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Francia. La "Manif pour tous" si "allarga" in politica

Daniele Zappalà domenica 2 febbraio 2014
Da oltre un anno, il logo con quelle quattro silhouette che si tengono per mano è finito al centro di tentativi d’intimidazione d’ogni tipo. Prima, i marciapiedi parigini cosparsi di vernice rossa durante i blitz dei gruppuscoli urlanti che volevano ridurre sul nascere al silenzio i portavoce della Manif pour tous. Poi, le campagne d’informazione deformanti o apertamente denigratorie di certi media che hanno spinto in seguito molte famiglie francesi a non rinnovare il canone televisivo. O ancora, gli arresti parigini di giovani veilleurs, testimoni e sentinelle intenti a diffondere nottetempo accordi di chitarra e strofe di poesia, spesso senza nascondere la propria fede.Ma quelle quattro sagomine umane che simbolizzano una famiglia restano in piedi. Anzi, si diffondono in Europa. Dato che la Manif, nata in Francia per promuovere il matrimonio naturale ed opporsi alla “legge Taubira” sulle nozze e adozioni gay, ha nel frattempo messo radici in tutto il Continente. Lo si vedrà oggi, a circa un anno da quel primo sterminato triplice corteo nazionale che confluì ai piedi della Tour Eiffel il 13 gennaio 2013, con i suoi striscioni carichi di buon umore e il suo fiume di sorrisi e passeggini. Parigi, la Francia e l’Europa restarono sbalorditi, prima di comprendere nei mesi seguenti la tenacia del movimento, all’origine anche di un secondo e poi di un terzo corteo monstre, chilometrici al punto da straripare oltre l’“asse storico” che collega gli Champs-Elysées al quartiere direzionale extraurbano della Défense. Oggi, in parallelo rispetto ai cortei francesi di Parigi e Lione, si manifesterà pure a Roma e Varsavia, Madrid e Bucarest, così come a Bruxelles e in Lussemburgo, luoghi simbolo di quell’Europa istituzionale che potrebbe approvare nelle prossime ore all’Europarlamento il controverso rapporto Lunacek, noto pure come «road map contro l’omofobia». La manifestazione romana darà grande risalto a questo fronte insidioso. «Il matrimonio tra un uomo e una donna è un valore civile e antropologico, su cui ci ritroviamo al di là delle differenti posizioni sul piano culturale e religioso», si può leggere nel comunicato di Manif pour tous Italia, indipendente ma «in stretto legame» con la cordata associativa transalpina, tanto da riprenderne i simboli. Nello stesso spirito, Parigi canterà e griderà un sonoro «no alla familofobia» insita in concezioni relativiste come la teoria del gender, diffusa ormai anche fuori dagli iniziali focolai associativi ed accademici. Il corteo parigino partirà dagli Champs de Mars, ai piedi della Tour Eiffel, ancora una volta anche per inviare un chiaro messaggio al governo socialista, nella cui pentola bollono da tempo diversi «progetti di società» estremamente controversi. Tatticamente, l’esecutivo ha appena promesso di abbandonare l’idea di legalizzare la maternità surrogata, nota pure come “utero in affitto”. Ma molti deputati della maggioranza non sono d’accordo e regna l’ambivalenza. Il prossimo progetto di legge sulla famiglia previsto ad aprile potrebbe così favorire il riconoscimento civile dei bambini nati dopo la firma di un contratto a pagamento, spesso gestito da ditte specializzate, in Paesi come India o Stati Uniti. Su questo ed altri nodi sensibilissimi, persiste il rischio costante di emendamenti parlamentari a sorpresa, come si è visto nei giorni scorsi nel quadro di una bozza ufficialmente dedicata alle pari opportunità: con l’innesto di due emendamenti, il testo ha abbattuto gli ultimi argini alla pratica dell’aborto, la cui «banalizzazione» potrebbe diventare totale in Francia. Fra le altre possibili derive nel mirino della manifestazione parigina, figura pure la prospettiva di legalizzare la fecondazione assistita per le coppie lesbiche. E si chiederà anche il «ritiro immediato» dalle scuole del controverso kit pedagogico sperimentale “Abc della parità”, che secondo la Manif «mostra bene l’auspicio del governo di rimodellare l’atteggiamento e il modo d’essere dei più piccoli». Il ministro socialista dell’Interno, Manuel Valls. ha promesso «grandissima severità», dichiarando: «Non tollereremo nessuna deriva e minaccia all’integrità dei poliziotti». Ma è stata la Manif a chiedere al Tribunale di Grande istanza di Parigi la nomina di due ufficiali giudiziari incaricati di stendere un rapporto imparziale sullo svolgimento del corteo. A dimostrare il permanente vigore della Manif è pure il fiorire di liste specifiche di candidati ispirate al movimento in vista delle prossime elezioni comunali (marzo) ed europee (maggio). «Dobbiamo pesare a livello locale e in Parlamento», martellano da tempo i portavoce della cordata. Inoltre, si conferma pure il successo ininterrotto della vendita di felpe e altri articoli d’autofinanziamento con il logo della famiglia allegra che si tiene per mano. Quest’ultimo, inizialmente criticato da tanti per la sua «ingenuità», si è invece dimostrato pregnante. E in poco più di un anno, ha già fatto tanta strada.