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Voto Usa. I poveri scompaiono dal dibattito pubblico: astensione record

Paolo M. Alfieri mercoledì 13 novembre 2024

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Nel Paese più ricco, e con la più alta disuguaglianza al mondo, sembra non interessare più a nessuno che i poveri vadano, o meno, a votare. Molto si è detto e scritto su come Donald Trump attiri sempre più consensi tra le classi medio-basse, sottraendo ai democratici un bacino di elettori storicamente più propensi a votare per i liberal. Passa invece sempre più sotto traccia, da una parte, il progressivo allontanamento dei poveri dalla partecipazione stessa al processo elettorale, e dall’altra, in parallelo, la messa in secondo piano della questione povertà nei programmi e nei discorsi degli stessi politici americani. Con il risultato che, nel momento in cui tutti gli analisti sottolineano quanto abbiano inciso economia e carovita sulle presidenziali, i più poveri restano comunque dimenticati, relegati tutt’al più a considerazioni legate alla diffusione del fentanyl, l’oppiaceo molto diffuso tra i senzatetto e non solo.

C’è chi ha fatto notare che nella trascrizione dell’unico dibattito Tv tra Trump e Kamala Harris dello scorso 10 settembre le parole «povertà», «basso reddito», «difficoltà economiche», «lotta», «classe operaia», «povero» non compaiano mai. Nemmeno una volta, insomma, questi termini sono stati pronunciati dai due candidati alle presidenziali, né, tanto meno, dai due conduttori. Ad assistere a quel dibattito furono in 67 milioni, ma degli americani più poveri e delle loro esperienze di vita, così come delle disuguaglianze crescenti, nessuno ascoltò una parola, eccetto qualche generico riferimento ai «prezzi più alti». Viceversa, al centro dell’attenzione vennero posti gli elettori della «classe media», definizione usata sei volte in quella serata e buona per tutte le stagioni.

Basta dare un’occhiata a uno studio ufficiale dell’U.S. Census Bureau sulle elezioni di midterm del 2022 per capire quanto sempre più la disuguaglianza di reddito rischi di produrre disuguaglianza anche sul fronte elettorale. In quella tornata, solo il 33 per cento degli elettori con un reddito familiare inferiore ai 20mila dollari si recò alle urne, contro il 67 per cento degli elettori con redditi superiori ai 100mila dollari. E ancora: l’affluenza alle urne fu del 58 per cento tra i proprietari di casa e solo del 37 per cento tra coloro che vivevano in affitto.

Se, insomma, per la prima volta da decenni i democratici hanno ricevuto alle presidenziali di martedì scorso più consensi dagli elettori appartenenti al terzo più alto della fascia di reddito che tra i gruppi più poveri e se, a differenza del 2020, le famiglie a reddito medio-basso hanno preferito Trump a Harris, è lo stesso concetto di “elettore povero” che rischia, progressivamente, di sparire dai radar della politica. Con il risultato di un deficit di partecipazione e di una democrazia implicitamente più debole, oltre che di una sempre minore attenzione degli stessi politici verso quei temi di cui sempre meno elettori possono farsi portatori.

Temi che, già negli ultimi anni, hanno faticato a essere considerati centrali nel dibattito pubblico. Il salario minimo federale è fermo dal 2009 a 7 dollari e 25 centesimi l’ora – sebbene molti Stati lo abbiano alzato a livello locale -, mentre gli Stati Uniti restano anche l’unico Paese ricco al mondo a non avere un servizio sanitario universale. Secondo il Census Bureau, la povertà infantile è più che raddoppiata negli Usa tra il 2021 e il 2022, passando dal 5,2 al 12,4 per cento e anche gli sfratti sono tornati a crescere, superando i livelli pre-pandemici, mentre il rapporto annuale sugli homeless mostra che nel 2023 oltre 650mila americani erano senzatetto. Quali risposte ha offerto loro la politica nell’anno elettorale? Molto si è letto delle intenzioni di Trump di abbassare le imposte per le società, poco, o nulla, dei suoi eventuali programmi per la parte più povera, e nascosta, della società americana, mentre la crescita diseguale dei redditi e la disparità degli oneri fiscali sono destinate ad accentuare ancora di più le disuguaglianze sociali.