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Cisgiordania. Blitz israeliano a Jenin: nove palestinesi morti, tra cui due civili

Lucia Capuzzi venerdì 27 gennaio 2023

Folla a Jenin per i funerali dei palestinesi morti nel conflitto con l’esercito israeliano. Due erano civili

Per Israele è stata «un’operazione antisicurezza». Per l’Autorità nazionale palestinese (Anp) si è trattato di «un massacro». Di certo il blitz di ieri mattina è stato il più cruento di quelli, ormai quotidiani, realizzati dall’esercito dello Stato ebraico nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania, considerato una delle roccheforti della Jihad islamica. Dall’enclave vengono gran parte dei responsabili dei recenti attacchi ad Israele. Giovani e giovanissimi, spesso lupi solitari, che agiscono a margine delle milizie.

L’ultimo è stato Aref Abdel Nasser Lahluh che, due giorni fa, ha cercato di accoltellare un soldato a Qalqilya, prima di essere colpito e ucciso dagli altri militari. Stavolta, le forze di sicurezza dello Stato ebraico, però, cercavano un “pesce grosso”. Un comandante della Jihad islamica sospettato, insieme alla sua cellula, di stare preparando «molteplici attentati terroristici, incluse sparatorie contro militari e civili». «Se non avessimo agito, lo avrebbero fatto loro», hanno dichiarato fonti dell’esercito. Quando i blindati sono entrati nel campo, però, alcuni miliziani hanno fatto fuoco da un edificio, mentre vari ragazzi scagliavano pietre.

Nel conflitto andato avanti per tre ore, sono stati uccisi sette di loro e due civili, un uomo e una donna di 60 anni. La Jihad ha dichiarato che solo due delle vittime erano propri affiliati, quattro appartenevano ad Hamas e l’altro alle Brigate di al-Aqsa, braccio armato di Fatah. Almeno ventinove palestinesi sono stati, inoltre, feriti, quattro in modo grave, secondo il ministero della Salute di Ramallah.

Quest’ultimo ha denunciato, inoltre, che gli israeliani avrebbero sparato gas lacrimogeni contro il reparto pediatrico di un ospedale. Affermazione smentita da Gerusalemme secondo cui, però, essendo la clinica non lontano dal luogo della sparatoria, del gas sarebbe potuto entrare da una finestra aperta. A quello di Jenin è seguito un ulteriore blitz ad a Ram, vicino a Ramallah, in cui è stato ucciso un 22enne palestinese, portando a dieci il numero di vittime in totale.

Le morti di Jenin e a Ram hanno scatenato la rabbia non solo delle organizzazioni radicali, in primis Jihad e Hamas, ma anche della Anp. Il presidente Abu Mazen ha dichiarato tre giorni di lutto con bandiere a mezz’asta e ha riunito in tutta fretta i propri ministri per esaminare l’accaduto. Come primo passo, il coordinamento con Israele per garantire la sicurezza è stato archiviato. Nel mentre, Fatah ha proclamato lo sciopero generale e proteste in varie città della Cisgiordania, come Ramallah e Nablus. Il numero due di Hamas, Saleh Arouri, ha tuonato contro «il massacro» di cui «Israele pagherà il prezzo».

Preoccupazione è stata espressa anche dal mediatore Onu, Tor Wennesland, che si è detto «profondamente allarmato e rattristato dal continuo ciclo di violenza» mentre gli Usa si sono detti «dispiaciuti» per la morte di civili. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, da parte sua, a capo di un governo di cui fa parte anche la destra radicale anti-palestinese, dopo aver consultato i responsabili della sicurezza, ha detto di «non puntare all’escalation» ma che l’esercito «è pronto ad affrontare ogni sviluppo per garantire la sicurezza».

Lo Stato ebraico ha elevato l’allerta al livello massimo nel timore di lanci di razzi dalla Cisgiordania. La tensione era già alta prima dei fatti di Jenin. Negli ultimi mesi, Israele ha intensificato le operazioni a Jenin poiché considera l’Anp incapace di mantenere il controllo sulle milizie. Dall’inizio dell’anno, trenta palestinesi sono stati uccisi. Se si dovesse proseguire con questo ritmo il bilancio annuale potrebbe raddoppiare rispetto al 2022.