La pacificazione, etnica e religiosa, in Kosovo è ancora lontana. Duri
scontri sono avvenuti ieri in Kosovo fra polizia e abitanti di etnia albanese
intenzionati a impedire a un gruppo di serbi di recarsi
a un monastero ortodosso per assistere a un servizio religioso.
Gli incidenti, riferiscono i media serbi, si sono registrati
nella località di Musutiste, presso Suva Reka, nel sud del
Kosovo, dove gli albanesi locali hanno bloccato la strada
impedendo il passaggio di tre autobus con a bordo circa 150
serbi, costretti a cambiare programma e a visitare un altro
monastero.
Negli scontri con i manifestanti, che hanno lanciato pietre e
bottiglie contro gli agenti, la polizia ha fatto uso di
manganelli e gas lacrimogeni. Vi sono stati numerosi feriti da
ambo le parti e decine di dimostranti sono stati arrestati.
Intanto è anche scontro per l'Onu. Diverse organizzazioni
femminili in Kosovo, tutte formate da donne di etnia albanese,
si stanno mobilitando contro l'eventuale elezione del serbo Vuk
Jeremic a nuovo segretario generale dell'Onu. Una manifestazione in questo senso è stata convocata per il
3 settembre prossimo a Pristina, e ad essa hanno aderito anche
le Madri di Srebrenica.
Jeremic, ex ministro degli esteri serbo
che è stato alcuni anni fa presidente dell'Assemblea generale
dell'Onu, viene definito dalle donne del Kosovo "il più acerrimo
nemico degli albanesi". "Se dovesse ottenere il numero
necessario di voti all'elezione (a segretario generale) il
Kosovo non diventerà mai membro delle Nazioni Unite", hanno
detto le organizzazioni femminili a Pristina.La Serbia, che non
riconosce l'indipendenza proclamata dal Kosovo il 17 febbraio
2008, si oppone strenuamente all'adesione di Pristina alle
Nazioni Unite e a tutte le altre organizzazioni internazionali.
Vuk Jeremic è tra i candidati alla successione a Ban ki-moon, il
cui mandato alla guida dell'Onu scade a fine anno.