Mentre a Gerusalemme
Est 6.000 agenti israeliani sono impegnati a tenere sotto
controllo focolai di protesta palestinesi, i dirigenti delle due
parti hanno dato vita a una nuova schermaglia dai toni
altamente polemici. Dopo aver annunciato lunedì mattina la
progettazione di 1.060 alloggi per ebrei in due quartieri, il
premier
Benyamin Netanyahu è poi andato alla Knesset
(parlamento) per sancire una volta di più "il pieno diritto di
Israele di costruire nei rioni ebraici di Gerusalemme, così come
gli inglesi costruiscono a Londra e i francesi a Parigi".
Da Ramallah un dirigente di al-Fatah, Jibril Rajub, ha
immediatamente denunciato la "provocazione" e ha assicurato
che per quanto concerne Gerusalemme i palestinesi "non
alzeranno mai bandiera bianca". Poco dopo, a rafforzare il
concetto è stato lo stesso
premier dell'Anp,
Rami Hamdallah,
recatosi a pregare sulla Spianata delle Moschee. Da là ha
ribadito che "Gerusalemme sarà l'eterna capitale dei
palestinesi". Lo accompagnavano responsabili dei servizi di
sicurezza palestinesi.A far salire la temperatura in città ha contribuito mercoledì scorso
l'uccisione di una neonata ebrea e di una giovane donna
ecuadoriana, travolte per strada da un'automobile guidata da un
simpatizzante di Hamas, poi ucciso da un agente mentre tentava
la fuga. L'altra notte, ai margini del funerale, si sono
avuti disordini. Nelle stesse ore è stata sepolta anche la seconda vittima.
Il discorso del premier israeliano. Netanyahu, giunto lunedì sera alla Knesset per l'apertura della
sessione autunnale, aveva piglio battagliero, per niente incline
a compromessi. Ad alimentare le tensioni a Gerusalemme, ha
sostenuto, non sono affatto i progetti ebraici di nuove
edificazioni bensì la "virulenza retorica" dell'Anp. La
costituzione di uno Stato palestinese, ha fatto ben comprendere,
non è dietro l'angolo. Occorrerà prima che riconosca il
carattere ebraico di Israele; che sia smilitarizzato; che
comprenda le necessità di sicurezza dello Stato ebraico; che
garantisca di non trasformarsi in un "un nuovo avamposto
iraniano" nella Regione. Intese israelo-palestinesi - ha fatto
balenare il premier - potrebbero scaturire forse in un futuro
più lontano, in virtù di accordi regionali con Paesi arabi
pragmatici. "Un discorso schiettamente di destra" ha
sentenziato un analista. "Netanyahu è tornato alla base di
partenza", ossia al nocciolo duro del Likud.
L'allarme dell'Anp. Vista da Ramallah, la politica del governo israeliano
rappresenta una fonte di allarme non solo per i palestinesi ma
per l'intera Regione. "È una minaccia per la stabilità del
Medio Oriente, per la pace globale" ha denunciato Rajub. "I
peggiori terroristi - ha incalzato - sono appunto l'occupazione,
le colonie, il razzismo". È allora dovere degli israeliani -
ha concluso - dire "basta" a Netanyahu, mostrargli "il
cartellino rosso". Le conseguenze rischiano altrimenti di
essere "drammatiche".Nel frattempo la Spianata delle Moschee (che per gli ebrei è
il Monte del Tempio) continua ad essere teatro di confronto
fra gli integralisti ebrei e quelli islamici. I primi premono
sul governo per aver maggiore presenza nella Spianata. Netanyahu
ha risposto loro che lo status quo non sarà alterato: saranno
consentite loro brevi visite, ma non la recitazione di
preghiere. Sul versante opposto un leader del movimento
islamico, lo sceicco Kamal Khatib, ha preconizzato dalla moschea
al-Aqsa che Gerusalemme "sarà un giorno non solo la capitale
dello Stato di Palestina, ma di un vasto califfato islamico.
Sarà la capitale di tutte le capitali".