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Medio Oriente. A Gaza «niente acqua e luce finché gli ostaggi non saranno liberati»

Redazione Esteri giovedì 12 ottobre 2023

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«Non sarà fornita elettricità, né acqua, né entreranno camion di benzina a Gaza finché gli ostaggi israeliani non torneranno a casa». Nessuna “apertura”. Israele non alleggerirà l’assedio totale alla Striscia. A dirlo il ministro dell'Energia israeliano, Israel Katz. Che taglia corto: "Umanitarismo per umanitarismo. E nessuno ci può fare prediche sulla moralità". L'unica centrale elettrica del territorio palestinese è stata spenta ieri perché rimasta senza carburante. Nella crisi non si intravvede alcuno spiraglio. I militanti di Hamas hanno operato un nuovo lancio di missili su Tel Aviv e Sderot in risposta, agli attacchi israeliani sui campi di civili ad Al-Shati e Jabalia. Secondo il capo del Comando militare del Fronte Interno israeliano, il maggiore generale Rafi Milo si è comunque registrato un rallentamento dei lanci che proverebbe che Hamas si sta preparando a ''una guerra lunga''. «Hamas sta gestendo gli attacchi in un modo tale da affrontare'' combattimenti che ''dovrebbero durare settimane» ha spiegato il militare, spiegando che il gruppo palestinese ''ha diminuito la portata degli attacchi a circa 200-400 razzi al giorno, per permettersi un combattimento molto lungo". Secondo alcune fonti, Israele avrebbe compiuto raid contro gli aeroporti siriani di Aleppo e Damasco: sarebbero stati preso di mira depositi di armi iraniane custoditi dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria.

Il profilo ufficiale del governo israeliano ha pubblicato tre foto-choc dei bambini rimasti uccisi dall'attacco di Hamas. Si tratta di scatti che mostrano i corpi dei bambini carbonizzati, avvolti da un lenzuolo bianco. «Queste sono alcune foto che il premier Benyamin Netanyahu ha mostrato al segretario di Stato americano Antony Blinken - si legge nel post su X -. Sono foto di bimbi uccisi e carbonizzati dai mostri di Hamas. Hamas è disumano. Hamas è l'Isis». Il movimento, a sua volta, ha fatto sapere di aver segretamente pianificato l'invasione del sud di Israele da due anni.

Il segretario di Stato Usa a Tel Aviv

La diplomazia prova ad affiancarsi alle armi, anche lo spazio per trattare appare pressocché nullo.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato a Tel Aviv per colloqui con la leadership israeliana. All'aeroporto di Israele è stato accolto da numerosi funzionari, tra cui il ministro degli Esteri Eli Cohen, ma non ha rilasciato dichiarazioni. Blinken ha cito il primo ministro Benjamin Netanyahu al quale ha assicurato che gli Usa "non abbandoneranno Israele". "Hamas non ha interesse del popolo palestinese, non rappresenta il suo futuro, il suo unico obiettivo è distruggere Israele e uccidere gli ebrei. Israele ha diritto di difendersi e garantire che tutto ciò non avvenga", ha detto ancora Blinken. Da parte sua Netanyahu ha affermato che "Hamas deve essere schiacciato come il Daseh". Domani, secondo quanto riferito dal dipartimento di Stato, Blinken sarà ad Amman, per incontrare il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen Abbas, e il re giordano Abdullah II. Nella delegazione palestinese saranno presenti il capo dell'intelligence dell'Anp, Majed Faraj, e il segretario generale del Comitato esecutivo dell'Olp, Hussein al-Sheikh.

Parlando ai giornalisti prima di salire sull'aereo alla base congiunta Andrews, Blinken ha detto che si recava in Israele con "un messaggio molto semplice e chiaro a nome del presidente degli Stati Uniti e a nome del popolo americano, e cioè che gli Stati Uniti sostengono Israele".

Blinken ha ribadito che gli Stati Uniti sono determinati a garantire che Israele abbia i mezzi per difendersi, evidenziando i livelli di barbarie commessi da Hamas pari a quelli del Daesh. Blinken ha assicurato che Washington continuerà a lavorare per garantire che nessun altro attore si unisca alla lotta contro Israele. Ieri il presidente Joe Biden aveva chiesto ad Israele di rispettare il "diritto di guerra" nella sua risposta agli attacchi di Hamas.

