Per la prima volta un Papa ha sorvolato la Cina. Pechino ha dato il suo ok all'aereo di Bergoglio diretto a Seul e il Papa ha inviato i suoi auguri
di "pace" e "benessere" al presidente cinese Xi Jinping per lui
e il suo popolo. Segnali di distensione, aveva scritto qualche
media asiatico. Ma, invece, mentre Pechino faceva questo gesto di
cortesia, mandava anche un avvertimento a un gruppo di suoi
sacerdoti presenti in Corea del Sud, invitandoli a rientrare e
dunque a non presenziare alla visita del Papa.
Come anche -
riferisce AsiaNews, l'agenzia stampa dei missionari - non ha
permesso a decine di giovani cinesi di varcare la frontiera per
recarsi alla Giornata della Gioventù che si celebra proprio in
Corea con Papa Francesco, ospite d'eccezione. Nessun cenno poi
alla visita del Papa in Corea - fa notare sempre l'organo di
informazione del Pime - su Xinhua, il maggiore network di
informazione della Cina.
Certo, il via libera a solcare i cieli della Cina resta un
fatto storico. È la prima volta che questo viene consentito ad
un pontefice. Nel 1989, quando Papa Wojtyla si recò nella
Repubblica di Corea, il governo di Pechino vietò il sorvolo
all'aereo papale, che dovette fare la rotta artica. Il Global
Times, giornale vicino alle posizioni del Partito, titola oggi:
"L'approvazione da parte di Pechino del volo papale sui cieli
cinesi, è visto come un possibile modo per migliorare le
relazioni". Nell'editoriale si ricorda che il riconoscimento che
la Santa Sede dà a Taiwan e il diritto rivendicato da Pechino di
nominare i propri vescovi, sono i due ostacoli alla
normalizzazione delle relazioni tra Vaticano e Cina.
Nell'articolo si definisce ancora "cortesia del governo cinese"
l'autorizzazione al sorvolo, ricordando come Papa Bergoglio e il
presidente cinese Xi Jinping si siano scambiati messaggi in
occasione dell'inizio dei rispettivi mandati, avvenuti ad un
giorno di distanza l'uno dall'altro.
Ma la testimonianza dei missionari di AsiaNews sembra dare un
altro quadro: almeno una decina di sacerdoti cinesi residenti in
Corea del Sud sono stati contattati dal governo cinese. È stato
loro chiesto di rientrare per evitare eventuali "problemi" al
rientro in patria se avessero atteso la visita apostolica di
Francesco nella penisola. "Problemi" che normalmente si
concretizzano nel ritiro del passaporto, o nell'annullamento
dell'eventuale visto o in generiche grane burocratiche. Una
delegazione di 100 giovani cinesi è presente a Daejeon per la Giornata
asiatica della gioventù, ma circa 80 sono stati fermati prima
della partenza. E comunque a Daejeon non si sono viste finora
sventolare bandiere cinesi.