Mondo

Usa. L’uragano Milton fa tremare l’America: «Fuggite, può avere effetti disastrosi»

Angela Napoletano mercoledì 9 ottobre 2024

L'uragano Milton arriva in Florida

Milton sta arrivando. Poco più di tre giorni fa era solo una tempesta tropicale nata nelle calde acque del Golfo del Messico. Oggi, è un uragano di categoria compresa tra il quattro e il cinque della scala Saffir-Simpson, i più gradi alti in intensità, che viaggia verso nord minacciando la costa occidentale della Florida. Lo scenario atteso è catastrofico: venti a trecento chilometri orari e onde alte sei metri. Per il National Hurricane Center degli Stati Uniti «ha il potenziale per essere uno dei più distruttivi della storia». Perentorio è l’ordine imposto alla popolazione: «Via da qui».

Erano quasi cent’anni che nella baia di Tampa, a nord-ovest di Miami, non scattava un’allerta così grave. A rendere la situazione eccezionale è anche il fatto che Milton si abbatterà con violenza (se non lo ha già fatto stanotte) sulle stesse città flagellate, appena due settimane fa, dall’uragano Helene che ha messo in ginocchio North Carolina, South Carolina, Georgia, Florida, Tennessee e Virginia. Preoccupano, non a caso, i detriti ancora da smaltire: le fortissime raffiche di vento attese sulla costa ovest della Florida potrebbero trasformarli in proiettili vaganti. È questo il motivo per cui, ieri, le autorità locali hanno accelerato le operazioni di smaltimento. Preoccupano, inoltre, le mareggiate. Le onde sollevate da Helene, quelle che hanno causato decine di morti per annegamento, raggiungevano i 2,5 metri di altezza. Quelle attese con Milton potrebbero superare addirittura i sei metri. Un record mai registrato prima.

Macabro è l’appello lanciato dal sindaco di Tampa, Jane Castor, a quanti hanno fatto resistenza all’ordine di evacuazione immediata delle abitazioni: «Rimanere in casa – ha tuonato – equivale a confinarsi in una bara». Le autorità statali hanno battuto, ieri, palmo a palmo le 14 contee a rischio per incoraggiare i residenti a mettersi in salvo raggiungendo i rifugi allestiti sull’altro versante ma il governatore Ron De Santis è parso rassegnato: «Ci saranno vittime».

Diverse città, ieri, già erano deserte. Interrotti i collegamenti aerei degli aeroporti. Chiuso l’iconico ponte Sunshine Skyway e i grandi parchi tematici, Legoland, Walt Disney World, Universal Orlando e SeaWorld, motore del turismo locale. È scattata la corsa al rifornimento di carburante. Secondo la società GasBuddy, già martedì sera il 46 per cento delle stazioni di servizio aveva esaurito le scorte. L’allerta tiene con il fiato sospeso tutta la nazione. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha posticipato un viaggio all’estero per rimanere alla Casa Bianca e monitorare gli sviluppi dell’emergenza. Ha invitato a seguire le indicazioni e gli ordini di evacuazione emanati dalle autorità competenti. Poi, ha sollecitato: «So che è difficile abbandonare le proprie case, ma dovete seguire le indicazioni delle autorità, è una questione di vita o di morte». In merito è intervenuta anche la vicepresidente Kamala Harris, candidata democratica alle presidenziali, che ha rilanciato l’appello a fuggire alla furia di Milton: «Prendete l’uragano sul serio, può essere catastrofico».

Milton è l’ultimo uragano di una stagione di tempeste tropicali che i meteorologi avevano già definito “strana”. Cominciata prima del previsto, tra giugno e luglio, con Beryl, il più precoce (oltre potente) mai registrato, e proseguita, a fine agosto, con un’insolita assenza di vortici nell’Atlantico. A questa sequenza ha fatto seguito, tra il 26 settembre e il 6 ottobre, un altrettanto anomala serie di ben cinque uragani. Stranezze che gli scienziati chiamano «ondate anomale di calore marino» in parte attribuite ai picchi di temperatura raggiunti dall’oceano per effetto del cambiamento climatico. Fenomeni legati anche al riscaldamento solare e alle inversioni delle correnti oceaniche che tuttavia necessitano di ulteriori studi. «Sono i mostri del futuro – ha commentato Soheil Radfar, ricercatore di scienze marine dell’Università dell’Alabama – che sempre più spesso sovraccaricherà i cicloni tropicali e li renderà più forti».