Afghanistan. La grande fuga da Kabul. E si prevede un'ondata di profughi
Si tenta di scavalcare il muro che delimita l'area aeroportuale di Kabul
A Kabul è l'ora della disperazione e della fuga. Ma solo pochi riusciranno ad andarsene. Le immagini dell'aeroporto della capitale si raccontano da sole. Donne, uomini e bambini che corrono verso la pista, verso gli aeroplani. Una corsa per la vita. C'è anche chi si è attaccato ai carrelli degli aerei americani in decollo. Almeno due personeo sono poi precipitate al suolo. Scene terribili, che immediatamente ci riportano alle immagini di Saigon, in quell'altra terribile fuga nel 1975, che poi per un cinico gioco del domino portò ad altre sofferenze inaudite. Come il via libera dato da Washington all'Indonesia musulmana perché occupasse la cristiana Timor, all'interno di uno scambio politico in funzione anticomunista.
L'aereo militare italiano arrivato nel primo pomeriggio a Fiumicino da Kabul dovrebbe essere seguito da altri. Ma nell'aeroporto afgano regna il caos. Così la missione di evacuazione dell'esercito tedesco è stata rinviata perché i due aerei A400M non riescono ad atterrare. Ora sono a Baku, in Azerbaigian, in attesa che la situazione migliori. Obiettivo del governo tedesco è di portare in salvo anche più collaboratori afgani possibile.
I militari americani hanno sospeso momentaneamente le evacuazioni da Kabul per sgomberare le piste e rimettere in funzione l'aeroporto. Inoltre per facilitare i ponti aerei con Kabul le autorità aeronautiche hanno chiesto ai voli civili di non sorvolare il Paese, che tra l'altro non potranno essere assistiti.
Tra le persone in bilico tra la vita e la morte nell'aeroporto di Kabul c'è anche Zhara "giovane donna che ha sfidato i talebani: impegnata nella difesa dei diritti umani in particolare delle donne". Lo sottolinea il deputato veneziano del Pd Nicola Pellicani. "Ora è in pericolo e chiede di ricongiungersi con la sua famiglia a Venezia dove vive anche il fratello Ahmed Hamadi, tra i fondatori di Orient Experience - aggiunge - . Ho raccolto il suo appello per aiutare la sorella. È stato un Ferragosto concitato di contatti, telefonate e messaggi continui. Ho parlato più volte con Zhara mettendola in contatto in il ministero della Difesa che si è subito attivato".
La storia si Zhara è emblematica, simile a quella di tante donne afgane. "Per questo è necessario agire con rapidità per emergenza umanitaria. La comunità internazionale non può mostrarsi distratta o indifferente.
Occorre fare presto, soccorrere quanti stanno fuggendo dai talebani".
Ma di storie drammatiche ce ne sono tantissime. Come questa: "Ho salvato molte vite americane", ma gli americani "mi hanno voltato le spalle e mi hanno detto grazie e ciao", "non permettendomi di imbarcarmi su un volo" da Kabul. È quanto dichiara in un audio trasmesso dalla Bbc un uomo che dice di essere un interprete afghano per lo staff americano. "Ci ho provato - ha detto - ma non mi hanno permesso" di imbarcarmi, dicendo che non avevo la documentazione. "Ho salvato molte vite americane. ma questo alla fine è quello che mi hanno fatto. Mi hanno girato le spalle e mi hanno lasciato indietro, dicendomi, va bene così, grazie e ciao". L'uomo rivela che i talebani sono andati vicinissimi a casa sua a Kabul. L'interprete dice di essere comunque in contatto con gli americani e che se per caso gli si permetterà di imbarcarsi,
chiamerà la famiglia, rimasta a casa, perché lo segua.
A centinaia sperano di poter entrare nell'aeroporto di Kabul - Reuters
Piani di fuga
Oltre 6 mila soldati a stelle e strisce sono stati inviati a evacuare circa 30.000 persone tra diplomatici americani e civili afghani loro collaboratori. Un'operazione lunga e complicata in un clima di caos e confusione.
La Germania intende inviare "svariate centinaia" di soldati in Afghanistan e progetta la realizzazione di un ponte aereo per riuscire a mettere in atto le evacuazioni necessarie. Lo riferiscono all'agenzia Afp fonti del Bundestag, secondo le quali Angela Merkel ha presentato un vero e proprio piano in tal senso a una riunione dei capigruppo al parlamento tedesco. L'intenzione è quella di concedere la fuga anche a 2.000 afghani che hanno lavorato per i tedeschi, "in particolare donne minacciate, difensori dei diritti umani e altri dipendenti di Ong".
Madrid ha annunciato la volontà d'inviare due aerei militari a Dubai per preparare la "prima fase" dell'evacuazione del suo personale diplomatico, del personale afghano e dei loro congiunti.
Il ministro degli Esteri svedese Ann Linde ha detto che tutto il personale svedese schierato nel Paese (19 in totale) ha già abbandonato il Paese. La Finlandia, invece, dovrebbe evacuare i suoi connazionali nella giornata di oggi. Anche Norvegia e Danimarca procedono insieme per il rimpatrio dei loro cittadini. "Posso informarvi che domenica sera, in condizioni molto difficili, siamo riusciti a evacuare un gruppo di cittadini danesi e norvegesi dall'Afghanistan", ha detto il ministro delle forze armate danesi Trine Bramsen.
