Ucraina. La guerra riempie le banche del seme: congelata la generazione post-conflitto
La guerra tra Mosca e Kiev che ogni giorno continua a strappare alla vita decine e decine di persone sta riempiendo le banche del seme. In Russia come in Ucraina. Si congelano sperma e ovociti da cui nasceranno i bambini della generazione post-conflitto. La trovata, certo, tradisce l’attesa di un futuro di pace. Ma ha poco di romantico. È infatti presa in considerazione per assicurare a potenziali vedove la possibilità di concepire i figli di chi dal fronte non tornerà mai più.
Secondo Fontanka, un sito Web di San Pietroburgo, pochi giorni dopo l’annuncio della mobilitazione dei 300mila riservisti, disposta dal Cremlino a settembre per rimpinguare l’esercito eroso da vittime e feriti, c’è stato un insolito boom di richieste di crioconservazione dello sperma. Gli uomini chiamati alle armi – è la ricostruzione – si sono affrettati a congelare le cellule riproduttive con cui le proprie donne avrebbero potuto mettere al mondo bambini anche in loro assenza.
Igor Trunov, presidente dell’Unione russa degli avvocati, si è fatto promotore di una richiesta di fondi federali destinati a coprire i costi dello stoccaggio. Il 28 dicembre il giurista ha fatto sapere tramite l’agenzia Tass che il Ministero della Salute aveva accolto il suo appello e che, nonostante i dettagli formali fossero ancora da chiarire, la sua organizzazione avrebbe assistito le coppie interessate allo stanziamento. Che, ha precisato, comprende anche «quote gratuite per il trattamento dell’infertilità». Molti ritengono che l’idea della crioconservazione gratis per i riservisti sia maturata ai piani alti del governo, che l’ha fatta poi circolare in altri termini nella popolazione, come una sorta di “incentivo” al servizio (malvolentieri) prestato.
In Ucraina, Paese tra i più permissivi al mondo in materia di fecondazione assistita e maternità surrogata, la crioconservazione dello sperma dei militari impegnati al fronte è promossa invece dalle cliniche per la fertilità che, prima del conflitto, gestivano fiorenti business sul corpo delle ucraine. Soprattutto per la clientela estera. Ne ha scritto persino un settimanale progressista come l’Economist raccontando l’iniziativa lanciata dal centro “Mother and Child”, a Kiev, uno dei più grandi della nazione, che incoraggia gli ucraini in trincea a congelare le proprie cellule (in caso di militari donne si tratta ovviamente di ovociti) come “polizza” sul futuro delle proprie famiglie. Il programma “Hero Nation” propone forti sconti sulla crioconservazione e sulle procedure di concepimento in vitro. Trattamenti che in tempo di pace costerebbero non poco ma che, oggi, alle coppie indigenti vengono offerti anche a titolo gratuito. Gli interessati – la stima al momento è di una quarantina di pazienti al mese – devono però impegnarsi a presentare una procura che certifichi in modo inequivocabile le volontà riproduttive post mortem. A colloquio con il settimanale britannico, il medico Vitaly Radko, impiegato nella clinica della capitale, spiega: «Se nel tuo Paese c’è la guerra e tu non sei al fronte, devi fare ciò che ti viene meglio. Ecco, noi siamo i migliori a far nascere nuovi ucraini».