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Digelo ma non troppo. Per la prima volta un Papa sorvola la Cina

giovedì 14 agosto 2014
Per la prima volta un Papa ha sorvolato la Cina. Pechino ha dato il suo ok all'aereo di Bergoglio diretto a Seul e il Papa ha inviato i suoi auguri di "pace" e "benessere" al presidente cinese Xi Jinping per lui e il suo popolo. Segnali di distensione, aveva scritto qualche media asiatico. Ma, invece, mentre Pechino faceva questo gesto di cortesia, mandava anche un avvertimento a un gruppo di suoi sacerdoti presenti in Corea del Sud, invitandoli a rientrare e dunque a non presenziare alla visita del Papa. Come anche - riferisce AsiaNews, l'agenzia stampa dei missionari - non ha permesso a decine di giovani cinesi di varcare la frontiera per recarsi alla Giornata della Gioventù che si celebra proprio in Corea con Papa Francesco, ospite d'eccezione. Nessun cenno poi alla visita del Papa in Corea - fa notare sempre l'organo di informazione del Pime - su Xinhua, il maggiore network di informazione della Cina. Certo, il via libera a solcare i cieli della Cina resta un fatto storico. È la prima volta che questo viene consentito ad un pontefice. Nel 1989, quando Papa Wojtyla si recò nella Repubblica di Corea, il governo di Pechino vietò il sorvolo all'aereo papale, che dovette fare la rotta artica. Il Global Times, giornale vicino alle posizioni del Partito, titola oggi: "L'approvazione da parte di Pechino del volo papale sui cieli cinesi, è visto come un possibile modo per migliorare le relazioni". Nell'editoriale si ricorda che il riconoscimento che la Santa Sede dà a Taiwan e il diritto rivendicato da Pechino di nominare i propri vescovi, sono i due ostacoli alla normalizzazione delle relazioni tra Vaticano e Cina. Nell'articolo si definisce ancora "cortesia del governo cinese" l'autorizzazione al sorvolo, ricordando come Papa Bergoglio e il presidente cinese Xi Jinping si siano scambiati messaggi in occasione dell'inizio dei rispettivi mandati, avvenuti ad un giorno di distanza l'uno dall'altro. Ma la testimonianza dei missionari di AsiaNews sembra dare un altro quadro: almeno una decina di sacerdoti cinesi residenti in Corea del Sud sono stati contattati dal governo cinese. È stato loro chiesto di rientrare per evitare eventuali "problemi" al rientro in patria se avessero atteso la visita apostolica di Francesco nella penisola. "Problemi" che normalmente si concretizzano nel ritiro del passaporto, o nell'annullamento dell'eventuale visto o in generiche grane burocratiche. Una delegazione di 100 giovani cinesi è presente a Daejeon per la Giornata asiatica della gioventù, ma circa 80 sono stati fermati prima della partenza. E comunque a Daejeon non si sono viste finora sventolare bandiere cinesi.