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Gaza. Israele ribadisce il no allo Stato palestinese prima che Netanyahu veda Biden

Redazione Esteri giovedì 18 luglio 2024

Il premier Netanyahu alla Knesset

Mentre non s'intravede via d'uscita dalla guerra a Gaza, la Knesset (il Parlamento israeliano) si è espressa ancora una volta contro la creazione di uno Stato palestinese. La risoluzione che condanna l'ipotesi della nascita della Palestina come Stato è stata votata sia dai partiti della coalizione del premier Benjamin Netanyahu sia da quelli di destra all'opposizione e ha avuto il sostegno del partito di Benny Gantz, che all'indomani del 7 ottobre era entrato nel governo di unità nazionale per uscirne sette mesi dopo in polemica con Netanyahu. Non si sono espressi contro la risoluzione neppure i liberali del partito Yesh Atid, guidato da Yair Lapid, che si sono limitati a uscire dall'Aula. Il testo della Risoluzione, passata con 68 voti a favore e 9 contrari (laburisti e partiti arabi), recita: "Uno Stato palestinese nel cuore di Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione".

L'approvazione della Risoluzione - che stabilisce la sua "opposizione di principio" alla nascita di uno stato palestinese - è avvenuta a pochi giorni dalla partenza del premier Netanyahu che il 22 incontrerà il presidente Biden alla Casa Bianca e il 24 parlerà davanti al Congresso. Ed è nota la posizione della presidenza Usa a favore della creazione di uno stato palestinese all'interno dalla Soluzione a 2 Stati.

Già lo scorso febbraio la Knesset, su iniziativa di Netanyahu, aveva votato una Risoluzione contro la nascita dello Stato palestinese: nello specifico, quella si riferiva a una decisione "unilaterale" nella previsione che alcuni Stati stessero considerando di riconoscere di loro iniziativa uno Stato palestinese, come poi è avvenuto. La Risoluzione prevede il mancato riconoscimento di uno Stato palestinese anche se questo dovesse avvenire in un accordo negoziato con Israele stessa. "Promuovere l'idea di uno Stato palestinese adesso - è scritto - sarebbe una ricompensa per i terrorismo, incoraggerebbe Hamas e i suoi sostenitori a considerare questo come una vittoria, grazie al massacro del 7 ottobre, e sarebbe un preludio alla presa del potere dell'islam jihadista in Medio Oriente".

Abu Mazen: Tel Aviv vuol gettare il Medio Oriente nell'abisso

Immediata la presa di posizione dell'Autorità nazionale palestinese. Il portavoce del presidente Abu Mazen, Nabil Abu Rudeina, ha dichiarato: "Non c'è pace né sicurezza per nessuno senza l'istituzione di uno Stato palestinese in conformità con la legge internazionale". "Queste decisioni - ha aggiunto - confermano l'insistenza di Israele e della sua coalizione di governo nel voler gettare l'intera regione nell'abisso". Abu Rudeina ha quindi accusato gli Usa di essere "responsabili a causa della loro parzialità e del loro sostegno illimitato" a Israele.

Netanyahu contrario a curare in Israele i bambini di Gaza

Su un'altra questione il governo israeliano mostra invece qualche crepa. L'ufficio di Netanyahu ha fatto sapere che il premier ha deciso di non approvare la creazione di un ospedale da campo in Israele per curare i bambini di Gaza. L'iniziativa era stata proposta dal ministro della Difesa Yoav Gallant, che l'aveva motivata con la prolungata chiusura del valico egiziano di Rafah, nel sud di Gaza, di cui l'Idf ha preso il controllo da settimane. Dell'intenzione di costruire l'ospedale Gallant aveva informato il suo omologo Usa, Lloyd Austin. L'ufficio del premier ha giustificato il diniego sottolineando che si sta "cercando di creare una rotta per il trasporto aereo dei malati e dei feriti da Gaza verso altri Paesi".