Il virus. Ecco perché l'ondata di Covid cinese non spaventa l'Europa
Passeggeri in arrivo all'aeroporto di Pechino l'8 gennaio 2023
Dietrofront della Cina a tre anni dall'epidemia di Covid che mise in ginocchio il Paese. Fallita la politica degli "zero contagi", portata avanti con ripetuti lockdown che hanno più volte isolato città da milioni di abitanti, Pechino si misura con il virus a viso aperto. Esigenze economiche e sociali, nonché l'ingestibilità di uno stato d'emergenza permanente, hanno portato alla determinazione di provare a convivere con il virus: che circoli, dunque, e che tutto riapra. Un cambio di rotta drastico che, in un Paese che aveva puntato più sull'isolamento che sulle vaccinazioni di massa, ha comportato la rapida circolazione del virus e un'accelerazione dei contagi mai vista prima. Ecco spiegato perché il gigante asiatico affronta oggi la peggiore ondata di Covid.
Le stesse motivazioni dovrebbero tranquillizzare quei Paesi, come l'Italia, dove il virus è circolato nel tempo e si è puntato da subito sulle vaccinazioni: le varianti si moltiplicano, ma da noi non esistono le premesse, affermano gli esperti, perché si ripeta l'ondata cinese. Naturalmente la prudenza è d'obbligo e diversi Paesi europei sconsigliano i viaggi in Cina e hanno introdotto (Germania, Belgio, Svezia e Grecia), come avviene in Italia, l'obbligo di tampone per i viaggiatori in arrivo dalla Cina.
Se l'Europa cerca di proteggersi, dunque, Pechino apre tutto e, dopo quasi tre anni, ha revocato le misure di quarantena per chi entra nel Paese e riaperto il confine con Hong Kong. La revoca è stata accolta con entusiasmo dai primi viaggiatori che sono sbarcati negli scali cinesi e giunge con la decisione di declassare la malattia, di cui le autorità non forniscono più quotidianamente i dati.
Il "liberi tutti" arriva a poche settimane dal Capodanno lunare, che quest'anno cade il 22 gennaio, e coincide con l'inizio del "chunyun", il periodo di circa quaranta giorni durante il quale i cinesi si spostano per tornare nelle località di origine o per andare in vacanza. Nel primo Capodanno senza restrizioni sanitarie, dopo quello drammatico del 2020, sono previsti sui treni cinesi oltre due miliardi di passeggeri. Immaginabile un ulteriore aumento dei contagi.
Se le autorità sanitarie tacciono, limitandosi a comunicare una ventina di decessi per Covid, il gruppo britannico di dati sanitari Airfinity stima che dal primo dicembre in Cina ci siano state 35,6 milioni di infezioni e che i decessi per Covid siano stati 209mila. Sempre secondo le stime britanniche, l'ondata raggiungerà il picco il 13 gennaio, con 3,7 milioni di nuovi casi al giorno, mentre il picco dei decessi si verificherà dieci giorni dopo, attorno a quota 25mila al giorno. Invariata la stima di decessi entro fine di aprile: circa 1,7 milioni.
In Italia l'infettivologo Matteo Bassetti, dell'ospedale San Martino di Genova, fa i conti in questi termini: "Nella provincia di Henan in Cina è stato registrato il 90% della popolazione positiva al Covid: questo vuole dire quasi 90 milioni di persone contagiate. Se questo dato lo proiettiamo sull'intera popolazione cinese di 1 miliardo e mezzo di abitanti vuole dire avere quasi 1,3-1,4 miliardi di casi Covid. Fino ad oggi nel mondo abbiamo avuto 700mila casi quindi si potrebbe raddoppiare questa cifra in 1-2 mesi. E' chiaro che questa situazione mi preoccupa, un virus che gira così velocemente in un periodo breve di tempo può portare dei rischi epidemiologici. Chissà se i negazionisti sanno fare i calcoli? Mentre li fanno, rimane valida la proposta di un biglietto di sola andata per la Cina" ha detto all'Adnkronos Salute. I casi mondiali raddoppierebbero, insomma, ma resterebbero sostanzialmente interni alla Cina. "Credo che la situazione italiana - aggiunge Bassetti - sia ampiamente tranquilla. Io credo che l'emergenza Covid da noi, se non arrivano fenomeni esterni, sia un problema risolto. Guardo i dati dei ricoveri, arriva solo qualche non vaccinato".
"Per quanto riguarda la Cina, la politica del Covid zero ha fallito" conferma Giorgio Palù, presidente dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), intervenuto ieri a Mezz'Ora in Più su Rai3. In Cina "avendo avuto una specie di 'cappa' dovuta al lockdown continuo non hanno certo esercitato il loro sistema immunitario che oggi viene messo a sfida da una circolazione continua del virus. Quello che abbiamo nelle circa 600 sequenze depositate nelle banche dati, sono varianti o sottovarianti già circolate da noi, quindi il virus sta già trovando un optimum di coabitazione con l'ospite umano. Io dico che se non siamo già all'endemia, ci siamo molto vicini. Una pandemia nella storia umana non ha una durata infinita". "Questa è una lezione" ha ribadito, ricordando che "la Cina non ci ha mai detto nulla sul virus. Ben tre delegazioni dell'Oms sono andare a Pechino e Shanghai e sono tornate senza risposte sull'origine del virus". "Noi europei e italiani ci siamo sempre salvaguardati mettendo in primo piano la sicurezza dei nostri cittadini. La stretta dei vaccini è stata fondamentale, qualche ritardo lo abbiamo avuto su monoclonali e sugli antivirali ma poi si è supplito anche a quello".