza nuove condizioni o ostacoli inutili».

Preoccupazione ribadita anche dal Forum dei familiari degli ostaggi che non entra nel merito dell'azione israeliana ma non nasconde il profondo timore per la prosecuzione dei negoziati e la sorte dei loro cari. "Sebbene le operazioni militari degli ultimi dieci mesi abbiano ottenuto significativi guadagni in termini di sicurezza, il vero risultato potrà essere raggiunto solo con il rilascio di tutti i 115 ostaggi ancora in cattività. Questi ostaggi - che vanno dai bambini agli anziani - stanno sopportando sofferenze inimmaginabili. Alcuni di quelli che sono stati rapiti vivi sono ora noti per essere stati uccisi durante la prigionia".

L'accordo sostenuto dal Presidente Biden "rappresenta l'unica strada percorribile per garantire la loro libertà - si legge nella nota -, permettendo ai vivi di iniziare la riabilitazione e agli uccisi di ricevere una degna sepoltura".

Dopo dieci mesi e in seguito alle notizie delle ultime ore "il tempo è essenziale e imploriamo il governo israeliano e i leader mondiali di portare avanti con decisione i negoziati. Questo è il momento di trovare un accordo. Garantire il rilascio degli ostaggi - ricorda il Forum - non è solo un imperativo morale; è la chiave per porre fine all'attuale conflitto e avviare un processo di "guarigione" e ricostruzione nella regione".