Ucraina. Kupyansk nella morsa del terrore. «Subiremo la stessa sorte di Bakhmut»
Il centro distrutto di Kupyansk
«Nell’ultimo mese i russi sono impazziti». Sembra un ritornello quello che passa di bocca in bocca fra le strade di Kupyansk. Razzi e colpi d’artiglieria si susseguono senza sosta. Insieme con i morti: l’ultima vittima è una donna di 73 anni che è stata uccisa nel suo villaggio finito sotto una pioggia di fuoco. Si arriva anche a settanta attacchi al giorno in questo angolo dell’est dell’Ucraina, nell’ultimo lembo della regione di Kharkiv che confina con quella di Lugansk. Un distretto che prende il nome dalla città principale dove prima della guerra vivevano in 133mila. Oggi sono ridotti forse a meno di un terzo, anche se nessuno sa di preciso quanti siano rimasti. Per di più è appena scattata l’evacuazione di massa «a causa del costante bombardamento nemico». E «obbligatoria» per i più fragili, spiega l’amministrazione militare di Kharkiv: sono 812 bambini e 724 persone disabili censite dalle autorità regionali che hanno imposto loro di andarsene. Cinquecento le famiglie già pronte per essere accolte a Zhytomyr, nell’ovest del Paese.
Il centro di Kupyansk che continua a essere bombardato - Gambassi
Una decisione necessaria dopo l’avvicinamento del fronte, ormai a meno di dieci chilometri, e l’allarme dell’intelligence ucraina: la città è nel mirino dell’esercito russo che prova a riprenderne il controllo. L’aveva occupata il 27 febbraio di un anno fa, ma a settembre era stata liberata dalle truppe di Kiev. E nell’avanzata d’autunno Kupyansk era stata una delle icone della controffensiva nell’Ucraina orientale, come la riconquista di Kherson lo era stata nel sud del Paese. Adesso però rischia di diventare una nuova Bakhmut, che è a 130 chilometri e si trova nella regione di Donetsk. O meglio, rischia di trasformarsi nella Bakhmut dell’oblast di Lugansk: un terreno di battaglia dove si procede metro dopo metro e si è disposti a tutto pur di averla. Per il Cremlino, mettere le mani sulla città che ospita un fondamentale snodo ferroviario a ridosso della frontiera con la Russia significa aggiungere un ulteriore tassello al mosaico russo nel territorio di Lugansk che in buona parte è occupato e soprattutto aprire una breccia verso il cuore della regione di Kharkiv. «È una località che, una volta presa, può garantire alle truppe di Putin maggiore libertà di manovra», afferma l’esperto militare Vladyslav Seleznyov. «Nella regione di Lugansk la situazione si aggrava – spiega il capo dell’amministrazione militare, Serhiy Haidai –. I russi stanno attaccando gli insediamenti deoccupati e cercano di assaltare i presidi militari ucraini. Una delle aree più calde è proprio Kupyansk». Da oltre confine sono arrivati uomini e mezzi che Mosca ha ammassato intorno al distretto. «Si tratta di persone che sono state tolte alla vita ordinaria e costrette a indossare l’uniforme . Tuttavia sarebbe un errore immaginare un’offensiva su larga scala, con centinaia di carri armati e migliaia di soldati. Si preferisce una frammentazione dei raid in più siti», chiarisce Haidai.
La stazione ferroviaria appena bombardata a Kupyansk - Procura di Kharkiv
Oggi Kupyansk è una città spettrale. A distruggerla è stata la ritirata dell’Armata rossa che, con la battaglia che l’hanno accompagna, si è tradotta in una devastazione completa. Nulla è stato risparmiato: case, scuole, chiese, negozi, uffici pubblici. E poi le linee elettriche, i ponti, il cimitero. «La nostra comunità è tutta uccisa dall’annientamento sistematico. E continua a essere uccisa», dicono i residenti che vivono con acqua ed elettricità a singhiozzo. Non passa giorno che colonne di fumo non si alzino dai diversi quartieri. Ieri un missile ha centrato la stazione ferroviaria. Fra gli ultimi bersagli anche un asilo, una struttura sanitaria e il parco della cultura dove è morto un uomo. Comunque i vertici locali rassicurano: «I nostri militari mantengono le posizioni e nelle scorse 24 ore hanno respinto centotrenta tentativi di assalto. Poi annunciano che sono stati fermati sei carri armati che «avrebbero dovuto fare pressione su Kharkiv».
Un villaggio attaccato dai russi nel distretto di Kupyansk - Procura di Kharkiv
Kupyansk è una delle grandi direttrici scelte dai russi per le loro nuove incursioni lungo la linea di demarcazione fra l’Ucraina libera e quella occupata che si estende per oltre 700 chilometri. Sono punti di combattimento i dintorni di Lyman; poi nella regione di Donetsk le località di Avdiivka e Vuhledar che, secondo gli 007, è stato lo scenario a inizio marzo della «massima battaglia di carri armati in questa guerra»; e ancora i territori di Zaporizhzhia e di Kherson. Poi c’è Bakhmut, epicentro del più feroce scontro in Donbass, che è essenziale «per nuove offensive in profondità», ha dichiarato il ministro della Difesa russo, Serghei Shoigu, che ha visitato Mariupol, la città in mano al Cremlino che l’ha trasformata in un hub militare. Per i filorussi di Donetsk, «quasi la metà» di Bakhmut è controllata da Mosca, ma Yevgeny Prigozhin, capo della milizia Wagner, ha ribattuto che rimangono nella zona «tra i 12mila e i 20mila combattenti ucraini». Del resto il presidente Zelensky ha appena deciso di raddoppiare la difesa della città, nonostante le voci di un imminente ritiro.
Un edificio distrutto nel centro di Kupyansk - Gambassi