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Ucraina. Kharkiv è tornata nel mirino del Cremlino. L'incubo del fronte

Giacomo Gambassi, inviato a Kharkiv sabato 11 novembre 2023

L'attacco russo nel centro di Kharkiv lo scorso 6 ottobre in cui è stato ucciso anche un bambino di 10 anni

Dalle nove della sera tutti i lampioni si spengono. E le strade piombano nel buio. A illuminarle solo i fari delle auto e la luce fioca che rimbalza dalle finestre delle case. Questione di sicurezza in una metropoli a cinquanta chilometri dal confine russo dove nelle ultime ventiquattro ore gli allarmi antiaerei hanno suonato sette volte. In oltre seicento giorni di guerra, Kharkiv è tornata nel mirino del Cremlino dopo il tentativo fallito di impossessarsene nei primi due mesi d’invasione. E la seconda città dell’Ucraina ne è consapevole.

I segni di un raid russo in una scuola di Kharkiv - Gambassi

«I russi stanno cercando ancora di conquistarci ma non ce la faranno», spiega Soren S., 54 anni, comandante dell’esercito ucraino originario della Georgia che a Kharkiv vive con la moglie. «Siamo un centro nevralgico, l’ex capitale, con industrie pesanti, fra cui quelle belliche che sono ben conosciute da Mosca», aggiunge. Con sé ha il mitra d’ordinanza. Parla in un anonimo bar di periferia. Quando apre il portafoglio, però, il tesserino delle forze armate non è dell’Ucraina ma dell’ex Urss. «È l’unico valido», sorride. In una spedizione sovietica è rimasto ferito. «Però quando la Russia ci ha aggredito, ho scelto di mettermi di nuovo a servizio di quanti combattono». Racconta che in prima linea oggi sono schierati soprattutto ultra quarantenni. «I militari più giovani hanno già resistito abbastanza. E vanno preservate alcune generazioni per garantire un futuro al Paese».

Il tesserino militare sovietico di Soren S., l'unico ancora valido del comandante dell'esercito ucraino - Gambassi

Eppure la nazione vive l’incubo dell’arruolamento di massa. «Non c’è per il momento. Ma forse sarà necessario se il conflitto durerà ancora», ipotizza Soren. Kharkiv non fa eccezione. Anzi, gli uomini che potrebbero partire per il fronte sono scomparsi. «Restano chiusi in casa o in luoghi clandestini senza mai uscire. Non vanno in giro e neppure al lavoro per paura di ricevere il cartellino», racconta Oleksandr Yalovol, fondatore dell’hub umanitario “Est-Ovest” e referente locale del partito d’opposizione dell’ex presidente Petro Poroshenko. Poi cita l’esempio della sua Ong: «Siamo cercando da tempo un uomo che abbia esperienza nella logistica per assumerlo. Non ci siamo riusciti. Solo studenti universitari». Quelli che non possono essere precettati. Anche le fabbriche del territorio hanno sempre meno lavoratori. «Perché poliziotti o soldati vanno nelle aziende per individuare chi arruolare», sostiene Oleksandr. Un terzo degli operai ha ricevuto l’invito a presentarsi ai distretti militari. Altra strategia di caccia è «fermare gli uomini in auto e consegnare loro il foglio di convocazione».

I militari al fronte nella regione di Kharkiv - Ansa

Nonostante la vicinanza alla Russia e i raid senza sosta, il capoluogo di regione si è ripopolato anche se un terzo degli edifici è bombardato. Erano rimasti in 600mila dopo i tre mesi dell’assedio, rispetto al milione e 400mila che la città contava prima dell’aggressione russa. Oggi si sfiora il milione e 300mila, secondo l’amministrazione comunale. A prendere il posto di chi è fuggito sono gli sfollati di guerra. «In tutto 450mila profughi registrati, a cui si aggiungono i “non certificati”», spiega il direttore di Caritas Ucraina della Chiesa greco-cattolica, padre Andriy Nasinnyk. Un numero che fa di Kharkiv la seconda città ucraina dell’accoglienza dopo Dnipro. Ma la rende anche un concentrato di povertà.

La consegna degli aiuti umanitari da parte della Caritas Ucraina della Chiesa greco-cattolica di Kharkiv - Gambassi

«La maggioranza delle famiglie di rifugiati - spiega il sacerdote - non ha più nulla: né una casa, né un lavoro, né il necessario per vivere. Appena pochi risparmi. Si campa di sussidi, aiuti, piccoli impieghi. Molti sono arrivati dal Donbass oppure dai villaggi del nostro oblast che erano stati occupati e, prima di essere liberati, sono stati devastati. Adesso si giunge dagli insediamenti lungo il confine che vengono bombardati ogni giorno o da quelli a ridosso della linea del fuoco, come il distretto di Kupiansk nell’ultimo lembo della regione». Qui è scattata l’evacuazione dei genitori con i bambini per l’offensiva russa che punta sulla cittadina per aprirsi un varco verso Kharkiv.

I segni dei bombardamenti russi a Kharkiv - Gambassi

C’è poi l’ossessione delle spie che alimenta sospetti in una comunità sotto tiro. L’ultimo finito in carcere per collaborazionismo è il caposquadra di un’impresa di costruzioni di ponti. È accusato di aver inviato al nemico posizioni che hanno permesso di pianificare l’attacco di un missile su un palazzo in pieno centro dove a inizio ottobre è rimasto ucciso un bambino di dieci anni. E si sospetta che sia stata pilotata da qualche informatore anche la bomba arrivata due settimane fa sul polo di smistamento postale in cui sono morti sei addetti.