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Medio Oriente. Razzi dal Libano sul campo da calcio, morti 11 ragazzi. L'ira di Israele

Fiammetta Martegani, Tel Aviv sabato 27 luglio 2024

Il cratere creato dal razzo che ha colpito il villaggio di Majdal Shams nel Golan

L’allarme è scattato ma il suono – ha detto l’esercito israeliano – è stato troppo breve perché la popolazione riuscisse a correre ai ripari. I ragazzini si trovavano, dunque, ancora nel campo da calcio quando il razzo lo ha centrato. Erano le 18.18 (ora locale) quando è caduto sul villaggio druso Majdal Shams, collocato nelle alture del Golan, nel nord di Israele. Undici ragazzi – tra i 10 e i 20 anni di età – sono stati uccisi, altri 34 sono stati feriti. L’attacco più pesante per Tel Aviv in quasi 300 giorni di ostilità con Hezbollah. Uno scambio di colpi costante che ha causato l’evacuazione di oltre 8mila residenti nella fascia settentrionale di Israele. «È impossibile immaginare e descrivere le immagini orribili dei bambini e dei loro corpi sparsi sull'erba», ha detto il leader spirituale della comunità drusa, lo sceicco Muafak Tarif. Per le forze armate israeliane non ci sono dubbi. Il razzo è uno dei quaranta scagliati ieri da Hezbollah dal sud del Libano. In particolare, sarebbe partito dal nord del villaggio di Chebaa. L’unico ordigno non intercettato o non caduto in un‘area spopolata. Già alle 18.49 i social legati all’organizzazione avevano rivendicato l'azione, spiegando di voler colpire una base militare nei pressi del villaggio.


Poi, poco più di un’ora dopo, l’organizzazione filo-Teheran ha fatto marcia indietro. In una nota ufficiale, il gruppo ha sostenuto di «non essere in alcun modo legato all’incidente e respinge in modo categorico tutte le false accuse». Il massacro di Majdal Shams, in ogni caso, rischia di essere il “casus belli” capace di far esplodere il fronte Libano. Un’ipotesi evocata dalla stessa Casa Bianca che ha espresso forte preoccupazione per l’eventualità che l’attacco possa scatenare una guerra totale tra Israele e Hezbollah. Ipotesi che Washington ha cercato finora di scongiurare con ogni mezzo. Il missile di ieri, però, cambia lo scenario. In peggio. I segnali sono preoccupanti. «Non c’è dubbio che siano state superate tutte le linee rosse, siamo di fronte a una guerra totale», ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, riferendo di aver immediatamente informato il primo ministro Benjamin Netanyahu. Il premier ha deciso di anticipare il rientro da Washington e ha convocato il gabinetto di guerra per una riunione straordinaria al suo arrivo. «La risposta sarà dura», ha aggiunto Katz. Fonti israeliane vicine alla delegazione di Benjamin Netanyahu, inoltre, hanno parlato di «svolta drammatica» nei combattimenti.«Hezbollah pagherà un alto prezzo», ha tuonato Netanyahu. La reazione sembra già decisa.

Come avverrà e quando e, soprattutto, con quali conseguenze non è dato saperlo. Il Libano ha cercato di gettare acqua sul fuoco, nell’intento di evitare un nuovo conflitto in caso che rischia di dilaniarlo. Il governo ha condannato «tutti gli atti di violenza e aggressione contro i civili, è una flagrante violazione del diritto internazionale e va contro i principi dell'umanità» e ha chiesto «una cessazione immediata delle ostilità». Che proseguono, lungo la frontiera con il Libano come a Gaza. Almeno trenta persone sono state uccise nella Striscia in un attacco aereo ad un ospedale da campo installato all'interno della scuola Khadija a Deir al Balah, nel centro dell’enclave. Altre cento persone sarebbero rimaste ferite. L'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito in base ad informazioni ottenute dall’intelligence secondo cui «i terroristi di Hamas usavano il complesso come nascondiglio per dirigere e programmare numerosi attacchi contro i soldati».

In serata l'amministrazione degli Stati Uniti ha condannato l'attacco missilistico mortale contro la città drusa di Majdal Shams, definendo «orribile» il colpo su un campo di calcio, scrive il Times of Israel. «Il nostro sostegno alla sicurezza di Israele è ferreo e incrollabile contro tutti i gruppi terroristici sostenuti dall'Iran, compresi gli Hezbollah libanesi», ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. E anche l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Josep Borrell condanna «fermamente il bagno di sangue» al campo di calcio di Majdal Shams, da cui arrivano «immagini scioccanti». «Abbiamo bisogno di un'indagine internazionale indipendente su questo incidente inaccettabile. Esortiamo tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare un'ulteriore escalation», scrive Borrell su X.

Intanto il cerchio si stringe sugli autori del massacro. Il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba delle IDF, rivela il nome del comandante di Hezbollah che ha diretto il mortale attacco missilistico su Majdal Shams. Secondo lui, riferisce il Times of Israel, l'attacco è stato diretto da Ali Muhammad Yahya, comandante di una base di lancio di razzi nella zona di Chebaa, nel Libano meridionale. «Nonostante i suoi tentativi di negarlo: Hezbollah è responsabile del massacro di Majdal Shams e dell'uccisione di bambini e ragazzi sul campo di calcio», aggiunge Adraee.