La «guerra nascosta» del Sudan. In Darfur spuntano le fosse comuni: recuperati 87 corpi
Il Sudan ritrovate fosse comuni
La crisi sudanese continua ad aggravarsi. Senza alcun interesse da parte della comunità internazionale, mentre il Paese sta diventando sempre più teatro di regolari massacri spesso di matrice etnica.
Secondo l’Onu sono almeno 87 i cadaveri scoperti in una fossa comune della regione occidentale del Darfur. «Tra i morti ci sono numerosi membri della popolazione darfuriana dei Masalit – spiegava ieri una nota dell'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni unite (Ohchr) –. Abbiamo informazioni credibili sul fatto che i ribelli le Forze di supporto rapido (Rsf) possano essere i responsabili». Sebbene questi ultimi abbiano negato qualsiasi coinvolgimento nei massacri, lo spargimento di sangue a sfondo etnico si è intensificato nelle ultime settimane. A El Geneina, città del Darfur occidentale, diversi testimoni e gruppi per i diritti umani hanno riferito di «ondate di attacchi da parte delle Rsf e delle milizie arabe contro il popolo (non arabo) Masalit». Le testimonianze hanno specificato che durante i massacri si verificavano «esecuzioni a distanza ravvicinata».
Tali violenze sono state registrate insieme a altri combattimenti tra fazioni militari rivali che, scoppiate ad aprile, stanno oggi portando il Paese verso una guerra civile a tutto campo. «La popolazione locale è stata costretta a seppellire nella fossa comune i corpi, compresi quelli di donne e bambini – hanno confermato gli operatori umanitari in loco –. La sepoltura, alla periferia della città, è avvenuta tra il 20 e il 21 giugno». Alcune delle persone decedute – riferiscono testimoni – non sono sopravvissute alle ferite: gli ospedali dell’area sono chiusi o mancano di gran parte del materiale medico.
«Condanno con la massima fermezza l'uccisione di civili e individui estranei ai combattimenti – ha dichiarato l'Alto Commissario Onu, Volker Turk –. Sono ulteriormente sconvolto dal modo insensibile e irrispettoso in cui sono stati trattati i morti».