La crisi. La destra estrema di Kickl tenta il governo in Austria
Herbert Kickl all’uscita dall’ufficio del presidente Alexander Van der Bellen
In Austria la destra può tornare al potere. A Vienna si potrebbe presto realizzare una coalizione di governo guidata dalla destra populista Fpö. Il presidente federale austriaco, Alexander van der Bellen, ieri ha incaricato il leader del partito della libertà d’Austria (Fpö) Herbert Kickl, in qualità di vincitore delle ultime elezioni (29%), di tentare di formare una coalizione di governo con i conservatori dell’Övp. Una riedizione di una coalizione, in cui l’Fpö era il però il partito di minoranza realizzata nel 2017 dal cancelliere dell’Övp, Sebastian Kurz, e anche nel 2000, guidata sempre da un cancelliere conservatore, Wolfgang Schüssel e sostenuta dall’allora leader dell’Fpö, Jörg Haider, criticato in quegli anni in Austria ed in Europa per aver elogiato pubblicamente la politica socio-economica di Adolf Hitler.
Il nuovo leader del partito della libertà d’Austria (Fpö), Herbert Kickl non si è spinto a tanto, ma nel corso dei suoi comizi, durante la campagna elettorale, ha spesso utilizzato slogan cari all’estrema destra. Dopo la vittoria alle elezioni del 29 settembre, Kickl non ha mai nascosto la sua posizione favorevole alla Russia, con cui vorrebbe riaprire dialoghi e gasdotti dalla Siberia. Inoltre il leader di destra ha riscosso sempre maggiori consensi per una politica migratoria estremamente severa, che prevedono deportazioni su larga scala. «Chi non lavora e crea problemi o compie reati, deve andarsene e deve essere rimandato a casa», ha tuonato spesso nei suoi comizi.
Secondo media ed analisti austriaci, il presidente Alexander van der Bellen ieri non ha potuto far altro che incaricare Kickl, dopo il fallimento delle trattative per una coalizione tripartitica tra i conservatori dell’Övp, i socialdemocratici della Spö e i liberali del Neos.
Karl Nehammer, cancelliere uscente, nonché ex leader dell’Österreichische Volkspartei (Övp), il partito popolare austriaco, ha presentato le dimissioni; di conseguenza le resistenze all’interno del suo partito contro una coalizione con l’Fpö si sono molto attenuate. La strada verso il cancellierato per Herbert Kickl e, per il primo governo guidato dalla destra, in 80 anni di storia della Repubblica federale austriaca, ora è spianata. L’eco delle vicende austriache, come spesso accade, si riverberano oltre le Alpi e sono giunte fino a Berlino. Ieri molti politici tedeschi, impegnati nella campagna elettorale in vista del voto anticipato del 23 febbraio, hanno interpretato l’incarico a Kickl come un avvertimento e un segnale d’allarme per la Germania. Il vicecancelliere del governo federale di minoranza e leader dei Verdi, Robert Habeck, teme che dopo il voto del 23 febbraio possa crearsi uno scenario politico simile a quello di Vienna, ovvero «che i partiti diano priorità alle loro tattiche rispetto alle possibilità di formare alleanze di governo. In questo modo si favorirebbero solo le posizioni e gli obiettivi dei populisti». Preoccupazioni e timori sono giunte anche da socialdemocratici e liberali.
Ma ieri politici dell’Unione democristiana-conservatrice, cristiano-democratici e cristiano-sociali bavaresi Cdu/Csu, hanno ribadito il loro “no” ad alleanze post elettorali soprattutto con i verdi. Questa posizione politica è un vero cavallo di battaglia di Markus Söder, governatore della Baviera, land tra l’altro confinante con l’Austria. Il suo compagno di partito, Alexander Dobrindt, ha aggiunto: «L'Austria ha problemi simili a quelli tedeschi, come la debolezza economica e le difficoltà nel settore dell'immigrazione. Questo ha portato ai risultati politici che vediamo ora a Vienna».