Ieri all’alba, dopo una domenica di relativa calma, sono ripresi i raid su Aleppo, proprio mentre il segretario di Stato americano John Kerry si trovava a Ginevra per tentare di rilanciare con tutti i mezzi diplomatici la tregua nella città. Un vero convergere di sforzi diplomatici, dopo l’appello di papa Francesco al Regina Coeli di domenica, ma il cessate il fuoco nella città siriana non è ancora ristabilito. L’esercito siriano ha infatti esteso di altre 48 ore la tregua intorno a Damasco e nella regione della Ghuta orientale, vicino alla capitale, già in vigore da sabato. Un altro cessate il fuoco, secondo i media governativi, dichiarato nel nord della provincia di Latakia e scaduto alla mezzanotte, potrebbe essere prolungato. Ma la tregua non riguarda ancora Aleppo, dove più di 250 civili sono morti negli ultimi nove giorni di scontri. Una «settimana cruciale» quella appena iniziata, ha confermato l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan de Mistura che oggi sarà a Mosca per incontrare il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov mentre il segretario generale dellì’Onu Ban Ki-moon è «preoccupato per il rischio escalation». Ieri è stato il segretario di Stato Usa ha ammesso che il conflitto siriano è «per molti aspetti fuori controllo », ma le continue consultazioni tra Stati Uniti, Russia e altri partner «si stanno avvicinando a un punto d’intesa» sul cessate il fuoco in Siria e nella regione di Aleppo, «sebbene ci sia del lavoro da fare». Ieri pure una lunga telefonata tra Kerry e Lavrov, in una giornata in cui il segretario di Stato Usa ha pure incontrato i ministri degli Esteri di Arabia Saudita e Giordania. L’inviato speciale Staffan de Mistura ha sottolineato che le parti stanno lavorando a creare in seno all’Onu «un meccanismo migliore» per applicare la tregua, ufficialmente in vigore dal 27 febbraio dopo un accordo stretto tra Usa e Russia, ma per arrivare a risultati concreti non bastano un nuovo meccanismo, ma ci vuole una «volontà politica». Kerry ha pure richiamato la Russia e l’Iran alle loro responsabilità di convincere il presidente siriano Assad a rispettare la tregua e a lasciare passare i convogli umanitari per le popolazioni delle aree assediate. «Con il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir abbiamo convenuto di fare i massimi sforzi con l’opposizione perché torni al tavolo dei negoziati non appena la cessazione delle ostilità sia applicata e l’accesso agli aiuti umanitari sia sbloccato », ha aggiunto Kerry. Le grandi mediazioni della comunità internazionale non sono però condivisi da tutti: il Gran Muftì di Siria, la più alta autorità dell’islam sunnita siriano nominato dal regime, ha invitato le forze governative a compiere «un genocidio collettivo» ad Aleppo est, controllata dai «terroristi », invitando i civili dei quartieri orientali a uscire da quelle aree.
© RIPRODUZIONE RISERVATA LA DISTRUZIONE. Soccorritori fra le macerie in un sobborgo di Aleppo
(Ansa)