Distribuzione di armi in un kibbutz vicino al confine libanese - Ansa

Le minacce di Netanyahu

"Ogni membro di Hamas è un uomo morto", ha minacciato ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu, dopo l'annuncio del varo di un governo di emergenza nazionale per guidare il Paese nella guerra contro il gruppo islamico. Per il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant "Hamas è il Daesh di Gaza, un'organizzazione selvaggia, finanziata e sostenuta dall'Iran".

Missili su Gaza nella notte: 50 vittime

Gli attacchi dal cielo contro le strutture strategiche della fazione palestinese nella Striscia sono continuati anche nella notte: almeno 50 le vittime palestinesi. Sale così ancora il bilancio: sono almeno 1.354 i morti causati dall’assedio totale di Gaza. Sull’altro fronte, anche Israele ha aggiornato il tragico numero delle vittime: sono 1.300. Su tutto pesa il destino dei circa 150 ostaggi (17 sono anche cittadini Usa e c'è un terzo italo-israeliano di cui non si hanno notizie) catturati da Hamas nei kibbutz di frontiera e portati a Gaza. L'esercito israeliano ha dato i numeri della reazione militare: da sabato, sull'enclave palestinese, sono piovute 6mila bombe, per un totale di 4mila tonnellate di esplosivo.

Gli ostaggi

L'esercito ha detto di aver contattato le famiglie di 97 prigionieri, una parte di quelli trattenuti nell'enclave palestinese. Mentre il presidente turco Erdogan ha fatto sapere che negoziati sono in corso con Hamas per ottenerne la liberazione. Ma su ogni possibilità di tregua - hanno fatto notare i commentatori in Israele - pesano anche le immagini delle atrocità commesse dai miliziani nei kibbutz di Beeri o Kfar Aza, che hanno scioccato e inviperito l'opinione pubblica.

Il premier Benyamin Netanyahu lo sa benissimo e per questo ha scelto la strada del governo di emergenza nazionale: dopo il clamoroso buco della sua intelligence, ora nessuna scelta potrà essere fatta senza l'adesione di maggioranza e opposizione. Non a caso nella ristretta cellula di comando che guiderà il Paese "in una guerra lunga e dura" - per usare le parole del ministero degli Esteri - ci saranno lo stesso Netanyahu, Benny Gantz (uno dei leader dell'opposizione), il ministro della Difesa Yoav Gallant, l'ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot (anche lui ex opposizione) e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer.

Razzi partiti da Gaza intercettati dal sistema difensivo Iron Dome - Ansa

L'Egitto: pronti a aprire Rafah se Israele accetta la tregua

L'Egitto ha avviato intensi colloqui con Israele e gli Stati Uniti per consentire la consegna di aiuti e carburante attraverso il valico di Rafah. Tuttavia, ha respinto le proposte di creare corridoi dalla Striscia di Gaza, affermando che un esodo di palestinesi dall'enclave avrebbe gravi conseguenze sulla causa palestinese. Il governo egiziano ha rifiutato qualsiasi proposta di creare corridoi da Gaza per i palestinesi in fuga dai bombardamenti israeliani, ha detto un alto funzionario egiziano. Il funzionario, che ha parlato a condizione di anonimato perché non era autorizzato a fornire informazioni ai media, ha risposto al portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, il quale ha affermato che l'amministrazione Biden è in trattative attive per ottenere un passaggio sicuro fuori da Gaza per i civili. I media statali egiziani hanno riferito che l'offensiva israeliana fa parte di un piano per svuotare l'enclave.

Il portavoce del governatorato del Nord Sinai, Mohamed Selim ha fatto sapere che il valico di Rafah tra Egitto e la Striscia di Gaza potrebbe essere aperto questa sera o domani mattina, per sei ore, per consentire l'ingresso degli aiuti umanitari egiziani a Gaza, se Israele accetta una tregua. Secondo altre fonti le autorità egiziane avrebbero accettato l'idea proposta dagli Stati Uniti di creare un corridoio umanitario per i civili dalla Striscia di Gaza all'Egitto, ma Hamas l'avrebbe respinta, per evitare che l'enclave venga "evacuata":

Berlino: l'Olocausto ci impone la difesa di Israele per sempre

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in una "dichiarazione di governo" fatta stamattina al Bundestag, il parlamento di Berlino, ha affermato che "la nostra storia, la nostra responsabilità derivante dall'Olocausto, ci impone il dovere perenne di difendere l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele". "In questo momento, c'è un solo posto per la Germania: quello saldamente al fianco di Israele", la cui "sicurezza" è "la ragion di Stato della Germania", ha dichiarato il cancelliere secondo il testo del suo discorso ribadendo dichiarazioni fatte in questi giorni.