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I CATTOLICI. La condanna dei vescovi: pratica orribile

Stefano Vecchia sabato 16 luglio 2011
«Condanniamo con forza, come Vescovi indiani, questa pratica orribile, frutto di una mentalità che privilegia il maschio come fonte di profitto e come figlio di maggior valore, mortificando la dignità femminile». Usa toni forti pade Charles Irudayam nel comunicare all’Agenzia Fides lo sconcerto della Chiesa per la pratica aberrante della genitoplastica nelle cliniche di Indore. «Conosciamo bene il fenomeno dell’aborto selettivo che, secondo alcuni studi, negli ultimi 20 anni ha riguardato oltre 5 milioni di bambine. Il governo ha tentato di arginarlo, e infatti si registra un decremento. Ora emerge l’operazione chirurgica. Credo che la responsabilità sia prima di tutto dei genitori, che la chiedono, poi dei medici che la compiono – dice ancora il Segretario della Commissione per la Giustizia, la pace e lo sviluppo della Conferenza episcopale indiana –. Occorre lavorare sempre di più, come sta facendo la Chiesa, per diffonde una cultura di uguaglianza di genere e per promuovere la dignità e i diritti della donna nella società. Ma ci troviamo a dover combattere una mentalità radicata».La Chiesa cattolica, come ricorda padre Irudayam, combatte la discriminazione e si impegna per difendere la dignità degli esseri umani e l’inviolabilità del loro corpo. Inoltre con la gestione di migliaia di strutture sanitarie e assistenziali, «apprezzate per la loro opera eccellente, che diffondono una mentalità e una pratica di rispetto della vita e della dignità umana», dà un contributo positivo allo sviluppo di una mentalità di rispetto e di uguaglianza. «Bisogna proseguire nell’opera di educazione delle coscienze» conclude.Un altro commento arriva direttamente dalla Chiesa del Madhya Pradesh, di cui Indore, con il suo milione e mezzo di abitanti è la città più popolata e maggiore centro commerciale. Padre Anand Muttungal, portavoce del Consiglio dei vescovi del Madhya Pradesh commenta così la nuova, grave manifestazione di discriminazione sessuale emersa proprio in questo Stato centrale dell’India: «Come Chiesa del Madhya Pradesh abbiamo espresso la nostra preoccupazione e cerchiamo di essere vicini ai problemi e ai bisogni della gente, La preferenza per i figli maschi è un fattore ancora forte nelle famiglie di fede indù, per la credenza che, per avere la salvezza, ci sia bisogno di un figlio maschio. Questa motivazione religiosa spiega in parte la gravità e diffusione del problema».«Una seconda regione – continua padre Muttungal – è l’uso che siano i maschi a perpetuare il nome della famiglia, ad ereditare i beni di famiglia, a gestire denaro, terreni e strumenti di lavoro. Una tendenza opposta si sta registrando in anni recenti, con mogli che mantengono il cognome originario, oppure lo associano a quello del marito, ma sono ancora fenomeni minoritari. I dati emersi anche recentemente nel censimento confermano una discriminazione diffusa che inizia ancora prima della nascita».