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Medioriente. Israele non cede: avanti su Gaza

Paolo M. Alfieri giovedì 20 maggio 2021

Un'abitazione distrutta da un raid israeliano a Gaza

Dopo nove giorni di raid sulla Striscia di Gaza – paralleli al lancio di razzi in senso opposto da parte di Hamas – Israele prende tempo sull’opportunità di un cessate il fuoco: il premier Benjamin Netanyahu ieri ha chiaramente sottolineato di voler per ora proseguire le operazioni militari. «Stiamo studiando la questione del momento opportuno per un cessate il fuoco», ma «ci prepariamo a diversi giorni» di operazioni supplementari, ha spiegato ieri anche un responsabile dell’esercito. Sulla tregua da alcuni giorni insistono i mediatori egiziani e preme ormai anche la Casa Bianca. «Ancora nessun accordo», ha confermato però una fonte di Hamas. Ieri il presidente Usa Joe Biden ha detto in una telefonata a Netanyahu di aspettarsi «una significativa de-escalation oggi in vista di un cessate il fuoco». Dietro le quinte lavora anche la Francia, che ha presentato all’Onu una risoluzione che punta ad una tregua, in coordinamento con l’Egitto, da giorni alle prese con i negoziati, e la Giordania. La proposta è arrivata al Consiglio di sicurezza, dove gli Usa hanno finora bloccato una dichiarazione sul conflitto israelo-palestinese. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, si è detto fiducioso, ma ha aggiunto che «non è ancora fatta». Oggi il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas sarà in Israele e Cisgiordania per colloqui con alti funzionari israeliani e palestinesi.


Netanyahu ieri ha convocato una settantina di diplomatici e ambasciatori stranieri a Tel Aviv, sottolineando che Israele punta «a raggiungere uno stato di deterrenza contro Hamas per arrivare alla fine dei combattimenti». Secondo Netanyahu all’origine dell’attuale crisi vi è la cancellazione delle elezioni palestinesi. «Hamas si è servito degli eventi della Giornata di Gerusalemme e della situazione a Sheikh Jarrah per portare avanti i propri interessi», ha dichiarato il premier israeliano. Che poi ha aggiunto di essere «determinato a continuare questa operazione fino a quando il suo obiettivo sarà raggiunto, riportare pace e sicurezza» ai cittadini d’Israele, perché lo Stato ebraico non «sta con il cronometro in mano sulla tregua». Ieri mattina le zone più bersagliate da Hamas sono state quelle attorno alla Striscia ma anche la città di Ashkelon e il valico merci con Gaza stessa di Kerem Shalom. Un razzo sparato dalla Striscia di Gaza ha colpito un edificio ad Ashdod ma senza causare vittime. Quattro razzi sono stati sparati dal sud del Libano verso il nord di Israele, dove è risuonato l’allarme. Fonti israeliane ritengono che dietro l’attacco non ci sia Hezbollah, ma gruppi palestinesi. L’esercito israeliano ha risposto colpendo «un certo numero di obiettivi in territorio libanese».


Le forze armate israeliane hanno peraltro confermato di aver tentato per due volte di assassinare il leader militare di Hamas, Mohammed Deif, da quando è iniziata l’operazione Guardiani delle Mura, ma senza successo. «Quell’uomo merita di morire e alla fine lo faremo», ha commentato il ministro dell’Edilizia, Yoav Gallant, ex generale dell’esercito. Fonti della formazione islamica hanno denunciato la diffusione della notizia sui tentativi di assassinio, definendola «guerra psicologica». L’aviazione israeliana ha intanto colpito nel campo profughi di Jabalya (Gaza) un edificio in cui era situato il «Dipartimento tecnologico militare» di Hamas. Sulla crisi è intervenuto ieri in un discorso tv anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, sottolineando che i palestinesi «non esiteranno a perseguire coloro che commettono tali crimini davanti ai tribunali internazionali». Nel suo intervento Abu Mazen ha accusato Israele di «brutali attacchi ai civili e di aver deliberatamente bombardato case». Dall’inizio del conflitto con Israele ci sono state 227 vittime a Gaza, 9 solo ieri, mentre sono 12 finora i morti israeliani.