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Medio Oriente. Israele, la guerra è anche dentro le città. Ancora razzi e raid aerei

Paolo M. Alfieri e Redazione Internet giovedì 13 maggio 2021

Un edificio colpito a Gaza dai raid aerei israeliani

Nella notte stati lanciati da Gaza verso Israele 130 razzi, molti dei quali sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome mentre più di 20 sono ricaduti nel territorio di Gaza. L'esercito israeliano ha risposto colpendo oltre 600 obiettivi militari nella Striscia. Intensi lanci di razzi sono ripresi stamani in direzione di Sderot, dove la popolazione è corsa nei rifugi. La scorsa notte un razzo palestinese ha centrato un condominio a Petach Tikwa, città popolosa a est di Tel Aviv: 8 feriti.

Nella Striscia di Gaza è salito a 83, da lunedì, il numero delle persone uccise dai raid aerei: 17 sono minorenni, 7 donne. I feriti sono 388. Il portavoce militare israeliano Hedai Zilberman, alla radio pubblica: "Chiunque a Gaza impugna un'arma è per noi passibile di morte. Finora ne abbiamo neutralizzati 60-70, forse anche 80".

E non si ferma la violenza nelle città: ad Haifa arabi hanno appiccato il fuoco alle automobili parcheggiate sotto un edificio abitato da ebrei ortodossi. Intossicate 60 persone, per lo più bambini. A Lod (Tel Aviv) un ebreo è stato accoltellato da un arabo vicino a una sinagoga.

Piani per un possibile ingresso via terra a Gaza saranno presentati al Comando generale dell'esercito per l'approvazione. Lo ha fatto sapere il portavoce militare Hidai Zilberman citato da Times of Israel. L'esercito in questi giorni ha rinforzato il suo schieramento attorno alla Striscia ma ancora nessuna decisione di procedere con un possibile ingresso a Gaza è stata presa. (Redazione Internet)

​Israele, la guerra è anche dentro le città

di Paolo Alfieri

Mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu parla di «fronte interno» riferendosi alle violenze di dimostranti arabi israeliani a Lod e in altre località del Paese, dove sono state colpite e incendiate anche delle sinagoghe oltre ad attività commerciali, non si fermano né la pioggia di razzi lanciati da Hamas sul sud di Israele né i raid israeliani contro la Striscia di Gaza. A tre giorni dall'inizio delle violenze non è ancora tempo di tregua, tutt'altro. Le operazioni militari a Gaza, ha confermato ieri il ministro della Difesa Benny Gantz, proseguiranno «fino a quando sarà necessario». Netanyahu ha promesso di impiegare «tutta la nostra forza per proteggere il Paese dai nemici esterni e dai manifestanti violenti all'interno», in riferimento alle rivolte da parte di alcuni membri della comunità araba in diverse città israeliane.

Il presidente israeliano, Reuven Rivlin, ha definito «pogrom» le violenze avvenute l’altra sera a Lod, località nei pressi dell'aeroporto Ben Gurion, da parte di manifestanti arabo-israeliani. «La vista del pogrom a Lod e dei disordini in tutto il Paese da parte di una folla araba incitata e assetata di sangue, che ferisce persone, danneggia proprietà e persino attacca luoghi sacri ebraici è imperdonabile», ha dichiarato il presidente in un messaggio diffuso sui suoi social. «Supereremo questo tempo difficile», ha aggiunto, «questo Paese ci appartiene e dobbiamo essere fedeli a lui e alle sue leggi». «Se sarà necessario useremo il pugno di ferro», ha detto da parte sua Netanyahu. La polizia ha riferito di aver arrestato 151 persone. Incidenti anche a Ramle, Acco e Jisr el Zarka. A Lod, dove è stato decretato il coprifuoco notturno, il sindaco ha parlato di «Notte dei Cristalli» contro ebrei del posto, evocando i pogrom nazisti della Germania del 1938. Netanyahu ha dichiarato lo stato di emergenza. Nonostante le incrementate misure di sicurezza, ieri sera nuovi estesi incidenti tra ebrei e arabi si sono verificati in diverse città: si segnalano feriti. A Lod molti fedeli musulmani si sono radunati nella moschea locale, mentre estremisti ebrei lanciavano sassate contro di loro. Nella vicina Bat Yam negozi di arabi sono stati devastati da ebrei, aggressioni anche a Tiberiade.

Nel frattempo, mentre le città del sud, Tel Aviv compresa, restano bersaglio dei razzi delle formazioni palestinesi, alti comandanti di Hamas, ha annunciato l'esercito israeliano, sono stati «simultaneamente eliminati a Gaza e Khan Yunis», nel nord della Striscia. A Gaza il ministero della Salute ha tracciato un bilancio di 65 morti, compresi 14 minori, e 400 feriti causati dai raid israeliani. «La situazione è terribile», sottolinea suor Nabila Saleh, preside della «Rosary Sisters School» di Tel el-Hawa, nel centro della Striscia di Gaza, per descrivere le ore drammatiche che sta vivendo insieme ad altre due sorelle nel convento situato all'interno dell'istituto scolastico. La stessa scuola, che si trova «a pochi metri da una postazione militare di Hamas colpita in un raid», ha riportato danni a porte, muri e finestre nell'ultimo bombardamento di ieri mattina. «Siamo tra due fuochi», è il grido d'allarme della religiosa.

Al tempo stesso, secondo un portavoce militare israeliano, sono 1.500 i razzi e colpi di mortaio lanciati dalla Striscia contro Israele. In serata Hamas ha annunciato di averne sparati altri 130, con le sirene d’allarme che sono suonate nuovamente a Tel Aviv. Da parte sua l'esercito ha compiuto oltre 500 attacchi contro obiettivi terroristici di Hamas e Jihad islamica nella Striscia. Ieri sarebbero stati colpiti almeno cinque alti esponenti di Hamas. Distrutto anche un edificio di 14 piani, dove c’erano uffici dell’intelligence militare della formazione estremista. Sette, al momento, le vittime israeliane, tra cui un soldato 21enne colpito da un missile anticarro e un bambino di sei anni colpito da un razzo a Sderot. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha intanto annunciato che l'inviato Usa Hady Amr andrà in Israele a nome del presidente Joe Biden per incontrare le parti e cercare una de-escalation delle violenze. «La cosa più importante ora è per tutte le parti cessare il fuoco», ha sottolineato Blinken, secondo il quale Israele ha «un onere in più nel fare tutto il possibile per evitare vittime civili, anche se risponde giustamente in difesa del suo popolo». La Casa Bianca, infine, ha fatto sapere che nominerà presto un nuovo ambasciatore in Israele.