Parigi ha schierato rinforzi militari negli Emirati Arabi Uniti per facilitare l'evacuazione dei cittadini francesi da Kabul. La prima tranche dell'operazione dovrebbe avvenire entro "la fine di questo lunedì". A confermarlo il ministro della difesa, Florence Parly, che ha poi aggiunto come la Francia voglia "continuare a fornire protezione alle figure della società civile afgana, ai difensori dei diritti, agli artisti e ai giornalisti che sono particolarmente minacciati a causa del loro coinvolgimento".
Denaro
Intanto c'è chi pensa prima ai ai soldi: il denaro della Banca centrale afgana depositato in Usa non andrà ai talebani (a chi andrà lo scopriremo). E secondo fonti d'agenzia russe l'ex presidente afgano Ashragf Ghani sarebbe fuggito cercando di caricare sull'elicottero quanto più denaro possibile, ma parte di questo è rimasto sulla pista.
Paura
"Ho paura per chi ha lavorato con noi ed ora sta per morire. I Talebani li cercano casa per casa. Abbiamo lasciato migliaia di persone che rischiano la vita. La situazione è gravissima, la comunità internazionale li salvi". Così, intervistato a Fiumicino, uno degli afghani arrivati oggi col volo da Kabul.
«Abbandonati»
"Ci sentiamo traditi. I nostri collaboratori hanno creduto in noi e ora sono abbandonati e rischiano a vita. Abbiamo lasciato collaboratori a Kabul e non sappiamo ora come aiutarli, come dobbiamo fare. Donne che non possono muoversi, che hanno collaborato con noi , che abbiamo formato, ostetriche, medici, che lavoravano con noi ed ora sono abbandonati. I nostri ospedali sono abbandonati, non hanno farmaci, e malati muoiono. Bambini che non hanno da mangiare. La situazione è gravissima. Io sono un medico rifugiato che ha collaborato a progetti sanitari a Kabul e nelle province. Abbiamo costruito progetti ed ora sono abbandonati. Avevo creduto molto nella transizione ed ora sono deluso". Lo ha detto un medico afghano che lavora con l'agenzia italiana per la Cooperazione e si trovava sull'aereo arrivato oggi a Fiumicino proveniente da Kabul.
Ma c'è chi resta volontariamente
Ma c'è anche chi ha deciso di restare, anche alcuni italiani. Sono medici e personale della Croce rossa internazionale o altri come Emergency, che era in Afghanistan ancor prima dell'arrivo degli americani.
"I taleban stanno prendendo il posto dei leader governativi sia nella micro che nella macro gestione dei vari settori. Non ci sono stati episodi di resistenza al loro ingresso in città e ci aspettiamo un miglioramento della situazione nei prossimi giorni. Speriamo di avere presto contatti con i nuovi leader. Questa mattina si è presentato all'ospedale un nuovo esponente del distretto di polizia locale. I taleban ci conoscono da 20 anni e ci aspettiamo che ci lascino continuare a lavorare". Così Alberto Zanin, coordinatore medico del Centro per vittime di guerra di Emergency a Kabul. Nel loro ospedale attualmente ci sono 115 feriti.
In fila in un posto di frontiera del Pakistan - Ansa
I profughi
Una cosa è certa centinaia di migliaia di persone sono senza casa e senza prospettive. Molti cercheranno riparo all'estero. Una gran quantità preme già sulle frontiere pakistane, che al momento risultano chiuse. Molti altri stanno entrando in Iran, che invece al momento permette il passaggio.
Ma è prevedibile che una parte, seppure minoritaria, cercherà di raggiungere l'Occidente. In fondo i Paesi della Nato hanno fatto loro molte promesse e li hanno messi in contatto con una vita che ai loro occhi è appare migliore rispetto alle prospettive attuali dell'Afghanistan.
L'Austria, che non fa parte della Nato anche se ha un accordo di collaborazione, ha già fatto sapere che non accoglierà nessuno.
"Intanto - dice Nicola Oddati, del Pd - si attivino subito corridoi umanitari per mettere in salvo coloro che non vogliono essere brutalizzati dal regime talebano. Mai più missioni nel buio e finanziamenti ad assassini mascherati da militari. Basta armare, per ragioni commerciali, chi costruisce regimi autoritari, alimenta il terrorismo e non rispetta i diritti fondamentali per ogni essere umano. La lezione deve essere quella della coerenza tra le parole che pronunciamo e le cose che facciamo".
Sessanta Paesi della comunità internazionale hanno firmato un appello affinché sia garantita una partenza sicura agli afghani e ai cittadini stranieri che intendono lasciare Kabul, ma scorrendo la lista dei Paesi emerge che nell'Ue, Ungheria e Bulgaria non hanno sottoscritto il documento. Nell'appello si legge tra l'altro: "Agli afgani e ai cittadini internazionali che desiderano partire deve essere consentito di farlo; strade, aeroporti e valichi di frontiera devono rimanere aperti e deve essere mantenuta la calma".