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Il gesto di protesta. In fuga dall'Iran la campionessa di Taekwondo: «Donne oppresse»

I.Sol. lunedì 13 gennaio 2020

«Non voglio più sedere al tavolo dell'ipocrisia, delle menzogne dell'ingiustizia e della piaggeria». Con queste parole, che rappresentano un attacco frontale contro la Repubblica islamica dell'Iran, l’atleta Kimia Alizadeh, prima e unica donna iraniana vincitrice di una medaglia olimpica, ha annunciato sui social network di aver lasciato l’Iran descrivendosi come «una delle milioni di donne oppresse» del Paese e accusando il governo iraniano di aver usato i suoi risultati sportivi per farsi propaganda.

Alizadeh ha 21 anni, pratica il Taekwondo e alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 vinse la medaglia di bronzo nel torneo femminile categoria 58 chili. Nel suo annuncio non ha specificato dove si trovi ora ma giovedì l’agenzia di stampa iraniana Isna aveva diffuso la notizia secondo cui sarebbe andata nei Paesi Bassi; aveva anche detto che Alizadeh vorrebbe partecipare alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, ma non nella squadra iraniana.

Si tratta del terzo caso di fuga di atleti dal Paese in meno di un anno. Lo scorso dicembre il giovanissimo campione di scacchi Alireza Firouzja aveva deciso di rinunciare alla sua cittadinanza per non giocare più in rappresentanza della Repubblica islamica, in segno di protesta contro la politica del Paese che impedisce ai suoi cittadini di gareggiare con rappresentanti di Israele. Il presidente della Federazione scacchi iraniana, Mehrdad Pahlavanzadeh, aveva detto che Firouzja aveva deciso di trasferirsi in Francia e che probabilmente avrebbe scelto di gareggiare sotto la bandiera di questo Paese o degli Stati Uniti. In aprile era stato il judoka Said Molaei a rifiutarsi di obbedire all'ordine da Teheran di perdere intenzionalmente nella semifinale della sua categoria nei campionati del mondo a Tokyo per non correre il rischio di combattere con un atleta israeliano in finale. Anche Molaei ha lasciato successivamente l'Iran per trasferirsi in Germania, ma attualmente combatte sotto la bandiera della Mongolia.