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Il caso. La Francia boccia il preside: non rispetta la laicità

Daniele Zappalà mercoledì 18 settembre 2024

Il castello di Pau, in Francia

La Francia rischia di vivere nuovamente la “guerra scolastica”, come venne chiamata negli anni Ottanta, con il socialista François Mitterrand all’Eliseo? Se lo chiedono in tanti nella comunità educativa cattolica d’oltralpe, dopo una decisione caduta nei giorni scorsi come una mannaia, scuotendo le coscienze: la sospensione triennale, per «colpe gravi» circa il rispetto della laicità, di Christian Espeso, 61 anni. L’uomo è il direttore di una delle più note strutture cattoliche del Midi: l’Immacolata Concezione, a Pau, istituto ai piedi dei Pirenei che accoglie 2.600 allievi. Christian Espeso, professore di storia e filosofia, può invece ancora insegnare. Dopo un paio di ispezioni ministeriali prolungate, nel 2021 e lo scorso aprile, prima di un “dibattito contraddittorio” ad agosto presso gli uffici regionali del Ministero dell’Educazione Nazionale, Espeso è stato additato per non aver rispettato in pieno il «contratto di associazione» fra il suo istituto e lo Stato. Un patto che prevede in particolare, sul fronte della laicità, il carattere facoltativo degli insegnamenti religiosi e delle conferenze di rappresentanti religiosi, così come lo svolgimento di liturgie e confessioni al di fuori delle ore di lezione. Si tratta dello stesso contratto che garantisce che gli insegnanti vengano stipendiati dal Ministero, alleggerendo così notevolmente i costi di funzionamento di ogni scuola, e dunque pure le rette per le famiglie. Concretamente, è lo status scelto in Francia da una maggioranza molto larga di scuole cattoliche, tenute a rispettare pure il programma ministeriale degli insegnamenti, a differenza di quelle, minoritarie, che rivendicano una piena autonomia, chiedendo spesso alle famiglie di sopportare gran parte dei costi.

Al “dibattito contraddittorio” di fine agosto con la rettrice agli studi Anne Bisagni-Faure – la funzionaria che ha poi deciso di sospenderlo – Espeso era giunto con i suoi avvocati e 18 testimoni a favore, fra cui il rabbino di Pau, che scolarizza la figlia nell’istituto cattolico, come fanno pure delle famiglie musulmane. Adesso, il direttore, ormai vicino alla pensione, ha deciso di battersi, presentando un ricorso al Tar, dopo aver ricevuto il sostegno della diocesi che l’aveva nominato 11 anni fa. Da tempo, un gruppo ristretto d’insegnanti contesta Espeso, accusando pure il suo «stile autoritario» e le sue «convinzioni conservatrici». Sul fronte della laicità, il direttore aveva riconosciuto in passato qualche imprecisione nella stretta separazione fra tempo delle confessioni e orari delle lezioni. Ma oggi, Espeso ha replicato evocando attacchi «ideologici» strumentali estranei al funzionamento della scuola, il cui successo pedagogico è testimoniato ad esempio dagli ottimi risultati agli esami di Stato, o dalla lunga lista d’attesa per tante nuove famiglie al momento delle iscrizioni: l’istituto, di fatto, non riesce a soddisfare tutte le richieste. Una reputazione riconosciuta pure da Bisagni-Faure, per la quale il Ministero non intende sciogliere il contratto d’associazione.

Certi politici, come la senatrice neogollista Valérie Boyer, denunciano già il ritorno del «delitto d’opinione» a scuola. Altri osservatori notano che il caso è ancora lontano dalla febbre laicista dell’era mitterrandiana contro le scuole non statali. Ma memori di quella scia, in ogni caso, tanti rialzano le “antenne”, notando pure la tempistica di una sospensione giunta appena dopo il successo della sinistra alle ultime elezioni legislative.