Alla ricerca della «Françafrique» perduta. Macron in Africa fa più affari che promesse
Macron in Angola con il collega Lourenço
Il tour africano di Emmanuel Macron era giudicato alquanto controverso ancora prima della partenza. La politica estera francese nel continente, soprattutto nell’ultimo periodo, ha “urtato” molti leader africani e gran parte delle popolazioni che vivono nelle ex colonie. Dove, per decenni, Parigi aveva già tentato in tutti modi di indirizzarne il futuro. Ma questa relazione privilegiata tra la Francia e il continente africano, la cosiddetta “Françafrique”, sembra appartenere ormai al passato. «Macron è persona-non-grata qui», titolavano sabato i media nella capitale congolese, Kinshasa, dove Macron ha trascorso l’ultima giornata del viaggio incontrando il collega Felix Tshisekedi.
Dopo aver partecipato a un summit sulla deforestazione in Gabon, aver trascorso qualche ora nel nord del Congo-Brazzaville, senza neanche passare dalla capitale, e essere apparso per un’altra manciata di ore in Angola dove ha incontrato il collega João Lourenço, Macron è atterrato venerdì sera a Kinshasa. Ritmi serratissimi per un tour africano che, secondo gli analisti, ha vari obiettivi. «Macron vuole salvare il salvabile della reputazione francese in Africa», vuole «contrastare l’influenza di russa, cinese, turca, e indiana», e ancora, «Macron cerca di rafforzare le relazioni diplomatiche con quei Paesi africani ancora “amici” della Francia». È inoltre indicativo che poco prima di lui, il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu, ha visitato Costa d’Avorio e Senegal (i due dei tradizionali amici di Parigi), per firmare contratti legati alla vendita di armi. Paesi come Mali, Guinea-Conakry, Centrafrica, e Burkina Faso, hanno rotto invece ufficialmente o ufficiosamente con Parigi. Nel Sahel turbolento rimane solo il Ciad dalla parte di Macron: il giovane presidente della transizione, il 38enne Mahamat Deby, ha bisogno dell’esercito francese per rimanere al potere.
Una cosa comunque è certa: durante questo tour Macron ha scelto gli Stati più ricchi di petrolio (dopo la Nigeria).
Anzi nella Repubblica democratica del Congo, desiderosa di vendere i suoi siti petroliferi, il presidente francese ha fatto da portatore della notizia dell’arrivo di 34 milioni di euro all’Unione Europea per lanciare «un ponte umanitario» che raggiungerà Goma, capitale della travagliata regione del Nord Kivu, e sotto offensiva da tempo dei gruppi jihadisti appoggiati dal Ruanda.