Medio Oriente. Israele-Hamas, la "normalità" dietro la tregua
Un ragazzino palestinese siede sulle macerie di un palazzo distrutto a Gaza dai raid israeliani
La tregua tra Israele e Hamas per ora regge, ma dopo 11 giorni di guerra la tensione in generale non accenna ancora a calare. Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu rivendicava ieri in tv i «successi» dell'operazione nella Striscia di Gaza, a Gerusalemme andavano in scena nuovi scontri sulla Spianata delle moschee. Subito dopo le preghiere, i fedeli musulmani hanno festeggiato alla moschea di Gerusalemme, dove hanno sventolato bandiere palestinesi e di Hamas. Poi da alcuni gruppi è partito il lancio di sassi contro la polizia israeliana, che ha risposto sparando granate stordenti e gas lacrimogeni. Il bilancio è di 11 feriti.
Nel frattempo la delegazione della sicurezza egiziana è arrivata a Gaza attraverso il checkpoint di Beit Hanoun nel nord della Striscia «per completare i colloqui sul cessate il fuoco», entrato in vigore alle 2 dell'altra notte. La mediazione dell'Egitto, insieme al pressing su Netanyahu della Casa Bianca, è stata tra i fattori per arrivare al cessate il fuoco. Netanyahu ieri ha rivendicato di aver causato ad Hamas «il massimo delle perdite, riducendo al minimo quelle israeliane» (12 le vittime, contro le 243 a Gaza). La rete di tunnel costruita dal gruppo islamista, ha proseguito il premier israeliano, si è trasformata in una «trappola mortale», riferendosi ai miliziani palestinesi rimasti uccisi al loro interno durante i raid. L'operazione «Guardiano delle Mura» ha «cambiato le regole del gioco con Hamas», che sarà più cauto in futuro, ha detto. Oltre 100 chilometri di tunnel sono stati distrutti e almeno 25 alti esponenti di Hamas e Jihad islamica uccisi.
Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha da parte sua celebrato la «vittoria del Movimento contro Israele», evidenziando di aver inferto un duro colpo a Israele. In un intervento trasmesso in tv, il leader palestinese ha anche ringraziato Egitto, Qatar e Onu per gli sforzi per raggiungere il cessate il fuoco e l'Iran per aver fornito armi e fondi alla Striscia. Netanyahu è finito peraltro sotto il fuoco delle critiche interne. Secondo Yair Lapid, a cui è stato dato l'incarico dal presidente israeliano, Reuven Rivlin, di formare un nuovo governo, «i militari hanno avuto successo nei compiti assegnati ma il governo ha fallito». Durissimo anche il deputato di estrema destra Itamar Ben-Gvir, convinto che «il cessate il fuoco imbarazzante sia una grave capitolazione al terrorismo e alle imposizioni di Hamas».
243
le vittime, di cui 66 minori, fra i palestinesi, secondo le fonti sanitarie di Hamas, nella Striscia di Gaza: ad essi si aggiungono
12
4 mila
100
i chilometri di tunnel che sono stati distrutti dall’esercito israeliano: 225 i membri di Hamas uccisi, di cui 25 alti comandanti, secondo Israele
Soddisfazione invece a livello internazionale da più parti, con il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che «plaude» al cessate il fuoco raggiunto tra Israele e Hamas e «chiede a entrambe le parti di osservare la tregua». Anche Papa Francesco è intervenuto: «Il mio pensiero – ha detto ieri ricevendo in Vaticano i nuovi ambasciatori – va a quanto sta accadendo in questi giorni in Terra Santa. Ringrazio Dio per la decisione di fermare gli scontri armati e auspico che si percorrano le vie del dialogo e della pace». Il Papa ha quindi chiesto a tutti i vescovi e a tutti i cattolici del mondo di pregare stasera, veglia di Pentecoste, «affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi, passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli».
Israele ha intanto aperto i valichi di Erez e Kerem Shalom alla Striscia di Gaza per consentire l'ingresso degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, inclusi medicinali, cibo e carburante per i generatori. Il boccino sembra ora essere nelle mani del segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ha annunciato il suo arrivo nella regione «nei prossimi giorni». Dopo la tregua c'è da vincere una vera pace.