Jean-Claude Juncker ora è una delle figure chiave per affrontare il dopo-referendum. Il problema è che il presidente della Commissione Europea è sempre più oggetto di pesanti critiche da parte di vari politici europei come dei media, mentre cresce la sfiducia di tanti europei verso l’esecutivo Ue: a novembre 2015 il 46% dei cittadini Ue diceva di non fidarsi, dal 42% del novembre 2014 (dati diffusi dalla stessa Commissione). Juncker, è un’autentica “bestia nera” in Gran Bretagna, e non sono in pochi nei corridoi diplomatici a Bruxelles a vedere in lui uno degli elementi che alimenta l’euroscetticismo dilagante ormai ovunque nell’Ue. Non sono piaciuti una serie di gesti e dichiarazioni. Come un’intervista a “Le Monde” del 21 maggio in cui Juncker interveniva pesantemente nella campagna referendaria britannica dichiarando: «I disertori non saranno accolti a braccia aperte». E ha fatto storcere il naso a molti la plateale stretta di mano al presidente russo Vladimir Putin pochi giorni fa a San Pietroburgo, mentre l’Ue confermava le sanzioni alla Russia. E ancor meno è piaciuta – soprattutto in Germania e in vari Paesi del nord – lo stop alla multa a Spagna e Portogallo nonostante l’ennesimo sforamento del tetto del deficit, così come la candida ammissione di aver concesso un ennesimo rinvio a Parigi sul deficit «perché è la Francia». Così Juncker «rischia di danneggiare la credibilità della Commissione» ha avvertito duro il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. La Germania ha fatto fuoco e fiamme, mentre il settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato un durissimo articolo in cui definisce Juncker «autoritario » citando malumori anche tra i suoi commissari: peraltro si sa che due di loro, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, avevano chiesto multe a Spagna e Portogallo. Intanto, paradossalmente, la Commissione appare sempre più debole e incapace di far attuare anche normative in vigore come quella sui migranti. Insistono poi voci non confermate sullo stato di salute del presidente. Juncker è giunto a Bruxelles circondato da malignità su una sua presunta dedizione all’alcol. Di certo è un pesante fumatore,mentre sempre più spesso appare in pubblico decisamente stanco e affaticato. Pochi giorni fa la filiale Ue del portale di informazione statunitense “Politico” ha pubblicato un lungo articolo per sottolineare quanti siano frequenti i “vuoti” nel calendario di Juncker e numerosi i weekend di «quattro giorni » (dal venerdì al lunedì), citando diplomatici secondo cui il presidente «ormai non lo si vede più». Juncker ha respinto le accuse, mentre fonti della Commissione hanno accusato “Politico” di essere stato «strumento » della campagna pro-Brexit, cosa a sua volta respinta dal giornale, che sottolinea di aver sentito 40 fonti. Tra le voci insistenti, del resto, c’è quella di possibili dimissioni di Juncker. Voci respinte seccamente, anche qui dal suo entourage. «Il presidente si dimetterà – ha ironizzato il suo potente (e spesso contestato) capo di gabinetto, il tedesco Martin Selmayr – il 31 ottobre 2019», quando cioè scade il mandato regolare.